
Niente di vero, di Veronica Raimo – Alla ricerca della propria identità
“Possono toglierci tutto tranne i ricordi.” E se in questi ricordi non ci fosse niente di vero? Ci avete mai riflettuto?
Spesso capita di rievocare episodi mentre si è seduti tutti insieme in famiglia. E quante volte è capitato durante la narrazione che i ricordi non combaciassero? Spesso. Almeno a me. Molto dipende dal punto di vista di chi ha vissuto la vicenda, dal suo stato emotivo momentaneo e da quanto la sua mente poi sia intervenuta, con il passare degli anni, modellando e tagliando gli eventi ricreandoli in una sua “propria” visione.
In Niente di vero, scritto da Veronica Raimo, si parla di questo. Ma non solo.
Veronica Raimo e l’umorismo di Niente di vero
Veronica Raimo con questa autobiografia ci racconta di se stessa e della sua famiglia, di eventi imbarazzanti, di capitomboli, lacrime e rabbia con assoluta naturalezza. Un flusso di coscienza senza inibizioni o vincoli, né di forme e né di contenuti o spazi temporali.

La copertina di Niente di vero, di Veronica Raimo (Credits: Einaudi)
E lo fa usando l’umorismo, senza mai commiserarsi per quei pomeriggi passati a casa con suo fratello mentre tutto il mondo era fuori a giocare ai giardini, ma a loro era vietato per la paura del “fuori” da parte del padre. O per il controllo maniacale e il rifiuto patologico della sessualità della madre.
Si ride, leggendo Niente di vero.
Confessioni e ricordi
Niente di vero non è solo il titolo del romanzo ma è la frase che meglio rappresenta l’autrice: ricordi nascosti, riplasmati, rivisti e rivistati – con quel gioco di parole tra “vero” e il diminutivo di Veronica.
Menzogne, bugie che sono cresciute sino a sovrapporsi con la realtà, prendendone il posto. Quanto male potrà mai fare una piccola bugia? Se a una se ne iniziano a sommare tante altre, si innesca una catena capace di travolgere una persona.
Cosa stiamo quindi leggendo? Verità o menzogna? Realtà o finzione? Niente di vero è scritto in grassetto e dovrebbe avvisarci. Ma quanti di noi fanno attenzione al titolo, prendendolo come un avvertimento?
In questo caso Veronica Raimo ci avvisa, facendoci capire che quello che leggeremo potrebbe discostarsi poco o tanto dalla realtà.
Annoiata in una casa dove i muri sorgevano e dividevano le stanze, impossibilitata ad andare in spiaggia senza le scarpe di cuoio, costretta ad avvolgersi nella Scottex per non sudare l’autrice è cresciuta e ha deciso di ribellarsi nell’unico modo che conosceva: mentendo, inventandosi qualcosa che non c’era per riempire il vuoto che aveva dentro di sé.
Una vita a metà in Niente di vero
Niente di vero porta con ironia davanti al lettore una vita vissuta a metà, fatta di menzogne e di repressione da parte della famiglia. Essere genitori non è facile. Non ci sono manuali che ti insegnano a farlo: devi solo seguire l’istinto.

La nostra composizione ispirata da Niente di vero, il romanzo di Veronica Raimo candidato al Premio Strega 2022 (Credits: Silvia Liotta)
Questo è quello che tutti ripetono, ma è difficile poi metterlo in pratica. Veronica si trincera nelle sue bugie che diventano più vere della sua vita nei toni del grigio. I ricordi si camuffano prendendo una nuova forma e lei stessa si adatta a una vita a metà.
Un flusso di coscienza che Veronica Raimo usa per rielaborare, mettendo nero su bianco quello che ha vissuto, e per far pace con il passato – vissuto e non. I ricordi sono una coperta calda, è vero, ma sono anche capaci di ingannarci, di confonderci e di illuderci.
Niente di vero è stato candidato al Premio Strega 2022 ed è stata un’ottima scelta: un romanzo fuori dal coro, che non vuole insegnare nulla al lettore, un romanzo scritto quasi più per l’autrice che per gli altri.
E che sa confortare proprio per questo suo modo di essere.
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