Dalla festa della dea Maia alla festa della mamma – Culti pagani, religiosi e sociali del mese di maggio


Chi di noi non ha mai avuto una nonna o una vecchia zia che, una volta arrivati maggio e la festa della mamma, ripetesse “Maggio è il mese delle rose!” oppure “Maggio è il mese mariano, ogni sera al rosario”?

Se voi non la avete avuta, io sì: era nata il primo maggio e si chiamava Maria Maggiolina. Era l’incarnazione vivente delle tradizioni pagane in epoca cristiana, il passaggio dalla festa di Maia alla festa della mamma.

Solo che non lo sapeva.

Da Maia a Maria

Come è facile immaginare, maggio non è nato come il mese dedicato a Maria, per la tradizione cristiana madre di Gesù e dunque balzata agli onori della cronaca solamente in epoca relativamente recente.

In origine, maggio era il mese di Maia, una antica divinità etrusco-romana che aveva sostituito l’ancora più antica dea Tellus.

La dea Maia, protagonista del culto della Bona dea e punto di partenza del viaggio che ci porta appunto dalla festa di Maia alla festa della mamma

La dea Maia, protagonista del culto della Bona dea e punto di partenza del viaggio che ci porta appunto dalla festa di Maia alla festa della mamma (Credits: Romanoimpero.com)

Erano dee considerate “minori” nel Pantheon, legate al culto della Terra (Tellus) e al concetto di Madre-Terra (Maia). In epoca cristiana, vescovi e papi (o in generale capi religiosi) hanno sentito l’esigenza di sostituire ai culti pagani i nuovi culti cristiani, anche per facilitare il passaggio da un culto all’altro ai neoconvertiti.

E così, la dea Maia divenne Maria.

Maia, Maria e la radice di Mater

Come anche un occhio disattento può notare, Maia e anche Maria hanno in sé la radice “ma” di mater o, più banalmente, “mamma”. Questo ci dimostra quanto il culto di Maia (e di Maria, di conseguenza) fosse legato al concetto di proteggere la terra che rinasce, come una mamma fa con il neonato.

Maggio è il mese della primavera, dove ormai ogni pianta è in fiore e la terra è pronta per dare i suoi frutti. In una società arcaica come quella romana avere un buon raccolto era condizione necessaria per il buon andamento dell’economia dell’impero.

In realtà il concetto di rinascita dopo la pausa invernale è essenziale in ogni cultura: anche in quella cristiana, la Pasqua (con pranzo e uova!) rappresenta proprio questo: la capacità di ricominciare e la speranza che il dopo sia migliore del prima.

La dea Maia che protegge i raccolti viene dunque festeggiata in maggio – il cui stesso nome deriva, appunto, da Maia. E Maria, secoli dopo, diventa protettrice delle rose e della terra che darà il suo frutto nei mesi seguenti.

La dea Maia in Grecia, madre di Ermes

Non possiamo accontentarci di sapere che Maia era una antica divinità legata alla terra. Intanto è necessario dire che era già presente anche nel Pantheon greco e, solamente dopo, è entrata nel Pantheon romano.

Hermes e la dea Maia, dettaglio di un'anfora greca

Ermes e la dea Maia, dettaglio di un’anfora greca risalente al 500 a.C. (Pubblico dominio)

In Grecia era la madre di Ermes, avuto con Zeus. E forse non è un caso se sia Gesù sia Ermes, a modo loro, erano entrambi messaggeri del volere divino.

Il culto del figlio Ermes sarà destinato a superare quello della madre, che resterà “relegata” al gruppo delle Grandi Madri vergini. La verginità è una caratteristica che i cristiani disegneranno su Maria, pur non capendone il significato reale.

In Grecia, ma anche a Roma, vergine era la “virgo”, quella che oggi potremmo definire “virago”, ovvero colei che sceglie con chi accoppiarsi ma non si lega a nessuno, mantenendo il suo status di figura libera. Infatti, a riprova di questo, “virgo” deriva da una radice “vir”, che è legata al concetto di uomo forte, indipendente.

In epoca cristiana questa “virgo” senza legami è diventata “colei che non può avere legami”. E dunque Maria, la Vergine che partorisce un figlio senza precedente “peccato”.

La dea Maia da Roma fino al culto di Maria vergine

Nel mondo latino Maia mantiene la sua importanza: arrivato maggio i sacerdoti di Vulcano (uno dei suoi compagni) le sacrificano una scrofa gravida per propiziare la fertilità della Terra.

Si dice che la scrofa sia l’animale che può partorire più gemelli in contemporanea, perfetta dunque per i riti di abbondanza e fecondità. Inoltre il nome stesso dell’animale, maiale, potrebbe derivare proprio dalla dea Maia: “sus maialis” è il nome latino, vicino a un ipotetico “suino di Maia”.

Passano i secoli, i riti si trasformano adattandosi ai tempi e ai costumi, e il culto della dea Maia, in epoca cristiana o in generale medioevale, cede il mese di maggio alla figura di Maria.

Madonna con bambino, esposta alla Galleria Nazionale dell'Umbria, nella foto di Marco Frongia

Madonna con bambino, esposta alla Galleria Nazionale dell’Umbria (Credits: Marco Frongia)

Per i cattolici italiani, Maria è la Madonna, cioè “la mia donna”. Anche questa connotazione di “donna” in senso di femmina si rivela curiosa: è tutta italiana.

In Francia la Madonna è “Notre Dame”, in Spagna “Nuestra Señora”, e persino nel mondo anglosassone è “Our Lady”. Dunque, in generale, “Nostra signora”, mai “La mia donna”.

È possibile che questo termine più “affettuoso” derivi, appunto, da antichi culti preesistenti, come quello di Maia.

Maggio, dalla festa della dea Maia alla festa della mamma

Con l’arrivo dell’epoca a noi contemporanea e l’innegabile affievolirsi del fervore religioso, in particolare cristiano, maggio ha saputo, ancora una volta, reinventarsi senza cambiare nulla: dalla festa di Maia, abbiamo visto, siamo passati alla festa della mamma.

Certo, abbiamo spostato la nostra attenzione dalla Madre-Terra alla madre in senso fisico-biologico. Ciononostante, continuiamo a legare la rinascita della natura al concetto di accudimento e protezione che incarna la figura materna. La mamma che protegge il bambino è la stessa mamma che proteggeva il seme e lo faceva crescere, nel tentativo di dare un raccolto – o, nel nostro caso, un adulto – florido e pronto ad affrontare il prossimo inverno.

Probabilmente mia nonna, Maria Maggiolina, avrebbe trovato tutto questo molto interessante. Forse mi avrebbe anche reputata intelligente per averglielo raccontato, chissà – dopotutto, da bambina me lo diceva sempre!

Una sola cosa è certa: dopo tutto questo discorso avrebbe sorriso, soddisfatta, e mi avrebbe detto di andare a prendere due rose da far benedire, in chiesa, nei pressi della statua della Madonna.

E poi di portarle a mia madre, per la sua festa. 

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