Il giro di vite – Henry James e il racconto dell’ambiguità


Il giro di vite è il racconto dell’ambiguità per eccellenza. Già il titolo risulta ambiguo: un giro di vite è un inasprimento di una pena, un irrigidimento di un comportamento o di una norma.

A cosa fa riferimento? Alla vicenda raccontata nel diario? Alla narratrice? O al lettore che, pur nella consapevolezza della finzione narrativa, si sente come costretto in un racconto che non ha deliberatamente una spiegazione?

Il giro di vite: pubblicazione e fortuna del libro di Henry James

Copertina Il giro di vite, Henry James, Garzanti editore

(Credits: Garzanti)

Il racconto è dello scrittore statunitense Henry James e viene pubblicato a puntate tra il gennaio e l’aprile del 1898. Ha un’immediata fortuna, proprio per la sua non-conclusione. E ne gode tutt’oggi: sono moltissime infatti le trasposizioni cinematografiche e teatrali dell’opera che offrono una delle tante possibili chiavi di lettura.

 

Su questo tornerò a fine articolo. Sottolineo solo che l’ultima trasposizione cinematografica è proprio dello scorso anno (The Turning – La casa del male), la cui uscita era prevista in Italia per il 29 ottobre 2020, ma è stata rinviata a data da definirsi come accaduto anche a tante altre pellicole.

La cornice di Il giro di vite

Siamo alla vigilia di Natale. Alcuni amici si ritrovano in una villa e trascorrono la serata raccontando vicende di fantasmi attorno al focolare. Terminata la storia precedente, Douglas, uno dei presenti, afferma di conoscerne una tanto angosciosa quanto reale, scoperta entrando in possesso del diario della testimone di quei fatti – e di cui forse lui è stato innamorato.

Nonostante le pressioni dei presenti affinché inizi subito a raccontare, Douglas vuole leggere la storia direttamente dal diario: gli ospiti dovranno attendere qualche giorno per vedere sodisfatta la propria curiosità, il tempo di farsi recapitare alla villa l’oggetto del desiderio.

Finalmente, il diario arriva e Douglas inizia a leggere.

Perché un inizio così particolare?

Il giro di vite inizia con una formula che potrebbe essere benissimo la conclusione del libro:

Il racconto ci aveva tenuti col fiato sospeso attorno al focolare

Henry James fa entrare il lettore fin da subito nel clima degli ospiti della villa: desiderio di conoscenza, scetticismo nei confronti dell’argomento, presunta superiorità intellettuale dei presenti; il tutto unito a una certa ritrosia nel venire infine a conoscenza della verità.

In altre parole, il lettore diventa subito curioso: vuole sapere la storia che aveva tenuto gli ospiti col fiato sospeso e ancora di più vuol conoscere questo nuovo racconto per dimostrarne l’infondatezza, facendo appello alla propria razionalità. Sperando in cuor suo di esserne deluso. Ma il dubbio che non lo sarà inizia a insinuarsi.

Piccola complicazione. Il lettore legge di un “io” non meglio precisato che racconta che Douglas sa una storia di fantasmi ma per raccontarla preferisce leggere il diario di una donna di cui non sappiamo il nome. Ci sono troppi passaggi di consegne. Il lettore si rilassa: se ci fosse qualche intoppo nelle vicende, darà la colpa a uno dei tre narratori.

Quindi, certo di non poter essere ingannato, si butta a capofitto nella lettura del diario.

La trama di Il giro di vite

La protagonista del racconto è una giovane istitutrice che riceve l’incarico di istruire due orfani. Ad assumerla è lo zio dei piccoli, un uomo ricco e prestante, che poco si cura di loro. Infatti Flora e Miles, i due bambini, vivono in una villa a Bly, lontano dalla città, e lui stesso ordina alla donna di non disturbarlo mai per ciò che riguarda i nipoti.

Entusiasta, giovane e desiderosa di compiacere il padrone, la donna prende l’incarico molto seriamente.

Henry James, Il giro di vite - Il libro è il protagonista di questa composizione di Eleonora Cecchini

(Credits: Eleonora Cecchini)

Nella villa vivono i due bambini con la governante, la signora Grose. Mentre Flora è sempre rimasta lì con lei, Miles si trovava in collegio ma ora è tornato.

Fin dal principio, il lettore percepisce qualcosa di strano. I bambini sono bellissimi: hanno facce d’angelo. Sono molto educati e ben istruiti. Giocano e ridono sempre, non litigano mai, fanno tutto ciò che la signora Grose o l’istitutrice chiedono loro di fare. Non sembrano reali.

Inoltre, la giovane scopre che l’educatissimo Miles è stato espulso dal collegio e il direttore non lo vuole assolutamente. Cosa è successo di così grave?

I patti della giovane donna

Ecco che la giovane donna propone alla signora Grose un patto: non parleranno mai della questione dell’espulsione con Miles, sicuramente vittima innocente della malvagità degli adulti.

E implicitamente fa un patto anche con il lettore. Il secondo, in verità. Il primo era stato l’accettazione della sua storia come vera (in fin dei conti, lei ha scritto un diario e il lettore, tramite Douglas, lo sta leggendo con lei).

Il secondo è l’accettazione di un mistero che non verrà svelato. Un mistero fatto di strane figure che si aggirano intorno alla villa nell’oscurità, forse le anime del maggiordomo e dell’istitutrice precedenti, che vagano introno alla villa in cerca dei bambini. E Flora e Miles sembrano desiderare la loro vicinanza.

Il racconto inizia presto a riempirsi di domande, di dubbi, di altri misteri. E l’incipit potrebbe diventare sul serio la conclusione del romanzo, in una spirale che non si chiude ma si avvita su se stessa – proprio come l’ennesimo giro di vite.

Le interpretazioni (con qualche spoiler) di Il giro di vite

Il racconto, volutamente ambiguo, ha dato adito alle più svariate interpretazioni, soprattutto nelle versioni cinematografiche.

Come accennavo all’inizio dell’articolo, molti sono i film tratti da questo racconto. Eccetto quelli estremamente fedeli, ognuno di essi offre delle piccole interpretazioni e aggiunge qualcosa all’incredibile non-detto del racconto.

Ne voglio ricordare due in particolare. Il primo è Improvvisamente, un uomo nella notte, con Marlon Brando. Il film si concentra sulla figura di Peter Quint, raffigurato come un uomo malvagio e sadico, e sulla sua relazione con l’istitutrice, il tutto in un’ambiguità di relazione con i due ragazzi.

Il film sarebbe quindi una sorta di prequel del racconto e vuole fare chiarezza su quelle vicende passate solo accennate in Il giro di vite.

Una scena dal film The Others, con Nicole Kidman

Nicole Kidman nel film The others (Credits: Las Producciones del Escorpion)

Il secondo è The others, con Nicole Kidman: espliciti riferimenti al racconto sono i tre domestici (la governante, il giardiniere e la cameriera), i due bambini e la donna che tenta di proteggerli da forze oscure; la casa isolata molto grande; i bambini che vedono “gli Altri”.

La differenza fondamentale (al di là, ovviamente, della trama) è questa: il film offre una spiegazione e in qualche modo si risolve. Il racconto no. E proprio questa è la sua forza, nonostante il tempo che ci separa dalla sua pubblicazione.

+ Non ci sono commenti

Aggiungi