
Lo scarabeo della signorina Benson, di Rachel Joyce – E le seconde possibilità
Margery Benson sin da piccola è sempre stata troppo alta e troppo robusta, con una curiosità verso l’entomologia troppo vivace per essere considerata una signorina per bene nell’Inghilterra degli anni Venti. Lo scarabeo della signorina Benson racconta una vita passata a non far troppo rumore, a non farsi notare, seguendo semplicemente il suo corso naturale senza imporsi, senza ascoltarsi.
Lo scarabeo della signorina Benson: la trama

La copertina di Lo scarabeo della signorina Benson (Credits: Giunti)
Dopo il suicidio del padre a fronte della perdita dei fratelli maggiori in guerra, Margery e sua madre si sono trasferite a casa di due zie.
I loro occhi rispecchiavano il modo in cui Margery stessa aveva imparato a guardarsi: con indifferenza. L’unica consolazione proveniva da un mondo fatto di ali e carapaci multicolori, di zampettine e antenne che la maggior parte delle persone vede con disgusto. In quel mondo esisteva un’esemplare raro, una leggenda: lo scarabeo dorato.
Ma sul ricordo di quell’immagine vista su un libro con il passare del tempo si è depositata polvere e stanchezza di una vita non vissuta. La vita però ha il potere di sorprenderci, di far sentire forte e chiara la propria voce, non importa quanto a lungo tu stia provando a soffocarla, lei prima o poi riuscirà ad emergere.
La forza vitale che ci scorre dentro
Lo scarabeo della signorina Benson è un romanzo interessante che, con un tono leggero e frizzante, analizza diversi stadi emotivi dell’animo umano. Così come gli insetti che piacciono a Margery, poco attrattivi esteticamente, anche lei stessa imparerà ad amarsi per quella che è, senza voler più compiacere gli altri.
Una lezione di vita, quella che ci dà Rachel Joyce attraverso Lo scarabeo della signorina Benson. La narrazione è ironica e mai troppo pesante, e riesce a trasmettere al lettore spunti di riflessione intensi, che smuovono nel profondo. Ne aveva già dato prova con L’imprevedibile viaggio di Harold Fry ,che avevo recensito precedentemente su queste pagine. Ricordandoci di amare noi stessi, cercando di essere sempre sinceri con i nostri sentimenti ed evitando di compiacere sempre e comunque gli altri.
Lo scarabeo della signorina Benson ci porta a fare un viaggio in noi stessi
Anche questa volta alla base di tutto c’è un viaggio, un lasciarsi alle spalle tutto quello che si era costruito per ripartire alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Margery spenderà sino all’ultimo centesimo dei suoi risparmi per comprare tutto il necessario per la spedizione. La nostra protagonista lascerà la casa delle zie per un viaggio verso un mondo inesplorato, soprattutto da una donna. Abbandonerà ogni certezza, ogni caposaldo della sua vita, per un’avventura senza confini, senza sicurezze, alla ricerca di quel qualcosa che la farà rivivere.

La nostra composizione con una copia di Lo scarabeo della signorina Benson, il romanzo di Rachel Joyce (Credits: Silvia Liotta)
Ma Lo scarabeo della signorina Benson non ha come protagonista solo Margery. Al suo annuncio risponderà una donna strana, che si presenterà vestita di rosa, con scarpe inadatte alle scalate nella foresta e con una parlantina senza fine.
All’inizio sarà difficile adeguarsi, stare dietro a una personalità così esplosiva. Ma giorno dopo giorno, Margery scoprirà in Enid un’amica, una complice capace di vederla per quella che è realmente.
In Nuova Caledonia il lettore troverà una parte di sé: quella più selvaggia fatta di regole non scritte, capace solo di seguire la rotta del cuore verso mondi inesplorati, verso avventure folli che odorano di foresta e di libertà.
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