Sotto lo stesso sole, di Anna Osei – Né bianca né nera


Sotto lo stesso sole, uscito lo scorso anno, è il secondo romanzo pubblicato dalla 23enne Anna Osei, scrittrice di origini ghanesi cresciuta a Mantova. Il romanzo si compone come un diario a due voci: Marlene e Steven si alternano sulla scena, dando voce ai propri pensieri e alle proprie emozioni.

Ecco la nostra recensione.

La trama di Sotto lo stesso sole

Marlene è una ragazza di vent’anni. Di origini ghanesi, è stata adottata da una ricca famiglia di imprenditori. I suoi genitori vivono nel lusso e tengono particolarmente all’apparenza, soprattutto la madre. Se il padre è una figura quasi assente nella vicenda (compare poco e spesso si limita a leggere il giornale), la madre è molto presente, quasi invadente. Talvolta soffocante.

La copertina di Sotto lo stesso sole, di Anna Osei

La copertina di Sotto lo stesso sole, di Anna Osei (Credits: Mondadori)

Marlene è quindi una ragazza ventenne e ricca. Ha la pelle nera, ma da quando è piccola la madre le ha sempre sussurrato all’orecchio che lei è bianca come gli altri. E questo, in più di un’occasione, le ha dato la forza di non sentirsi diversa.

Ma ora Marlene è grande e sa che non è bianca come gli altri. Ha vaghi ricordi – strazianti – della sua famiglia; è interessata alla storia del Ghana; cerca continuamente informazioni sulle sue origini. Vive in un persistente conflitto interiore: è italiana o afrodiscedente?

Sotto lo stesso sole: il colore della pelle basta a definirci?

[…] è afrodiscendente ma di africano ha solo… i discendenti. L’Africa c’entra poco con lei, ce l’ha soltanto impressa nella sua pelle.

Marlena si sente soffocare in una realtà che non condivide. Una realtà troppo ricca, dove vige l’eccesso in tutto. Si sente sempre in punta di piedi, come una ballerina di danza classica: sempre in tensione, sempre perfetta, mai davvero se stessa.

Fino a quando non incontra Steven.

Steven è un ragazzo nigeriano che si trova in gravi ristrettezze economiche, tanto da doversi rivolgere alla Caritas per un pasto caldo e per un posto dove dormire. E sarà proprio qui che i due ragazzi si incontreranno: un incontro che cambierà entrambi, per sempre.

Un libro non scontato, da leggere d’un fiato fino alla fine

Quali sono le tematiche di Sotto lo stesso sole?

Partiamo da presupposto che il romanzo di Anna Osei è pensato per gli adolescenti, il cui tema centrale è l’amore. Ma in realtà gli spunti sono molti e cercherò di presentarli nei prossimi paragrafi.

Uno dei temi che emergono è sicuramente il razzismo nei confronti delle persone immigrate, nello specifico nere. Sei nero, ergo sei povero, sei commiserato, hai bisogno di aiuto, mi rubi il lavoro. Sono molti i luoghi comuni che traspaiono dalle pagine, da diversi personaggi e talvolta anche dagli stessi protagonisti, che non sono immuni agli effetti collaterali del razzismo.

Ed è in quest’ottica che un pensiero di Marlene mi ha fatto sorridere, in risposta alla cattiveria che il pregiudizio e il razzismo possono portare. Una volontaria della Caritas nota Marlene “in giro” e, con cattiveria, le dice:

Non mi interessa se lei è una neomamma e se ha partorito il suo bambino appena sbarcata. Rispetti le regole come tutti quanti e vada a fare la fila davanti all’edificio.

Marlene lì per lì non sa come rispondere. Poi nel suo diario annota:

Lei (la donna, nda), poverina, soffre tanto, penso si tratti di un disturbo ossessivo-compulsivo chiamato “razzismo”, che la porta a svegliarsi tutti i giorni col veleno in bocca.

Sottolineo che il razzismo non è il tema principale del libro. O meglio, lo è di riflesso. È una sorta di tema sotteso che porterà a certe conclusioni. Ma Sotto lo stesso sole non si focalizza unicamente su questo. Bensì su un altro tema, per Marlene ben più urgente.

Sotto lo stesso sole: il senso di inadeguatezza

Marlene soffre perché si sente inadeguata.

Inadeguata per la sua famiglia, che lei cerca sempre di compiacere. Per i volontari della Caritas, che la guardano storto perché lei non è proprio una volontaria: è una studentessa universitaria che sta svolgendo delle interviste alle persone per indagare il disagio sociale. Si sente inadeguata per Steven, questo ragazzo nero con gli occhi azzurri che le ruba subito l’anima. Non sa cucinare se non la pasta, né sa ballare, pur “dovendo avere” il beat afro nel sangue. Non sa niente di Africa.

Non si sente né bianca né nera.

Si immagina come una ballerina intrappolata nel ghiaccio che spera che il sole la possa sciogliere.

Essere donna e essere nera

Un altro tema solo accennato ma terribilmente vero è il connubio tra l’essere donna e l’essere nera. E non è un dettaglio secondario. A un certo punto, Marlene viene scambiata per una prostituta e un uomo la avvicina per farle del male.

Non posso fare tutto quello che voglio senza valutare il rischio di incontrare gente pervertita. Non sono un oggetto sessuale, e nessuno ha il diritto di pensarlo solo perché sono donna e neanche perché sono nera.

Essere neri è già un discrimine. Essere nera e donna lo è ancora di più: è come avere un doppio limite.

In realtà essere una donna nera ha dei vantaggi: le donne sono più abituate, per educazione forse, a esprimere il proprio disagio. Ciò non è concesso all’uomo, per via delle stesse “regole” assurde. Se Marlene riesce ad esternare le proprie emozioni, Steven, al contrario, farà molta più fatica e non riuscirà a raccontare tutto il proprio dolore.

Sotto lo stesso sole: i capelli, gli odori, il gusto

Il romanzo è particolarmente attento alle acconciature, soprattutto di Marlene, ai vestiti e ai colori dei vestiti, agli odori percepiti e ai piatti africani.

Un dettaglio dalla copertina di Sotto lo stesso sole, di Anna Osei

Un dettaglio dalla copertina di Sotto lo stesso sole, di Anna Osei (Credits: Mondadori)

Marlene dimostra un grado sempre maggiore di libertà e autoconsapevolezza con i propri capelli: da raccolti, a legati, a intrecciati e poi liberi. Anche i vestiti sono emblematici: lei si veste inizialmente con colori chiari, per poi passare al nero e infine al floreale. Stessa evoluzione per Steven: solitamente si veste di nero ma per andare a messa avrà una camicia sgargiante.

Anche per gli odori e il cibo è lo stesso: noi, con gli occhi di Marlene, scopriamo profumi nuovi, gusti nuovi, piatti tipici ma sconosciuti. E come lei vorremmo saperne di più.

Il tema della famiglia

Se Marlene cerca le sue origini, Steven sa benissimo da dove proviene: pensa sempre a sua madre e un giorno vorrebbe tornare da lei. Lui e lei sono sotto lo stesso sole, e questo lo fa stare bene.

Steven non ha una crisi di identità. Per lui il razzismo si manifesta nel modo peggiore: stereotipi, violenze, accuse infondate. Ma la cosa più atroce è che accusa sempre se stesso per ciò che gli succede. È stato espulso dalla Francia perché lui ha commesso un errore; se n’è andato dalla Nigeria perché lui lo ha voluto. Non incolpa mai nessuno, solo se stesso. Solo lungo il romanzo proverà a vedere le cose da un’altra prospettiva. Capirà che forse quello sbagliato non è lui.

Sotto lo stesso sole: perché leggerlo?

In conclusione, il libro, pur essendo destinato a un pubblico giovane, offre davvero molti spunti di riflessione. Cosa vuol dire, oggi, avere la pelle nera in una società bianca che ti ha adottato? Fino a che punto bisogna sentirsi “bianchi”? Fino a che punto bisogna sentirsi “neri”?

Quando la nostra società permetterà a ciascuno di essere solo se stesso?

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