Vox, di Christina Dalcher – La libertà di parola per una donna non esiste


Vox copertina del libro di Christina Dalcher (Credits: TEA)

Vox, copertina del libro di Christina Dalcher (Credits: Tea)

Vox. Voce. Se sei una donna vuol dire che hai un braccialetto al polso, che non conta però le calorie consumate e i passi effettuati in un giorno. No: quel braccialetto conta le tue parole, perché al giorno ne hai solo cento disponibili. Esaurite quelle, riceverai una scossa sempre più violenta mano a mano che sforerai il limite.

Vox, romanzo di Christina Dalcher edito da Tea, ha scosso la coscienza dei lettori: in un’America post-Trump il nuovo presidente ha deciso di riportare indietro le lancette del tempo al patriarcato, riducendo le donne a semplici mogli e padroni del focolare, senza più una voce appunto.

108. Questo è il totale di parole che ho utilizzato sino a questo momento. Cosa sono riuscita ad esprimere? Praticamente niente.

Vox, il potere della nostra voce

Avete mai pensato a quante parole utilizzate in un giorno? Pensate solo al risveglio: “Buongiorno, hai dormito bene? Cosa vuoi per colazione? Hai preso i libri di scuola? Hai fatto i compiti?”. Questi sono solo alcuni esempi. Pensate ora a cosa vorrebbe dire averne solo cento a disposizione in un giorno.

Vox trova la forza nella sua protagonista Jean, moglie e madre ma soprattutto donna con un lavoro, un passaporto e una ricerca scientifica da portare avanti. Da un giorno all’altro Jean si è ritrovata senza più libri, senza poter guidare e soprattutto ha perso i suoi diritti in quanto essere umano. Ma Jean vuole far sentire la sua voce soprattutto per sua figlia, per se stessa e per tutte le donne.

Christina Dalcher scrive un romanzo provocatorio, che fa arrabbiare

Durante  la lettura del romanzo ho provato una rabbia latente verso il Presidente, verso gli uomini che hanno deciso di rinchiudere le donne nelle case, di relegarle a semplici angeli del focolare spegnendo in loro ogni briciolo di essenza, di scintilla vitale per provare ancora una volta  la loro supremazia.

Una copia di Vox, il romanzo di Christina Dalcher, nella composizione di Silvia Liotta

(Credits: Silvia Liotta)

Pensate veramente a cosa vorrebbe dire essere private da un giorno all’altro di ogni libertà. Non potete più leggere, non avete più accesso alla posta, alla televisione, alla musica. Potrete solo leggere la Bibbia, ma non quella integrale: una versione corretta e semplificata solo per voi. Al vostro polso avrete un contatore, i vostri stessi figli vi inizieranno a trattare come essere inferiori.

Vox è questo. Una denuncia. Un monito verso ogni forma di violenza sulle donne volta a ledere i loro diritti, volta a rinchiuderle, a limitarne la libertà di espressione e di parola.

Quella di Vox è davvero una distopia, o è la realtà?

Per quanto ci troviamo di fronte a un romanzo distopico, Vox riesce a scuotere l’animo del lettore. Certi eventi sono davvero impossibili o sono solamente improbabili?

Siamo davvero sicuri che certi comportamenti, anche se in forma lieve, non facciano già parte del tessuto della nostra società moderna dove una donna con una gonna corta si è cercata gli sguardi famelici degli uomini? Dove una donna deve stare a casa e non può uscire senza il proprio uomo? Quanta parte è frutto della fantasia dell’autrice e quanta invece è solamente una visione ampliata di quello che già stiamo vivendo?

Vox è una lettura impegnativa a livello morale, la narrazione è fluida ed efficace e l’autrice centra il bersaglio.

577 parole in totale. Sarei già morta fulminata.

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