La ladra di parole – Il romanzo di Abi Daré e la voce di Adunni


Il romanzo di Abi Daré, La ladra di parole, è un viaggio nelle profondità della Nigeria, dal piccolo villaggio di Ikati fino alla capitale Lagos, raccontato attraverso la voce di una bambina di nome Adunni. È lei la protagonista del romanzo, è con le sue parole che viene narrata la storia. Una storia che non è solo quella di Adunni, ma che riguarda la maggior parte delle bambine nigeriane.

La ladra di parole – La protagonista del romanzo di Abi Daré

Abi Daré ha scelto una bambina come protagonista del suo romanzo, non a caso.

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La ladra di parole: la copertina del romanzo di Abi Daré (Credits: Nord)

In Nigeria, specialmente nei villaggi come quello di Adunni, la vita delle donne è già segnata. Ancora bambine, vengono vendute come mogli in cambio di pochi soldi, diventano madri molto presto, diventano serve del proprio marito, competono con le altre mogli dello stesso marito per qualche piccolo privilegio in più. L’istruzione non è contemplata in un destino già stabilito dagli uomini del villaggio che vedono le donne come mero oggetto del desiderio, come contenitori per generare figli maschi.

Si passa dalla sudditanza al padre a quella al marito, senza possibilità di scelta. Senza possibilità di riscatto.

Adunni cerca il proprio riscatto

Adunni cerca il proprio riscatto e sa che per farlo deve studiare. Continua a crederci anche quando, dopo la morte della madre, smette di andare a scuola e viene promessa in sposa a Morufu, un uomo di un altro villaggio che ha già due mogli.

Continua a crederci anche quando, in seguito a una tragedia, è costretta a fuggire a Lagos dove diventa la serva di Big Mama, una donna tanto ricca quanto crudele. Sono anni di soprusi, di violenze e di prepotenze per la piccola protagonista, che continua a sognare un futuro migliore. Adunni cerca nelle parole dei libri che spolvera in una biblioteca dimenticata la propria libertà.

Quello che vuole è avere una voce. Non una voce come le altre, ma “una voce che la sentono forte”.

La voce del romanzo di Abi Daré

La voce narrante in La ladra di parole è resa potente dall’uso di una lingua (il c.d. broken English) parlata in Nigeria dalle classi meno colte e pressoché prive di istruzione.

È la lingua parlata da Adunni, che nella traduzione italiana si riflette in uno stile caratterizzato da una serie di errori grammaticali e sintattici. Questa scelta permette al lettore di calarsi appieno nella vita e nei pensieri della protagonista, di entrare nel suo mondo fin dalle prime pagine.

La ladra di parole – La storia di Adunni e la storia della Nigeria

Le vicende personali di Adunni si intrecciano con la storia della sua nazione, che lei stessa inizia a conoscere dalle pagine di un libro.

Un dettaglio dalla copertina di La ladra di parole

Un dettaglio dalla copertina di La ladra di parole (Credits: Nord)

Il libro dei fatti: Nigeria tra passato e presente. Così apprende (e noi insieme a lei) che si tratta della nazione più ricca dell’Africa, sesta al mondo per esportazione di greggio con un Pil di 568,5 miliardi di dollari; che è il settimo paese più popoloso del mondo, con 180 milioni di persone; che di queste, più 100 milioni vivono con meno di un dollaro al giorno, mentre pochi altri spendono milioni di dollari per organizzare feste – si stima che in Nigeria, nel solo 2012, siano stati spesi più di 59 milioni di dollari in champagne.

La storia della donna

La protagonista del romanzo sa che la sua storia è “la storia della donna”.

Suona strano per tutti noi, ancora in buona parte abituati a parlare di “storia dell’uomo” per riferirci a tutto il genere umano. Suona ancora più strano in una nazione patriarcale come la Nigeria. La voce di Adunni però emerge dal coro e non la si può ignorare, come una musica di tamburi che si fa sempre più forte.

Una voce che reclama libertà non può non essere ascoltata. È la voce delle donne nigeriane.

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