Le nostre vite, di Francesco Carofiglio – Il peso dei rimpianti e dei ricordi


I primi passi. I primi sorrisi. Le carezze di papà e gli abbracci della mamma. I primi giorni di scuola. I primi amori. Stefano ha perso tutto. È nato a diciannove anni quando, risvegliatosi dopo un lungo coma, ha aperto gli occhi per la prima volta su di un mondo che non riconosceva: accanto a lui suo nonno, Zeno. E nella sua mente, solo il buio.

Le nostre vite, l’ultimo romanzo di Francesco Carofiglio, inizia con un uomo diventato famoso dopo aver messo nero su bianco la sua storia, il suo dolore per la perdita di una vita che non ricordava. Pensava di potersi ritrovare, pensava che scrivere il suo vuoto lo avrebbe aiutato a riempirlo. Ma così non è stato. Allo specchio c’è sempre il solito volto, la solita cicatrice a ricordargli il trauma subìto, di cui lui non ha memoria.

Non c’è solo la voce di Stefano: c’è anche quella di Nina, una ragazzina di sedici anni (o meglio: una giovane donna) come tante altre. Alla scoperta del mondo, dei primi amori e del proprio corpo. In una notte la sua vita verrà stravolta e il suo futuro finirà in frantumi.

Due vite, due sogni infranti, due anime da ricostruire.

Le nostre vite e l’assenza

La copertina di Le nostre vite, di Francesco Carofiglio

La copertina di Le nostre vite, di Francesco Carofiglio (Credits: Piemme)

Il grande protagonista di questo romanzo che si insinua sotto pelle è l’assenza: dei ricordi, del proprio passato, di una parte di se stessi. Sia Stefano che Nina cercano di riempire un vuoto nella loro anima, che li risucchia come un grande, immenso buco nero per portarli verso l’autodistruzione.

La nostra mente può aver dimenticato, ma il nostro corpo no. Il nostro corpo sa riconoscere quello che ha passato e sa riconoscere le anime che ha incontrato.

Francesco Carofiglio con Le nostre vite colpisce il lettore come un’esplosione e lo porta nel profondo dell’anima dei propri personaggi verso un abisso profondo e oscuro che alberga in ognuno di noi.

Francesco Carofiglio e il lungo viaggio nella memoria

Le nostre vite, attraverso la poesia che Francesco Carofiglio ci regala insieme a descrizioni vivide delle strade di Parigi o di Roma, vuole analizzare il labirinto che è l’animo umano: quanto può il nostro passato essere fondamentale per il nostro futuro? I nostri ricordi, quelli più cari che custodiamo nel nostro cuore, sono frammenti di momenti vissuti realmente? O sono l’elaborazione del nostro inconscio?

Stefano ha perso diciannove anni e si è arreso a vivere una vita a metà. Ha rinunciato alla felicità per paura di perderla. Di nuovo.

La nostra composizione natalizia con una copia del romanzo di Francesco Carofiglio

La nostra composizione, tutta natalizia, con protagonista una copia del romanzo di Francesco Carofiglio, Le nostre vite (Credits: Silvia Liotta)

Non avendo memoria dell’amore, come può riconoscere quel sentimento? Come può provarlo per un’altra persona? Il suo cuore, così come il suo istinto, non ha dimenticato. I flash del nostro passato, quelli che noi ci riproponiamo mettendoli a confronto con il presente, non sono quelli che ci permettono di scegliere, di capire se una situazione è giusta o no.

La nostra memoria, le nostre vite, vanno avanti perché ricordano quello che già sapevano: il cercare e l’imparare non sono altro che ricordare.

Attraverso il mito della caverna di Platone, Francesco Carofiglio ci regala la chiave per capire chi siamo.

Le nostre vite e l’accettazione

I nostri sbagli e le grandi assenze. I rimpianti e le scelte sbagliate. Gli amori giusti e quelli sbagliati. Tutto fa parte delle nostre vite: ogni passo ci ha condotti dove siamo ora. Il passato mancante di Stefano lo ha reso per anni incompleto, sfregiato sul viso e nell’anima, incapace di assaporare la vita. Il dolore di un amore ha portato Nina a essere una donna con un passato gravoso, un fardello che ha reso il suo cuore pesante.

Ma la vita è capace di offrire seconde possibilità a chi non crede più. E così sarà per loro. Perché la vita sa sempre reinventarsi.

Noi stessi siamo capaci di cambiare, di rinascere una, cento, mille volte se solo accettiamo quello che è stato. Se solo riusciamo a guardare negli occhi quel mostro che tanto ci devasta e lo accettiamo per quello che è. Solo allora potremo fare un passo verso un nuovo Io.

La lettura di Le nostre vite si intreccia alla perfezione con quelle de Se non sai che sei viva di Marie-Helene Bertino, che ho recensito per voi un po’ di tempo fa. Molti temi ritornano, sempre in maniera quasi catartica. Forse io stessa ho qualcosa da accettare per andare avanti… chissà se mai riuscirò a farlo veramente quel grande, immenso passo.

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