
Norwegian Wood, di Murakami Haruki – La foresta dell’anima
Pochi riescono a trasformare i sentimenti in parole, ma Murakami Haruki è uno di questi. E Norwegian Wood ne è la dimostrazione.
Queste pagine sono pregne di un estremo coraggio: quello dell’autore. Murakami si è fatto portavoce del mondo dei sentimenti e non solo li ha tradotti per noi, ma ha regalato un libro capace di parlare al cuore di tutti.
Murakami Haruki ci porta a Tokyo
L’opera dello scrittore giapponese, tradotta per essere letta praticamente in tutto il mondo, trasporta il lettore nella sua Tokyo, facendogli gustare sapori e odori come se stesse camminando al fianco dei personaggi che vivono nel libro. Ma non solo: le pagine di Norwegian Wood hanno il potere di trascinare il lettore nelle emozioni più diverse.
L’eleganza di Murakami Haruki fonde luoghi e quotidianità ai sentimenti e alla percezione, i risultato è unico.
La cosa sorprendente? La normalità del protagonista, Watanabe Toru, in cui è estremamente facile empatizzare e immedesimarsi.
Le note di Norwegian Wood, le parole di Murakami
Come scritto qualche riga sopra, il protagonista è Watanabe Toru, che si trova a bordo di un volo diretto ad Amburgo. E le note di Norwegian Wood dei Beatles lo trascinano indietro nel tempo.

La copertina di Norwegian Wood, di Murakami Haruki (Credits: Einaudi)
La sua mente ritorna nitidamente a diciotto anni prima, quando la notizia del suicidio del suo migliore amico (Kizuki, di soli 17 anni) sconvolge la sua vita. Ma la sua mente non associa quella melodia alla morte del ragazzo. La canzone lo trascina in quel lutto per arrivare a Naoko, la fidanzata di Kizuki.
Il ricordo di Naoko è solo la punta del suo flashback, poiché cade all’interno dei ricordi rivivendo i difficili anni dell’università contornati alla vita nel collegio e alle persone che hanno gravitato nella sua.
Amore, amicizia, vita, morte
Questi sono solo alcuni degli argomenti che attraversano la vita di Watanabe e con cui sarà costretto a confrontarsi, senza sapere se la spunterà.
Norwegian Wood è una poesia sotto forma di romanzo. Un’opera dai tratti delicati, ma allo stesso tempo irriverente e provocatoria.
Durante la lettura, Murakami Haruki apre la vista del lettore su mondi nuovi, sconosciuti. Nutre l’immaginazione amplificando così i sogni e la sfera emotiva, ma non solo. Grazie a Toru, Naoko e a tutti gli altri personaggi che popolano Norwegian Wood, la lettura offre molto di più.
Concede di solcare un sentiero interiore, di affrontare ripide discese verso l’angoscia e vette altissime di felicità. Come dicemmo già di Donato Carrisi e del suo libro La donna dei fiori di carta anche di questo libro di Murakami Haruki si può affermare che sappia trasportare il lettore in un racconto pregno di vita.

Il romanzo di Murakami Haruki, Norwegian wood, nella nostra composizione (Credits: Andrea Ion Scotta)
Il messaggio più grande è che, in fin dei conti, siamo tutti uguali e tutti diversi. Che ognuno ha le sue buone ragioni per essere euforico o triste, innamorato della vita o indifferente.
Murakami ha il potere di aiutare il lettore a guardarsi dentro. O meglio, ha il potere di suggerirti all’orecchio di farlo, per scoprire così angoli nascosti o dimenticati del proprio io e sperimentare emozioni vecchie o mai provate.
Lo stile di Murakami Haruki avvolge con ogni sua frase e la narrazione detta una trama cruda e forte come la realtà.
Il Giappone è un teatro meraviglioso, in cui le emozioni recitano la storia della vita.
Tentare di raccontare i romanzi di Murakami è difficilissimo, il rischio di farli trasparire come banali o insignificanti è sempre dietro l’angolo, questo è anche il motivo per cui i suoi lettori sono divisi piuttosto nettamente tra chi lo ama e chi non può leggerne nemmeno una riga. A mio avviso Norwegian wood, insieme a 1q84 e Kafka sulla spiaggia, è al momento l’apice di Murakami, sicuramente uno dei più grandi romanzi del ‘900. Peraltro sto leggendo il suo ultimo lavoro lungo, l’Assassinio del Commendatore, e lo smalto c’è ancora. Buon lavoro e buona fortuna.
Grazie mille per il commento, Luciano!
Sono assolutamente d’accordo!