Se non sai che sei viva, di Marie-Helene Bertino – Un viaggio dentro noi stessi


La copertina di Se non sai che sei viva di Marie-Helene Bertino (Credits: Bollati Boringhieri)

La copertina di Se non sai che sei viva di Marie-Helene Bertino (Credits: Bollati Boringhieri)

Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo e qualcosa di prestato. Un abito bianco e un velo, un paio di orecchini e una collana delicata. Poi scarpe e giarrettiera. Una lista che ogni sposa a pochi giorni dal matrimonio ha spuntato mentalmente almeno una ventina di volta al giorno. Ma la nostra Sposa è diversa e Se non sai che sei viva non è un romanzo come tutti gli altri.

Manca una settimana al matrimonio e la Sposa – di lei non sapremo mai il nome – ha deciso di passare una settimana di relax a Long Island nell’hotel dove si svolgerà la cerimonia. Mancano ancora alcuni dettagli da sistemare, come per esempio ricordarsi di andare a vedere il bouquet dalla fiorista che ha già chiamato tre volte, o ritirare il vestito scelto su internet da una ragazza che lo vendeva di seconda mano.

Dettagli, come in ogni matrimonio che si rispetti, che devono essere sistemati. Prima o poi. Quindi perché la Sposa non riesce ad incastrarli? Cosa la frena? Lo Sposo è un cattivo partito? Assolutamente no, la ama e la rispetta.

E dunque?

Se non sai che sei viva: quanto è difficile colorare fuori dai margini?

La Sposa sa che c’è qualcosa che stona, sa che dovrebbe… ma sa anche che non può. E non perché c’è qualcosa che non va in lei o in lui, ma proprio perché sa che c’è qualcosa che in lei ora sta funzionando sin troppo bene. Una cocorita che entra dalla finestra per esempio e che avrà la voce e l’anima della nonna per metterla in guardia. O il fratello a lungo scomparso che ritroverà dopo anni nel momento più delicato della sua vita. O l’attacco di ansia che la trasformerà in sua madre, in tutto quello che lei non vuole diventare.

Se non sai che sei viva, attraverso la penna di Marie-Helene Bertino, con ironia e un pizzico di misticismo ci racconta il delicato e difficile percorso di cambiamento: quel momento durante il quale si prende coscienza della persona che si è e non di quella che si deve essere.

Ai bambini si insegna a disegnare dentro i margini, perché così il disegno sarà più bello e preciso. Ma è davvero così? Cosa c’è di male in un disegno che esce, che rompe quel muro nero per essere qualcosa di unico e meraviglioso?

Quando crescere significa scegliere chi vuoi essere davvero

Dopo la visita della cocorita, la Sposa inizia ad analizzarsi sempre più in profondità: dal rapporto “a senso unico” con la sua unica migliore amica, passando attraverso una madre incapace di amare sino ad arrivare a quelle cicatrici così visibili sul corpo che si sono radicate nella sua anima.

Se non sai che sei viva: la composizione della nostra Silvia Liotta

Una composizione con protagonista una copia di Se non sai che sei viva, di Marie-Helene Bertino (Credits: Silvia Liotta)

Pezzo dopo pezzo tutte le sue certezze cadranno, tutte le maschere che ha imparato ad indossare per compiacere o l’uno o l’altro perderanno di consistenza e alla fine la Sposa sarà nuda come nel ventre materno, per tornare alla vita libera di essere semplicemente se stessa.

Un esercizio difficile, che ho imparato leggendo Appunti per me stessa, di Emilie Pine.

Se non sai che sei viva

Un titolo evocativo che lascia in sospeso un prosieguo, una conclusione che si trova solo nelle mani di chi legge. Perché tutti noi, a prescindere dal sesso e dall’essere o meno sposati, siamo la Sposa: lo siamo quando indossiamo la maschera per uscire di casa ed affrontare il mondo, per soddisfare le esigenze imposte dalla società, che ci vuole bravi e perfetti. La indossiamo in famiglia quando dobbiamo essere bravi figli, padri o fratelli. La indossiamo al lavoro, al supermercato, in metropolitana… e forse la indossiamo anche quando siamo di fronte allo specchio.

Poche, troppo poche sono le volte in cui decidiamo di toglierla per guardarci davvero dentro.

Ed è un peccato. Perché dietro quella maschera, quando siamo liberi, siamo realmente meravigliosi.

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