Dante Alighieri, 700 anni dopo, secondo Alessandro Barbero e Luigi Garlando


Siediti, rilassati. Stai per leggere un nuovo articolo su Dante Alighieri dopo quello di due giorni fa.

La tua fronte si corruga, il tuo cuore palpita. Brutti ricordi? Ti rammenti forse di una delle splendide interrogazioni delle superiori? La professoressa in cattedra che ti scruta, quasi potesse leggerti dentro.

Ti ha fatto una domanda semplicissima: la concezione geocentrica aristotelico-tolemaica filtrata attraverso la riflessione di Tommaso d’Aquino. Anche i muri saprebbero rispondere. E mentre tu cerchi di ricordare chi sia Tommaso d’Aquino – perché Aristotele almeno di nome te lo ricordi, mentre non hai colto l’aggettivo “tolemaico” – lei ti guarda con sufficienza, perché tu sei l’emblema del fallimento della scuola italiana.

Respira. Sorvola le preoccupazioni del passato.

Cos’altro ti viene in mente? I tuoi occhi riflettono, poi si illuminano: nasce a Firenze, muore a Ravenna, ama Beatrice, è esiliato. Basta? Sì, giusto, c’entravano qualcosa i guelfi e i ghibellini, anche se non sei certo di cosa siano, tanto che ormai li associ agli alfieri degli scacchi. Ah, e poi ha scritto la Divina Commedia.

Una celebre statua di Dante Alighieri a Firenze, fotografata da Marco Frongia

Una celebre statua di Dante Alighieri a Firenze (Credits: Marco Frongia)

E qui la memoria ti viene in soccorso: Paolo e Francesca, il conte Ugolino (quello che ha mangiato i figli, sì!), Virgilio, Caronte, Ulisse.

1321-2021: i 700 anni dalla morte di Dante

copertina Dante di Alessandro Barbero, Editori Laterza

Dante, di Alessandro Barbero (Credits: Laterza)

Per te e per tutti quelli che Dante… questo è il momento buono per approfondire l’autore e l’opera. Sì, perché nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321, a Ravenna, Dante moriva. 700 anni fa. E da settembre scorso ha preso avvio una serie di iniziative per riscoprire, rispolverare e approfondire l’autore più noto in Italia e all’estero della nostra letteratura.

Ti propongo quindi due letture. La prima è Dante di Alessandro Barbero. Una biografia del Sommo Poeta sulla base delle scarse informazioni storiche certe, che sono comunque più cospicue rispetto a un qualsiasi altro uomo del Medioevo. Ma non farti ingannare dal termine biografia: Alessandro Barbero ha un modo di scrivere così coinvolgente che ti sembrerà di seguire le avventure del tuo personaggio Marvel preferito. Destinato a tutti, anche a coloro che credono di saperne abbastanza.

La seconda proposta è Luigi Garlando e il suo Vai all’Inferno, Dante! Pensato per gli adolescenti, in realtà tocca tante tematiche ed è adatto a tutti. Un libro che si basa su esagerazioni ed eccessi ma è solo così che il protagonista, Vasco, riuscirà a crescere.

Alessandro Barbero e la biografia del Sommo Poeta

Lo storico Alessandro Barbero raccoglie nel volume Dante le scarne informazioni del poeta fiorentino. Come per molti autori del passato, in particolare medievali, gli elementi certi della vita riguardano principalmente transazioni economiche. Acquisizioni di terreni, vendite, prestiti e crediti, matrimoni. Quindi, esclusi i matrimoni, informazioni quasi sempre al maschile.

Barbero crea un puzzle tra i dati reali, le informazioni di seconda mano degli storici e i riferimenti più o meno espliciti disseminati in tutta la Commedia. Per esempio, siamo certi che Dante sia stato a Roma per il Giubileo del 1300 perché nell’Inferno descrive in modo dettagliato la coda in senso alternato dei fedeli (Inferno, XVIII canto, vv. 25-33).

Oppure sappiamo che una volta, durante un battesimo, Dante ha salvato un neobattezzato che stava per affogare nel fonte battesimale (Inferno, canto XIX, vv. 16-21). Oltre a questo, però, brancoliamo nel buio.

Perché Dante è l’unico autore che chiamiamo col diminutivo e non con il cognome? Perché sappiamo che è nato nel 1265 pur non essendoci un certificato di nascita? Che fine hanno fatto la moglie Gemma Donati e i figli durante l’esilio del padre?

Alessandro Barbero e le tante domande su Dante

Sapevate che Dante perde il padre in giovane età e questo gli permette di vivere con maggiori libertà rispetto a un qualsiasi coetaneo? E che Petrarca da bambino lo aveva incontrato? Oppure che Bonifacio VIII aveva del reale risentimento nei confronti del poeta perché quest’ultimo, più di una volta, aveva votato contro alcune delle sue richieste? E che la famiglia degli Scaligeri, tanto elogiata nel canto XVII del Paradiso, in realtà era almeno in parte invisa a Dante?

Che fine ha fatto il patrimonio di Dante? Che relazione c’è tra il poeta e Arrigo VII, colui che avrebbe riunificato parte dell’Italia al suo impero? E Brunetto Latini, il maestro che insegna a eternare l’uomo, era forse pedofilo più che sodomita?

Insomma, un libro gustosamente storico, adatto sia per chi, di Dante, sa poco. Ma anche per chi sa già qualcosa. E Alessandro Barbero non offre verità preconfezionate: riporta tutte le varie possibilità e lascia al lettore la libertà di scegliere quale, secondo lui, sia la versione più ragionevole tra le tante riportate.

Luigi Garlando e il suo Vai all’inferno, Dante!

copertina Vai all'Inferno, Dante! di Luigi Garlando, editore Rizzoli

Vai all’Inferno, Dante! di Luigi Garlando (Credits: Rizzoli)

Altro clima, altri destinatari. Luigi Garlando ci catapulta nella vita di un tredicenne fiorentino sui generis. Discendente nientemeno che da un cavaliere crociato, Vasco appartiene a una famiglia ricchissima e antichissima. Sua madre è morta anni prima e suo padre – architetto di fama internazionale – si è chiuso nel dolore e si dedica solo al golf.

Il nonno è a capo di un’azienda di onoranze funebri per funerali indimenticabili: le tombe che realizza sono dei veri monumenti alla vita e alla morte. Piscine che si trasformano in grotte, statue stile Oscar ad altezza naturale, campi da golf che all’ultima buca proiettano ballerine leggiadre. Queste idee derivano un po’ dal padre ma molte sono dello stesso Vasco, il quale riceve un acconto – tipo paghetta – per ogni nuovo cliente.

Luigi Garlando tra Dante Alighieri, Fortnite e l’adolescenza

Vasco è un ragazzo molto stimolato, eppure usa tutta la sua inventiva e intelligenza in malo modo: a scuola non studia, risponde agli insegnanti, mal sopporta i compagni (tranne Bice), fa scherzi tutto il giorno, è sempre in presidenza dove – in cambio di biglietti gratis per la Viola – non ha mai reali conseguenze di ciò che compie.

Infine, è fissato con i videogiochi, in particolare Fortnite: passa i pomeriggi e talvolta anche le notti a giocare. Vince quasi sempre, e il suo sogno è poter gareggiare con i campioni d’Italia.

Le copertine dei libri dedicati a Dante, insieme ai volumi della Divina Commedia

Le copertine dei libri di Alessandro Barbero e Luigi Garlando, insieme ai volumi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Credits: Eleonora Cecchini)

Tutto va alla perfezione fino a quando non vede un nuovo giocatore sullo schermo: Dante. Chi sarà questo buffone? C’entra qualcosa con quel matto che decanta i versi di Dante Alighieri davanti a Palazzo della Signoria?

Libro pensato per gli adolescenti, da una parte si rivolge a loro: Vasco ha tredici anni, gioca a Fortnite, ascolta il rap, ama stare in gruppo ma ha bisogno anche dell’affetto del padre e della sorella. Dall’altra, in realtà, è adatto a tutti perché riflette su molto altro: il ruolo dell’adulto, il bisogno di regole, l’amore per la cultura e per la propria città – Firenze. La relazione padre-figlio dopo un grave lutto in famiglia. L’attivismo della sorella, impegnata nel soccorso dei migranti nel Mediterraneo. Il confine labile tra videogiochi e vita reale. La malattia dei bambini e il reparto oncologico – e la riflessione: cosa può fare un ragazzo sano per uno malato? Non mentire ed essere solo se stesso.

Il tutto accompagnato da un Dante umano, al quale ci si affeziona: fa ridere il suo modo di esprimersi (solo in terzine!) e ci si addolora per le sue invettive e il suo esilio.

Insomma, quella di Luigi Garlando è una lezione su Dante unica e irripetibile, in una Firenze tutta da scoprire.

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