La città dei vivi – Il confine tra il bene e il male raccontato da Nicola Lagioia


Leggendo La città dei vivi di Nicola Lagioia, l’impressione è quella di compiere una discesa negli abissi, nei meandri più oscuri dell’animo umano, dove si deposita il male. Il male appartiene a tutti noi, ma se non impariamo a gestirlo può diventare puro orrore.

Come è accaduto nel caso di Luca Varani.

Roma, 2016: il caso Varani

La copertina del libro La città dei vivi, di Nicola Lagioia

(Credits: Einaudi)

Nicola Lagioia, in un magistrale lavoro di ricostruzione dei fatti, ripercorre uno dei più efferati casi di cronaca degli ultimi anni. Era il mese di marzo del 2016 quando, in un appartamento di Roma, il ventitreenne Luca Varani venne brutalmente ucciso per mano di due trentenni, Manuel Foffo e Marco Prato.

Ciò che fin da subito ha colpito l’attenzione in tutta questa storia è la mancanza di un movente. Perché Luca Varani è stato ucciso? Non sanno rispondere nemmeno i due assassini nel momento in cui vengono interrogati.

Anzi, sembra che siano loro stessi a domandare: perché lo abbiamo fatto?

La città dei vivi e l’orrore quotidiano

Da un giorno all’altro due trentenni qualunque, di buona famiglia, si scoprono due assassini. L’appartamento di uno di loro è il luogo dell’omicidio che fa il giro di tutti i tg nazionali.

Lì, nella camera da letto, viene ritrovato il corpo senza vita del giovane Varani.

Quella porta di ingresso, racconta Nicola Lagioia, sembra diventare un confine che separa il bene dal male. Una volta oltrepassato il varco, è possibile tornare indietro? O si viene risucchiati irrimediabilmente?

La linea d’ombra, raccontata da Nicola Lagioia

Chi di noi nella nostra vita non ha mai superato il limite? Chi non è mai stato affascinato da ciò che è oscuro, proibito, illecito?

Nel suo libro, Nicola Lagioia racconta di festini a base di cocaina, di perversi giochi sessuali, di rapporti di potere e di sottomissione, di essere disposti a tutto per soldi, soprattutto quando scarseggiano.

Scalini in penombra nella foto di Carolina Pimenta

(Credits: Carolina Pimenta, Unsplash)

È una triste constatazione, ma si tratta di situazioni ben note alla nostra generazione. Situazioni fatte di incertezza rispetto al futuro, precarietà, mancanza di punti di riferimento, un eterno primeggiare dell’apparenza, nuove forme di solitudine.

Chi siamo davvero?

In questo contesto può essere facile cadere nella trappola, avvicinarsi a quella linea d’ombra oltrepassata la quale sembra che non siamo più in grado di rispondere delle nostre azioni.

In fondo il punto è proprio questo: decidere chi siamo.

Tutti noi abbiamo un lato oscuro che, nel momento in cui prevale, può portarci a compiere azioni terribili. Non per forza omicide, certo. La paura, il rancore, la rassegnazione e la solitudine, però, possono trasformarci in peggio, rendendoci irriconoscibili di fronte a noi stessi.

Un dettaglio della copertina del libro La città dei vivi, di Nicola Lagioia

Un dettaglio della copertina del libro La città dei vivi, di Nicola Lagioia (Credits: Einaudi)

Per questo è fondamentale tenere sotto controllo il nostro equilibrio, scegliendo consapevolmente quale parte di noi vogliamo far prevalere. Dominando quell’oscura parte che, per molti, diventa irresistibile nei momenti di tedio, rabbia, malessere e sconforto.

Ciò non significa negare quella parte oscura che comunque ci appartiene. Anzi, diventa fondamentale riconoscerla per poterla gestire.

Per individuare il limite e capire quando è giusto fermarsi.

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