
L’eco della pioggia, di Yu Hua – Un affresco corale ai tempi del maoismo
Secondo lo scrittore Yu Hua, uno degli autori più acclamati della Cina moderna, “Scrivere è come vivere” ed è proprio di vita vissuta che egli racconta in L’eco della pioggia.
La voce narrante è quella di Sun Guanglin, secondo figlio in una famiglia di cinque persone, che vive nella campagna cinese, in un villaggio attorniato da risaie e vicino a un fiume. La sua condizione di secondo figlio lo rende una presenza invisibile e al contempo ingombrante, così viene mandato a vivere in un’altra famiglia fin da bambino.
Lì finalmente conoscerà l’affetto che possono dare i genitori e che gli era mancato fin dalla tenera età, fino alla tragedia che lo porterà a tornare, forzatamente, nella casa di origine. Accolto con sospetto e nuovamente emarginato dai suoi stessi familiari, questa condizione gli offre la possibilità di osservare il mondo intorno a sé. Un mondo campestre grottesco e tragico, che sotto il dominio comunista sta cambiando troppo velocemente senza riuscire a stare al passo.
Una storia nella Cina maoista
La narrazione non è cronologica. A me ricorda un po’ lo stream of consciousness di joyciana memoria, un processo che l’autore stesso denomina “logica della memoria”. Il racconto segue i ricordi del protagonista che di capitolo in capitolo sembra afferrare il bandolo di un ricordo che affiora, senza apparente legame.
Questo cammino della memoria, lento e cadenzato, ripercorre però l’infanzia e l’adolescenza di Sun Guanglin, regalandoci un mondo visto dal suo personale punto di vista, con le paure e le scoperte, i rimpianti e le gioie di una vita difficile e spesso solitaria.

(Credits: barnabasvormwald su Pixabay; rielaborazione: AmbraHelo)
I personaggi secondari di L’eco della pioggia
Sono memorabili le figure della madre e del padre. La prima dotata di una forza interiore adamantina, che le permette di sopravvivere alla morte di un figlio e alla scelleratezza del marito; il secondo, grottesco e debole, alla ricerca della gloria e del riconoscimento per se stesso e il figlio deceduto da eroe, ma che invece cadrà rovinosamente e con abbandono fra le braccia della vedova del villaggio.
La presenza, seppur timida e infine tragica, del giovane amico Su Yu illumina l’esistenza di Sun Guanglin dandogli la sensazione di aver trovato una amicizia vera.
L’eco della pioggia di Yu Hua è un romanzo sulla memoria e allo stesso momento un romanzo di formazione, dove il protagonista fa una summa della sua vita riannodando i fili della sua esistenza, riportando, con i ricordi, un po’ di ordine e distanza dai fatti accaduti. Questa revisione lo porterà a valutare diversamente ciò che ha vissuto e chi ha conosciuto, fino al finale trionfale e inaspettato.
Perché andare alla scoperta di L’eco della pioggia
Pubblicato nel 1991, questo è il primo romanzo di Yu Hua – che prima si era sempre dedicato a racconti di tipo sperimentale. In esso l’autore cerca di dare ordine agli aspetti stilistici fino a quel momento proiettati nelle opere brevi precedenti. L’esplicita espressione della crudeltà umana, le situazioni grottesche del passato vengono canalizzati in un testo che li traghetta direttamente verso la scrittura realista che caratterizzerà le successive opere. Per quanto non sia stato un romanzo bene accolto dalla critica, forse proprio per la natura “di transizione” che lo caratterizza, è ugualmente considerato come uno dei lavori più rilevanti dell’autore.

(Credits: AmbraHelo)
Cosa ne penso io
Il mio approccio ai libri della letteratura cinese è sempre entusiasta, forse – soprattutto – perché sono affascinata dalla cultura che ne traspare, così apparentemente lontana dalla nostra e per questo più brillante agli occhi.
La scrittura di Yu Hua è asciutta, cruda, a volte quasi abrasiva nelle sue immagini più crude. Eppure non una volta lo scritto è stato gratuito nei particolari, soprattutto nei passaggi più violenti e disperati. I personaggi sono ben caratterizzati, unici fra loro e dipinti con pennello sicuro mentre evolvono nel tempo, in meglio o in peggio. Osservandola da lontano, l’opera di Yu Hua si delinea come un affresco corale la cui voce viene dall’interno, e in questo modo rendendosi anche più vera perchè “di pancia”, restituendo – indirettamente – anche un guizzo della società cinese contemporanea.
Per un altro scorcio della società cinese, per di qua.
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