Fedeltà o lealtà? – Pillole di amore fluido nella recensione del romanzo di Marco Missiroli


Dopo la mia recensione di Yoga, di Emmanuel Carrère, ci ho preso gusto: parliamo di Fedeltà, il libro dello scrittore Marco Missiroli, edito da Einaudi e uscito nel 2019. Ma si parla di fedeltà o, forse, di (in)fedeltà? O forse, ancora, ci si chiede se fedeltà e lealtà siano la stessa cosa? È un bel gioco letterario o lo specchio dell’amore fluido dei giovani di oggi?

Proviamo a scoprirlo insieme.

Carlo, Margherita e i malintesi

Carlo e Margherita sono i protagonisti del libro – e anche di una fortunata serie Netflix tratta proprio da quest’ultimo. Una coppia collaudata, sposata, che vive nella Milano borghese.

La copertina di Fedeltà, romanzo di Marco Missiroli

La copertina di Fedeltà, romanzo di Marco Missiroli (Credits: Einaudi)

Carlo è un aspirante professore di letteratura all’università, con contratti poco stabili; Margherita invece è un’agente immobiliare. Il loro matrimonio naviga nelle acque di una pacifica tranquillità dal sapore francese: si amano ogni giorno pacificamente.

Come tante coppie, negano il naturale desiderio di incontrare nuove persone e fare nuove esperienze. Carlo fìnisce preda di un desiderio nascosto per una sua studentessa, rimasto inespresso.

Questo il leit motiv di tutto il libro: la desidera ma (forse) non la ha. Margherita però crede che la abbia o forse le basta questo desiderio per ritenerlo infedele.

Fedeltà o lealtà: una questione di definizioni?

Cosa significa essere fedeli? Per molti, semplicemente, non tradire fisicamente. Carlo, se non ha posseduto la studentessa, è considerabile un uomo fedele? Probabilmente sì, ma sicuramente non può essere considerato leale. Il suo desiderio per Sofia – questo il nome della studentessa – è molto più concreto, duraturo e profondo di una semplice notte di sesso. Notte che, peraltro, si è concessa Margherita con il suo fisioterapista Andrea.

Carlo dunque non è leale, Margherita non è fedele. Margherita però ne esce liberata, chiude con le sue gelosie e le sue velleità, diventa madre e trova nuova linfa nel suo matrimonio. Carlo no, resta schiavo di un’idea.

Non essere leali è molto più colpevolizzante che non essere fedeli.

Fedeltà e lealtà sì, ma nei confronti di chi?

Esiste anche un altro interrogativo che il libro suscita: a chi bisogna essere fedeli?

Fedeltà o lealtà? Parliamone traendo spunto dal libro di Marco Missiroli

Fedeltà o lealtà? Parliamone traendo spunto dal libro di Marco Missiroli (Credits: Francesca Raffaghello)

Al partner? Probabilmente. Questo però, talvolta, può causare infedeltà verso noi stessi. Margherita, tradendo fisicamente Carlo con Andrea, non è fedele al suo partner, ma resta fedele a se stessa. E questo è un passaggio fondamentale nel suo percorso di crescita.

Carlo, invece, non vivendo un rapporto, lo idealizza e resta schiavo di questa idealizzazione, impendendosi di cambiare e crescere.

Tradire per scoprire se stessi

Margherita tradisce Carlo sicuramente, ma non lo confessa mai. Nessun malinteso, nessuna confusione: desidera il suo fisioterapista, Andrea, e se lo prende. Tradisce Carlo ma resta fedele a se stessa (dicevamo), a quel desiderio di libertà. O forse solamente di autodeterminazione e, in parte, rivalsa nei confronti del marito che le stava nascendo dentro.

Andrea e Margherita dopo l’amplesso restano amici per la vita. Margherita diventa il mezzo per aiutare Andrea ad accettare la sua omosessualità e iniziare un percorso per conoscersi meglio.

Essere fedeli a noi stessi è sempre la via corretta: tradendo noi stessi arriveremmo, inevitabilmente, a mantenere irrisolte situazioni che potrebbero – in potenza – influenzare il nostro percorso di crescita e cambiamento.

Il sottotesto: i genitori di Margherita

Carlo e Margherita sono figli di uomini del pieno Novecento. Uomini che si sono posti il problema della fedeltà ma lo hanno risolto in modi totalmente diversi dai giovani di oggi. Il padre di Margherita è stato infedele probabilmente per anni alla moglie Anna.

Un dettaglio dalla copertina del libro

Un dettaglio dalla copertina del libro di Marco Missiroli (Credits: Einaudi)

E Anna viene a sapere di questa infedeltà del marito post mortem, trovando biglietti e cartoline.

Come si fa a perdonare un morto? Come si fa a capire le ragioni di un morto? Anna soffre, rielabora, rinasce. Lascia andare questa storia senza dire nulla a nessuno e diventa la donna che avrebbe voluto essere, ma che un rapporto malsano le ha impedito di diventare.

Il sottotesto: la figura della madre

Se Anna, come abbiamo visto, è una madre amorevole e risolta, capace di sostenere figlia, genero e nipotino – Margherita e Carlo nella seconda parte del testo diventano genitori di Lorenzo – la madre di Carlo è una madre assente e richiedente. Chiede al figlio una stabilità economico-sociale che non può dare. E non tanto per responsabilità sua, ma perché la società nella quale i millennial sono inseriti non è più quella della generazione dei boomer.

Mi spiego meglio: se un tempo la misura della persona veniva data dalla posizione sociale o economica, oggi ciò che ci definisce, ciò che cerchiamo, è il nostro tempo e la nostra dimensione.

Carlo vuole insegnare, e l’insegnamento è una strada difficile e lunga. Il malinteso con Sofia lo allontana da questo percorso, ma non lo allontana dal mondo della letteratura.

Un mondo dove non girano soldi. Un mondo dove non si ricoprono posizioni sociali di rilievo.

La madre di Sofia

Dopo le figure della madre di Carlo – distaccata e castrante – e Anna, madre di Margherita (attenta, che sa stare al suo posto), troviamo un’ultima figura femminile, donna e madre: la madre di Sofia.

Nel testo non apre mai bocca perché è morta suicida molti anni prima. Questa è una donna preda della depressione, che lascia un grosso trauma da gestire per sua figlia. L’incontro con Carlo, il malinteso, questo amore cercato ma (forse) non consumato la avvicinerà alla scrittura, come terapia di rinascita e percorso di consapevolezza.

Insomma, a questo libro ci si affeziona. Carlo e Margherita, per combinazione, sono anche i nomi delle persone che mi hanno cresciuta. Secondo Margherita, Carlo non è stato un uomo fedele. Secondo Margherita nessun uomo è fedele, ma qualcuno è leale. Carlo è stato leale. Margherita e Carlo si sono amati realmente fino alla fine delle loro rispettive vite.

Come, forse, i protagonisti di questo romanzo.

+ Non ci sono commenti

Aggiungi