I matrimoni nell’antichità – Storie d’amore e di legge dai secoli passati a oggi


Quando guardavamo le poche foto dei matrimoni delle nostre nonne, da bambini, pensavamo certamente che avremmo voluto matrimoni più moderni per noi. Ma abbiamo mai riflettuto su quanto i nostri riti sacri o profani possano essere figli dei matrimoni nell’antichità, per la precisione quelli greci e romani?

In effetti abbiamo già visto come tante delle nostre tradizioni siano figlie dell’antichità.

Due sposi si tengono le mani formando un cuore. Una rappresentazione del matrimonio moderno vs il matrimonio in antichità

Nel matrimonio antico differentemente che in quello moderno, non esisteva il bianco per la sposa (Credits: Pixabay)

Se avete un po’ di tempo ve lo spiego meglio.

 

Matrimoni nell’antichità: la Grecia

Tanto per cominciare, i matrimoni antichi si differenziano da quelli moderni – almeno in questa parte di globo – per via del consenso. Non era la sposa a dover dare il suo consenso, ma un suo parente stretto di sesso maschile.

Ad Atene (ma in tutta la Grecia in realtà) esisteva una fase preesistente al matrimonio: la engysis, ovvero una sorta di festa di fidanzamento.

Su un vaso antico è raffigurata la vestizione della sposa

Nel matrimonio antico, ma anche in quello moderno, la vestizione della sposa è un momento molto importante (Credits: Shakko, Creative Commons)

Anche in questo caso la futura sposa non contava nulla e spesso era del tutto assente anche fisicamente. Serviva solamente la presenza del fidanzato e del padre della sposa che si scambiavano frasi di rito e promesse di nozze imminenti.

 

Nell’antica Grecia la festa di matrimonio durava tre giorni (ma forse anche oggi)

Come già saprà chiunque sia stato in Grecia almeno una volta nella vita (o abbia amici greci), ogni uomo ellenico che si rispetti ama festeggiare a più non posso. A maggior ragione durante un’occasione ghiotta come il matrimonio. Credo che questa voglia di fare festa arrivi a noi dritta dritta dall’antichità: a quel tempo il matrimonio durava tre giorni.

Il primo giorno era detto Proaulia, ovvero festa di pre-matrimonio, in cui la sposa trascorreva tempo con la madre, le amiche e la famiglia di origine e si tagliava una ciocca di capelli da offrire agli dei. Vi farei notare che anche oggi è tradizione che gli sposi non dormano insieme la notte prima delle nozze e che la sposa resti con la famiglia e le amiche.

La seconda giornata prevedeva il Gamos, cioè il matrimonio vero e proprio: la giornata della sposa iniziava con un lavacro purificatore e proseguiva con un banchetto a cui partecipavano entrambe le famiglie. Il terzo giorno era caratterizzato dall’Epaulia, ovvero una doccia per entrambi gli sposi (sic!) che doveva prepararli a un lungo viaggio come marito e moglie.

Almeno partivano puliti.

Il matrimonio nell'antichità rappresentato da quest'opera in cui due persone che si scambiano la destra dopo aver contratto matrimonio

Due persone si scambiano la destra dopo aver contratto matrimonio (Credits: British Museum, Creative commons)

Matrimoni nell’antichità: Roma

Il matrimonio romano poteva essere di due tipi: sine manu e cum manu. Il primo comportava la semplice convivenza della sposa a casa del marito, preceduta da feste con amici e parenti.

Per il secondo caso, invece, il marito poteva acquisire la manus, ovvero un diritto maggiore sulla moglie, solo tramite determinate cerimonie.

La prima era la Confarreatio (solo se il marito era di origine patrizia), un rituale nel quale i due sposi offrivano una focaccia di farro a Giove capitolino. La seconda era la Coemptio, una vera e propria compravendita della sposa dove il padre plebeo metteva letteralmente in vendita la figlia, e per ultimo l’Usus.

Quest’ultimo consisteva nel convivere per un anno a casa dello sposo e poi, per usucapione – se state pensando che scherzi, sono serissima – la sposa diventava proprietà dello sposo.

Ma – qui viene il bello – se la sposa non voleva essere usucapita dallo sposo poteva andarsene tre giorni all’anno a dormire altrove: in quel caso interveniva la Trinoctis Usurpatio, ovvero un procedimento legale che dimostrava che la sposa non aveva convissuto per 365 giorni a casa dello sposo e dunque poteva restare nubile.

Matrimoni moderni (e una nota sullo scioglimento dei matrimoni nell’antichità)

Oggi queste consuetudini si sono trasformate o sono proprio cadute in disuso. In Italia restano due i riti di matrimonio prevalenti: quello civile e quello religioso.

Il matrimonio di Mary e Watson in Sherlock Holmes - Gioco di ombre, di Guy Ritchie. Sarebbe troppo lungo spiegare perché il nostro John ha un occhio nero

Il matrimonio di Mary e Watson in Sherlock Holmes – Gioco di ombre, di Guy Ritchie. Sarebbe troppo lungo spiegare perché il nostro John ha un occhio nero (Credits: Warner Bros)

Forse non tutti sanno che il rito cattolico ha validità solo se ha “effetti civili”: in base a quanto stabilito dal Concordato (una parte dei Patti lateranensi del 1929, rivista nel 1984) lo Stato italiano e la Chiesa di Roma stabilirono tra le altre cose l’equipollenza del rito religioso con il rito civile.

Oggi è ancora possibile sposarsi solamente “in chiesa” senza avere effetti civili, ma solo per ragioni particolari. In quel caso il matrimonio avrà una validità morale ma non pratica e i due contraenti resteranno rispettivamente celibe e nubile.

Il matrimonio civile, invece, come spiego in un precedente articolo, ha validità legale ed è esente dal vincolo dell’indissolubilità presente, invece, nel matrimonio cattolico: con il divorzio, entrato in vigore in Italia nel 1970 in seguito a un referendum, il matrimonio viene sciolto e i due coniugi ritornano a essere liberi civilmente.

Per chiudere tornando a parlare di matrimoni nell’antichità, possiamo dire che nella Roma antica il divorzio non era comune, anche se molti vivevano in una condizione di divorzio de facto, mentre in Grecia era una pratica frequente. Certo, era più facile per l’uomo piuttosto che per la donna, ma non era impossibile.

Ora mi chiedo, e lascio a voi il giudizio: quale di questi popoli aveva il rapporto più moderno con il matrimonio?

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