
5 libri sulla prigionia – Storie di reclusione e di metodi per affrontare l’isolamento
Vi sentite prigionieri? Il costante cambio di colore delle Regioni vi fa venire voglia di giocare a Risiko? Questo prolungato stato d’ansia e d’incertezza sta sfiancando le vostre energie mentali e vorreste solo raggomitolarvi sotto un piumone e aspettare il disgelo come un orso bruno?
Perché invece non provare a immedesimarsi in qualcuno che si è ritrovato in situazioni analoghe e magari adottare le stesse strategie per sopravvivere?
È per questo motivo che nasce l’articolo che state leggendo.
Libri sulla prigionia: i nostri consigli
Attraverso i libri sulla prigionia, forse, è possibile scovare qualche insegnamento utile in questi tempi di Coronavirus, in cui per forza di cose non è che ci si possa proprio muovere liberamente.
E dunque, ecco a voi cinque libri sulla prigionia, grandi esponenti della letteratura mondiale, che del racconto della reclusione hanno fatto un’arte. E dall’arte, si sa, c’è sempre da imparare qualcosa
Le mie prigioni: Silvio Pellico e il pensiero positivo
Di questo libro ricordo maggiormente l’immensa fatica che feci per finirlo. Silvio Pellico fu patriota per l’indipendenza italiana, condannato dal regime austriaco a 15 anni di carcere – poi diventati 10, dal 1820 al 1830.

(Credits: Mondadori)
Incarcerato prima nei Piombi di Venezia e poi nella fortezza austriaca dello Spielberg, uscito raccolse in un libro le memorie di quegli anni, intitolato appunto Le mie prigioni. Quello che possiamo estrapolare da questo classico è un senso di positività: Pellico ha continua fiducia nel genere umano. Fiducia in Dio, nel bene e nell’amore come soluzioni ai mali che affliggono l’uomo.
Pensate, dopo più di dieci anni di prigionia Silvio Pellico sapeva ancora sperare e pensare positivo. Certo, lui non ha mai vissuta la Grande Crisi del Lievito del 2020.
Si è limitato ad addestrare ragni.
Il Conte di Montecristo: uno dei libri sulla prigionia per eccellenza
Ecco, Alexandre Dumas padre probabilmente incontrerà molto di più l’approvazione delle masse assetate di sangue. Perché ci sono forse altri modi di trascorrere anni di prigionia, se non ideando un intricatissimo piano per vendicarsi di chi ti ha messo lì dentro?
A pensarci bene, Edmond Dantès non riuscirà a liberarsi per lungo tempo. Passerà la propria esistenza, anche una volta evaso di prigione, in funzione delle persone di cui intende vendicarsi.

Edmond Dantès e l’abate Faria (Jim Caviezel e Richard Harris) nel film del 2002 dedicato al Conte di Montecristo
Crea un personaggio, il Conte di Montecristo appunto, su cui lavora per ben dieci anni prima di mettere in atto il proprio piano. Insomma, bisogna anche ammirare la dedizione con cui ha coltivato il proprio odio, ma è solo quando raggiunge il perdono che il protagonista sembra finalmente libero.
Di sicuro i suoi anni di prigione sono stati ben spesi, ma non tutti hanno la fortuna di avere come compagno di cella un abate con un tesoro sepolto. Alcuni sono in prigione con la suocera.
The shining: Stephen King e l’isolamento a tinte horror
Non una prigione in senso letterale del termine, l’Overlook Hotel lo diventa molto velocemente per la famiglia Torrance.

(Credits: Bompiani)
Sia in senso fisico – perché…buona fortuna a scendere dalla montagna quando si è seppelliti da una tonnellata di neve per metro quadro – sia in senso mentale. Come un ragno nella sua tela, gli spiriti che animano questo albergo di lusso avvolgono la famigliola in spire di terrore sempre più strette.
Il risultato sarà la follia totale del povero Jack (che già non partiva benissimo, dobbiamo dirlo) e uno dei pochi romanzi che riescono a trasmettere al lettore un vero senso di claustrofobia. Ma la cosa più orribile forse è la scoperta che, una volta finiti nelle grinfie dell’Overlook Hotel, non se ne scappa più.
Si è condannati a perseguitare altri poveri ospiti, per aggiungerli al novero dei prigionieri, eternamente intrappolati nelle montagne del Colorado.
Robinson Crusoe: Daniel Defoe e l’arte di arrangiarsi
Ovvero Il naufragio del perfetto boy-scout. Robinson Crusoe sa fare TUTTO.
Figlio di mercanti, vuole imbarcarsi in cerca di avventure e decisamente le trova: prigioniero dei pirati, amministratore di una piantagione di canne da zucchero e infine naufrago nei Caraibi. Costruisce fortini, alleva animali selvatici, esplora la sua isoletta deserta.
Voi che vi lamentate di un anno di lockdown, sappiate che il nostro protagonista passò ben 12 anni in totale solitudine, se non contiamo la presenza del suo gregge di capre. Poi ne ha trascorsi altri 16 con la sola compagnia del fidato Venerdì. Unica lettura a disposizione: la sacra Bibbia.
Voi avete Netflix e state ancora lì a lamentarvi. Vergogna.
Per questo ho vissuto: Sami Modiano racconta i campi di sterminio
Ogni anno perdiamo un pezzo di storia. Il tempo ci porta via la memoria incarnata nei testimoni di una delle prigionie più orribili che l’uomo abbia mai escogitato. Ogni libro, ogni narrazione diventa fondamentale per tramandare questa memoria.
In Per questo ho vissuto – La mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili, Sami Modiano racconta la propria prigionia attraverso i suoi occhi innocenti di bambino, forte di una lucidità incredibile.
Il padre, la sorella e gli affetti di Sami restano con il lettore per lungo tempo. Diventa inevitabile per il lettore più empatico l’immedesimazione in questo ragazzino dalla forza straordinaria, che ha assistito al totale sterminio della propria comunità e ha trovato la forza di tornare di ricostruire. Dell’intera comunità ebraica di Rodi, antica centinaia di anni, sono sopravvissute solo 151 persone.

(Credits: Rizzoli)
I libri (sulla prigionia e non), il lockdown e noi
Quali sono stati i libri che maggiormente vi hanno aiutato a superare le lunghe giornate chiusi in casa? Cosa avete fatto per superare la noia, a parte partecipare a una sorta di Bake Off su scala nazionale?
Ognuno ha affrontato in maniera diversa questi mesi di limitazioni, di lontananza dagli affetti e di solitudine. Non dimentichiamo mai che un buon libro è sempre un’ottima compagnia, un viaggio in attesa di essere intrapreso.
Per fuggire dalla propria prigione è sufficiente cominciare dalla prima riga.
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