La giostra del tempo senza tempo, di Carlo Cacciamani – Quale futuro per la Terra?


La giostra del tempo senza tempo è il libro di un meteorologo. Non di uno scrittore.

La copertina di La giostra del tempo senza tempo, di Carlo Cacciamani

(Credits: Bonomo editore)

Ma spesso sono proprio questi i libri che più di altri devono essere letti. Perché un racconto e non un saggio scientifico? Perché Carlo Cacciamani, che lavora nel settore delle previsioni meteorologiche e della climatologia da una vita intera, ha urgenza di raggiungere quante più persone possibili. E ritiene che questo genere letterario più di altri sia capace di penetrare nel cuore di chi legge.

L’argomento del suo racconto? Il clima. Il futuro. E quel patto tra generazioni.

Una premessa necessaria

L’idea di scrivere il racconto nasce dopo alcuni seminari tenuti tra la fine di maggio e i primi di giugno del 2018. In questa occasione, l’autore matura la necessità di trovare un modo efficace per dialogare con le nuove generazioni sulla questione dei cambiamenti climatici in corso. Confrontandosi con la sua collega e amica Elisa Palazzi, ricercatrice dell’istituto Isac-Cnr di Torino, i due decidono di produrre e pubblicare due volumi indipendenti con il medesimo scopo.

Copertina del libro per bambini Perché la Terra ha la febbre, di Elisa Palazzi e Federico Taddia, Editoriale scienza, collana Teste Toste

(Credits: Editoriale Scienza)

Elisa Palazzi pubblica nell’ottobre del 2019 Perché la Terra ha la febbre?, un libro per bambini organizzato sul sistema della domanda-risposta. Ma non fatevi ingannare dal target: i temi trattati non sono affatto superficiali, tutt’altro! Leggendolo, di molte domande non sapevo la risposta.

Questo, invece, è il frutto del lavoro di Carlo Cacciamani, con l’aiuto di colleghi e amici. 

La giostra del tempo senza tempo e i cambiamenti climatici

La giostra del tempo senza tempo è il racconto di un sogno e di una promessa. Carlo ed Elisa, entrambi esperti di climatologia, hanno appena concluso la loro intensa giornata di conferenze sui cambiamenti climatici e, stremati ma soddisfatti, si recano nelle rispettive camere d’albergo per riposarsi.

Qui, fanno lo stesso sogno.

2019. Una coppia di amici – lei scienziata, lui tecnico – si prendono una giornata per loro e organizzano un’escursione in montagna nei pressi di Torino. Tra una battuta e l’altra – e un fiatone e l’altro – osservano il paesaggio montano con nostalgia. Il colore dei prati non è più il verde brillante di quando erano piccoli. E il colore del cielo è biancastro, come quello di Torino in preda all’afa estiva.

All’improvviso, si ritrovano nel bel mezzo di un temporale. Spaventati dalla quantità d’acqua improvvisa, soprattutto perché non piove da tempo e temono quei torrenti impetuosi che nascono dalla pioggia, trovano rifugio in un fienile. Qui c’è una stufa che emette un piacevole torpore e ci sono dei vestiti asciutti. Eppure non c’è nessuno. Inoltre, sul tavolo della cucina c’è un notebook acceso che mostra una città deserta, con palazzi molto alti e uffici, e una coppia che li guarda, sbalordita, dall’altra parte dello schermo.

Le due Torino di Carlo Cacciamani

2080. Torino è devastata dall’ennesimo tornado. Ormai sono anni che si verificano eventi di questo tipo: improvvisi, devastanti, brevi. Due amici e collaboratori si sono rifugiati nel palazzo del loro ufficio e si sentono miracolati: anche oggi sono sopravvissuti!

E un misto di vergogna, rabbia, impotenza li penetra nel profondo: oggi sono vivi, ma non è stato così per tanta altra gente. Mentre l’uomo è perso nei suoi pensieri, la donna riprende a lavorare: è il suo unico modo per andare avanti senza farsi prendere dalla disperazione.

All’improvviso, il notebook appeso alla parete del loro ufficio si accende. Sul monitor compare la pioggia, un fienile, una stufa, e una coppia, che li sta guardando con incredulità.

Una composizione natalizia con La giostra del tempo senza tempo, di Cacciamani

(Credits: Eleonora Cecchini)

La giostra del tempo senza tempo e uno degli scenari futuri possibili

Avviene così il contatto tra il 2019 e il 2080. Ognuna delle coppie racconta il proprio presente e l’altra si sbalordisce. Sono soprattutto i due giovani del 2080 a intervenire: accusano la coppia del passato di non aver fatto abbastanza per evitare che gli effetti del cambiamento climatico diventassero irreversibili.

E descrivono la loro Torino estiva: strade vuote per il caldo intollerabile, aumento delle ondate di calore. Le persone barricate al chiuso, i più fortunati con l’aria condizionata. Ma l’energia non è sufficiente per tutti: ancora di più si è acuita la differenza tra ricchi e poveri, tra il Nord e il Sud del mondo. Non c’è più petrolio e quell’energia che si ricava da altre fonti è quasi tutta destinata ai condizionatori. Inoltre, si perpetuano eventi sempre più devastanti e sempre più brevi: piove sì, ma in uno spazio di tempo così limitato che provoca solo danni.

Perché non si è fatto di più prima? Cosa si pensava nel 2019, che fosse tutto uno scherzo? Di chi è la colpa?

Il patto tra le generazioni

La coppia di scienziati del 2019 si giustifica, afferma di stare facendo già tanto. O forse crede di aver fatto tanto. Forse, non ha fatto tutto il possibile. Ecco allora che tra loro viene stipulato un patto: gli scienziati del nostro presente faranno di tutto affinché le future generazioni possano godere delle stesse bellezze che loro vedono oggi. Non si risparmieranno niente. Né conferenze, né incontri con le scuole o con i giovani universitari, non temeranno gli insulti, l’incomprensione, l’indifferenza, dal basso come dall’alto.

Faranno di tutto per entrare nel cuore della gente, per far capire che il cambiamento climatico è in atto e che se non ci si dà da fare il mondo come noi oggi lo conosciamo tra qualche decennio non esisterà più. Saranno chiamati catastrofisti, non saranno ascoltati. Non importa: continueranno con perseveranza il proprio lavoro. Anche scrivendo racconti, magari.

Perché il problema ambientale non tocca solo gli esperti: ormai è diventato un problema morale. Che mondo vogliamo per i nostri figli?

cambiamento climatico meteo clima (Caniceus Pixabay)

La Terra in bilico (Credits: Caniceus, Pixabay)

Le schede tecniche

La giostra nel tempo senza tempo non finisce qui. Oltre al racconto, la seconda metà del libro è interamente dedicata a schede tecniche redatte dall’autore ma soprattutto dai tanti colleghi e amici che tanto hanno fatto e stanno facendo tanto per portare l’attenzione delle persone su questa problematica.

Le schede trattano di svariati argomenti divulgativi. Alcune illustrano il ruolo centrale degli oceani e dell’atmosfera nei cambiamenti climatici. Altre si soffermano sul lessico specialistico: meteo e clima, per esempio, sono spesso usati come sinonimi ma hanno due significati decisamente differenti. Altrove, le schede si soffermano sull’eccezionalità dei cambiamenti climatici dal 1850 ad oggi, soprattutto in riferimento alla velocità e al manifestarsi di eventi sempre più estremi, fermo restando che di cambiamenti che ne sono sempre stati.

Molte schede tecniche sono dedicate alle conseguenze ambientali dei cambiamenti climatici (per esempio, la frequenza di incendi e la scarsità d’acqua). Ma anche a quelle conseguenze di cui non tutti siamo perfettamente consapevoli: politiche, sociali, economiche.

Vi è poi un numero consistente di schede dedicato all’informazione: alcune riflettono sullo spazio che giornali, radio e telegiornali dedicano alle problematiche ambientali; altre sul lessico delle notizie, scorretto ma efficace (come le “bombe d’acqua”). Altrove, si riflette sull’urgenza di affrontare tali tematiche nella scuola, lamentando una carenza di attenzione non solo nella scuola dell’obbligo ma anche in ambito universitario.

E poi, è fondamentale fare qualcosa, riflettere sulle proprie abitudini e comportamenti, sull’ambiente che ci circonda, sul consumismo e l’individualismo tipico del nostro presente.

Perché leggerlo?

La giostra del tempo senza tempo è una scommessa sul futuro. Per molte cose è già tardi ma non siamo ancora al punto di non ritorno: molto si può ancora fare. E non parlo solo dei potenti del mondo, espressione dietro cui spesso ci barrichiamo autogiustificandoci. Tutti possiamo fare la differenza ma dobbiamo agire il prima possibile.

E sono proprio queste le battute finali del racconto, che danno la chiave di lettura dell’opera.

“Carlo, c’è ancora tempo?” chiese lei, sorridendogli.

“Sì, Elisa, c’è ancora tempo, ma dobbiamo fare presto.” 

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