Ghoul accovacciato numero otto – La fantascienza inquietante di George Saunders


Ghoul accovacciato numero otto è un’opera di fantascienza di George Saunders, scrittore e saggista statunitense. Per coloro che hanno la catalogazione nel sangue, Ghoul accovacciato numero otto potrebbe rientrare (forse) nel genere del romanzo breve. Ma breve davvero: lo si legge in un’ora. Meno di Novecento di Baricco!

la copertina di Ghoul accovacciato numero otto

La copertina di Ghoul accovacciato numero otto, di George Saunders (Credits: Zona42)

Nell’edizione di Zona42, casa editrice di Modena che pubblica unicamente opere di genere fantascientifico, il libro ha appena 56 pagine. 56 pagine che in un libro di dimensioni standard sarebbero almeno la metà, se non meno. Sì, perché il libro è anche fisicamente molto piccolo.

 

Ma il contenuto non poteva essere più inquietante.

Ghoul accovacciato numero otto: il titolo scelto da

Ghoul accovacciato numero otto è un romanzo breve, quindi, o un racconto lungo. La peculiarità del libro è l’inizio in medias res, a partire dal titolo. L’autore non descrive al lettore il suo mondo fantascientifico. Non spende righe e righe di descrizione stile titoli di apertura di Star Wars per spiegare il prima, senza il quale non si comprende un granché. Né descrive il suo universo, come invece farebbe Tolkien.

(Quindi, cara la mia sorellina, mi rivolgo a te: questo te lo devi leggere tutto! Non puoi saltare le pagine, come hai fatto con Il Signore degli Anelli, perché “erano tutte descrizioni”. Per poi vantarti di averci messo pochissimo a finirlo! Chiusa la parentesi personale)

No, nessuna descrizione. George Saunders getta il lettore direttamente nell’azione. L’effetto sarà estraniante, inizialmente. Sembrerà una doccia fredda e non si capirà molto. Eppure, dopo qualche pagina, eccovi lì, anche voi diventati uno dei personaggi del libro.

Quasi all’improvviso.

La fantascienza inquietante di George Saunders

Ghoul accovacciato numero otto è un romanzo breve di un mondo distopico. Dal titolo non si comprende il contenuto ed è difficile parlarne senza spoilerare nulla.

Eppure qualcosina posso dirvi.

Un dettaglio della copertina di Ghoul accovacciato numero otto, di George Saunders

Un dettaglio della copertina di Ghoul accovacciato numero otto, di George Saunders (Credits: Zona42)

Il libro lascia l’amaro in bocca. Perché razionalmente il lettore si dissocia da ciò che legge. Sa distinguere il bene dal male. Si sente superiore ai personaggi perché lui, lettore comodo comodo nella sua casa, non avrebbe mai compiuto gesti del genere in situazioni simili. Avrebbe agito, avrebbe cambiato la situazione, almeno la sua. Ma alla fine della vicenda, il lettore intuisce che si sarebbe comportato esattamente come il protagonista. E la scoperta è sconvolgente.

L’opera contiene echi di mille vicende. Dentro si ritrova Franz Kafka e La metamorfosi. C’è Dante e il suo Inferno. E Buzzati, con Il deserto dei Tartari. Ma anche 1984 di Orwell. Hunger Games di Suzanne Collins. Persino Arancia Meccanica di Anthony Burgess. O forse, ciascuno ritrova le sue letture. Ciascuno ritrova una parte di sé.

Ed è proprio questa la cosa inquietante.

Ghoul accovacciato numero otto: perché leggerlo?

Ghoul accovacciato numero otto è un libriccino che deve essere letto. Sì, perché in questa realtà distopica c’è molto di noi.

Il nostro desiderio di avere un posto nel mondo. La profonda necessità di dare un senso alla propria esistenza. L’attesa di un cambiamento, senza fare nulla però per cambiare. Il nostro profondo egoismo. L’intensa voglia di relazionarci coi i nostri simili che si scontra con l’altrettanta ferma volontà di non uscire dalla nostra zona di comfort. Lo specchio delle nostre debolezze che alla luce del sole scompaiono ma che l’oscurità rivela.

Da leggere. Assolutamente.

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