Il mago, di W. Somerset Maugham – Dove il razionale incontra le forze occulte


Il mago di W. Somerset Maugham è uno di quei libri che già dal titolo mi fanno assumere la furbetta espressione di Samantha in Vita da strega. Così faccio quella cosa buffa col nasino e compro subito il romanzo, che è affascinante già dalla copertina.

“La magia non è altro che l’arte di impiegare consapevolmente mezzi invisibili per produrre effetti visibili. Volontà, amore, immaginazione sono poteri magici che chiunque possiede; chi sa come svilupparli appieno è un mago. La magia ha un solo dogma, ovvero che il visibile è la misura dell’invisibile”

Il mago, il dottore e la sua bella – Una trama nel calderone

La trama di questo romanzo gravita intorno alla figura di Oliver Haddo, sedicente mago di stanza a Parigi. La sua è una figura fin dal principio controversa ed eccentrica ispirata dall’incontro che l’autore ebbe con il famoso occultista Aleister Crowley, proprio nella capitale francese, a inizio Novecento.

Copertina Il Mago di W. Somerset Maugham

(Credits: Adelphi)

A introdurre il personaggio cardine della storia ci pensano il dottor Arthur Burdon, sobrio chirurgo di mezz’età e senza un briciolo di umorismo, e un conoscente di Haddo: il dottor Porhoët. Il dottore e il mago, scopriamo, si ritrovano spesso a conversare di materie magiche e soprannaturale – perché “anche se non è vero lo si studia perché non si sa mai”.

Quello che colpisce immediatamente sono i termini con quali è presentata la figura di Oliver Haddo, sia dal punto di vista fisico che del carisma: viene caratterizzato come un uomo dalla mole impressionante – tanto da renderlo impacciato nei movimenti – eppure capace di azioni che all’apparenza sembrano impossibili; mole ingombrante quasi quanto il suo ego e la sua arroganza. Forse proprio per questa sua presenza mirabolante – e inquietante allo stesso tempo – raccoglie intorno a sé molti seguaci.

Il motore della storia

Ciò che innesca l’intera storia è l’incontro, in un ristorante, del mago con i due medici e due donne: la giovane Margaret, promessa sposa di Burdon – a Parigi per studiare all’Accademia Colarossi – e la sua cara amica Susie, presso la quale ella vive.

Da qui in poi l’azione passa nelle mani di Haddo, che con uno stratagemma degno di un romanzo romantico, avvicina la bella Margaret riuscendo a circuirla. Ammaliandola a tal punto da portarla – più o meno di sua spontanea volontà – a scappare con lui a Londra, rompendo ogni rapporto con il promesso Burdon.

Così facendo, però, il destino della ragazza sarà la rovina.

Il fascino del magico vs la razionalità della scienza

Il romanzo di per sé non ha una trama complessa: si muove sui binari piuttosto sicuri della letteratura di inizio Novecento.

Quello che spicca, e che rende Il Mago un romanzo piuttosto interessante, è la caratterizzazione dei personaggi e la loro contrapposizione – fra magia e razionalità, bene e male.

Basta pensare a Oliver Haddo – perso nella sua utopia di potere da acquisire tramite la magia – che nel trascorrere del romanzo diventa mostro non solo nel fisico ma anche nelle idee. In contrapposizione con Arthur Burdon, che invece rimane razionale e cerca con ogni mezzo umano e legale di salvare la sua amata, fino a che non sarà costretto a superare i limiti delle sue convinzioni per poter distruggere il male creato dal mago.

Il mago di W. Somerset Maugham "visto" da AmbraHelo nella sua composizione fotografica

Il mago, di W. Somerset Maugham (Credits: AmbraHelo)

Perché leggere Il Mago

Il romanzo, come già ho accennato, è interessante se guardato dal punto di vista della costruzione dei personaggi, anche di quelli che possono parere in un primo momento di supporto. È il caso, ad esempio, del dottor Porhoët – studioso di occultismo ma al contempo scettico – e la giovane Susie, amica di Margaret e segretamente innamorata di Burdon.

Le parti riguardanti la magia si riferiscono più o meno esplicitamente alle teorie di Aleister Crowley – del quale Oliver Haddo è immagine caricaturale – e sono quelle più affascinanti. L’autore cerca di andare oltre la vaga descrizione del soprannaturale, per dipingere un affresco più solido riguardo la tradizione alchemica e le aspirazioni che muovevano chi la studiava e praticava: il potere sulla vita.

La scrittura certamente incuriosisce per le descrizioni vivide e profonde, mai sovrabbondanti di termini e i dialoghi asciutti e incisivi. Il mago è un romanzo per certi versi prevedibile, ma non lasciatevi ingannare: il glorioso finale – macabro al punto giusto e ispirato al gusto per il terrifico così in voga ai primi del Novecento – darà un colpo di coda alla vicenda.

 

E se a fine lettura avete ancora voglia di qualche brivido, provate Dracul di Dacre Stoker o Presenza oscura di Wulf Dorn!

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