Carpe diem vs Yolo – Mi credevo poeta e mi scopro life coach


Resto sempre a bocca aperta davanti a ciò che non conosco e la figura del life coach mi ha affascinata quanto Notre-Dame la prima volta che sono uscita dalla metro a Parigi. Mi sono sentita anche un po’ indietro nello scoprire solamente alla soglia dei trenta questo nuovo mondo. Ma era veramente nuovo?

In questa seconda puntata del nostro viaggio alla ricerca dell’antico nel mondo moderno parleremo proprio di questo. Quante volte ci capita di imbatterci in post motivazionali? “Carpe diem – Cogli l’attimo”, “Yolo – You only live once”, “Vivi qui e ora”, “Vivi il presente”, “Sii grato per ciò che hai”, “Godi dei piccoli rituali di felicità”, “Godi delle piccole cose” e chi più ne ha più ne metta. Leggiamo questi post e ci sentiamo subito rigenerati. Pensiamo “inizierò ad amarmi di più”, quasi quasi mi faccio un’acqua e scorza di limone bio.

E chi sarebbe il genio che sta dietro a questi concetti, moderni o antichi che siano? A questo rispondo subito: oggi è il life coach. Ieri erano Seneca. Orazio, Montale…confusi? Ora mi spiego meglio.

Quel depresso di Leopardi se la vive meglio di uno qualsiasi di noi

Se vi steste chiedendo che ruolo svolga un life coach sappiate che non è affatto uno sprovveduto: probabilmente è una persona con conoscenze psicologiche approfondite, forse laureato in psicologia o forse no, dotato di master ed iscritto ad un albo nazionale. È un professionista del benessere, insomma; il suo ruolo è aiutare noi tutti a raggiungere la consapevolezza, ad amarci di più, a focalizzarci su ciò che veramente conta nella vita e ad imparare a lasciare andare ciò che intralcia il nostro percorso di crescita personale.

“Imparate ad apprezzare ciò che avete e siete, non curatevi di ciò che vi scorre accanto e non potete cambiare in quanto non dipende da voi”. Prima lezione di un life coach. Un life coach che potrebbe non aver letto Leopardi, ma con cui  quest’ultimo sarebbe sicuramente stato d’accordo.

Ricordo che il mio professore di letteratura italiana all’Università, una mattina, commentando la situazione politica europea ci disse che sì, eravamo un Paese in crisi, “ma noi abbiamo La Ginestra”. Per farla breve il professore non ha avuto un rigurgito da giardiniere mancato ma alludeva alla Ginestra, lirica di Giacomo Leopardi in cui l’autore ci ricorda quanto sia importante accontentarci – nel senso proprio di “essere contenti” – di ciò che abbiamo.

Nella nostra trattazione di Carpe diem vs Yolo abbiamo citato anche La Ginestra di Giacomo Leopardi ben rappresentata da questa fotografia di una ginestra su roccia vulcanica

Ginestre spontanee su terreno vulcanico (Credits: Efraimstochter su Pixabay)

Definisce la ginestra “contenta dei deserti” perché cresce senza problemi sulle pendici dei vulcani e non si cura della lava. Trovate similitudini tra un life coach e il poeta marchigiano? Ma non era solamente un depresso?

La Mindfulness figlia illegittima di Seneca

Non è finita: soltanto qualche anno fa sono incappata nel mondo affascinante della mindfulness, una tecnica psicologica traducibile come “pienezza mentale” che ci insegna a ragionare con consapevolezza sui nostri gesti quotidiani, al fine di non lasciarci travolgere da fatti ed eventi esterni a noi e impossibili da controllare.

Ricordo perfettamente la sera in cui qualcuno me ne parlò per la prima volta e ricordo altrettanto bene la mia curiosità e la mia predisposizione a imparare qualcosa di nuovo. Anche in questo caso però, di nuovo si è rivelato esserci poco. Vita, si uti scias, longa est scriveva Seneca – uno dei più moderni filosofi latini – ovvero “la vita, se sai usarla, è lunga”.

Cosa significa? Semplicemente che non dobbiamo disperdere il nostro tempo impiegandolo in attività inutili, o poco fruttuose, che non dobbiamo darci affanno per accumulare ricchezza e potere ma al contrario siamo caldamente invitati a godere di ogni istante e a renderci conto di quanto accade intorno a noi con consapevolezza, senza lasciarci trascinare dagli eventi o dai venti.

Carpe Diem, Yolo!

“Vivi il presente e non lasciare che la paura del futuro contamini il momento che stai vivendo”: seconda lezione di un buon life coach.

“Hai fatto troppo tardi ieri sera, tesoro!”. “Vabbé mamma, ho diciott’anni! You only live once! Carpe diem, no? Cogli l’attimo!”. Credo che ciascuno di noi abbia vissuto situazioni del genere. Ma Carpe diem vuol dire davvero “Cogli l’attimo?” della serie “Ogni lasciata è persa?”.

Orazio scrive “Dum loquimur fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero”  che su per giù suona così “Mentre parliamo fugge il tempo invidioso: vivi il giorno presente, il meno possibile fiduciosa nel domani”.

Carpe diem vs Yolo - You only live once insieme a un ritratto di Orazio dipinto da Giacomo di Chirico

Il poeta Orazio raffigurato da Giacomo Di Chirico in una nostra rivisitazione (Credits: RebecaT su Pixabay; rielaborazione: Marco Frongia)

Carpe diem non significa “ogni lasciata è persa” ma “anche se passi la tua giornata sul divano perché quel giorno ti senti così va bene, purché tu non riponga eccessiva fiducia in un domani che potrebbe deludere le tue aspettative e crearti ansia in quanto creatore di aspettative. Limitati a vivere appieno il giorno presente e affronta un giorno alla volta”.

Duemila anni sono passati e questo signore cicciotto e originario della Basilicata è più moderno di Robin Sharma, noto autore canadese che si occupa di gestione e sviluppo personale, autore dell’apprezzatissimo Il monaco che vendette la sua Ferrari.

Montale life-coach

“Come essere felici con le piccole cose” potrebbe essere un’altra, piccola lezione che un buon life coach potrebbe impartire ai suoi discenti e io ne conosco uno – il primo che mi ha trasmesso questo concetto – del quale mi sono innamorata fin dal primo giorno in cui l’ho ascoltato.

Il life coach in questione si chiamava Eugenio Montale e nei famosissimi Limoni scrive qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l’odore dei limoni.  Annusando l’odore dei limoni per miracolo tace la guerra –quella vera, che stava imperversando mentre Montale scriveva ma anche la nostra, quella che si combatte dentro di noi ogni giorno – e ci sentiamo subito ricchi, consapevoli, abbandoniamo per un attimo il frastuono del “fuori” e ci riconnettiamo con la pace del “dentro”.

Tutto questo solamente grazie a un limone, probabilmente bio, che possiamo tagliare con la scorza per sorseggiare la nostra acqua e limone dal sapore letterario e ayurvedico che ci aiuta a tornare a guardare dentro noi stessi, proprio come mi ha suggerito il mio life-coach pochi giorni fa.

Zeno Cosini e l’eccezione che conferma la regola

Copertina di La Coscienza di Zeno

(Credits: Newton Compton editori)

Avrei potuto tacervi dell’esistenza di Zeno Cosini. Avrei voluto che non esistesse affinché potessi dimostrare la mia tesi – vivere consapevolmente è un gran guadagno ed è un concetto che abbiamo dentro di noi e ci viene mediato dai grandi autori di tutti i tempi – invece, purtroppo, l’inetto Cosini ha bussato alla mia porta e ha prepotentemente chiesto il suo momento di gloria.

Nato dalla penna di Italo Svevo, amico personale di Sigmund Freud – padre della psicanalisi – Zeno Cosini è un completo inconsapevole: non prende una sola decisione in vita sua e per smettere di fumare – sotto consiglio del suo analista – tiene un diario, La Coscienza di Zeno, dove scrive tutto quello che non fa. Si innamora di una ragazza che lo respinge per sposare un giovane bello e aitante, ci prova con la sorella della ragazza che lo respinge a sua volta e accetta di sposare la terza sorella bruttina, poco interessante e per la quale non prova nulla. Il giovane bello, aitante e di gran fama diventa suo cognato ma muore presto e al funerale di lui Zeno, per errore, segue il corteo funebre di uno sconosciuto.

È possibile, mi chiedo, che l’unico personaggio inconsapevole di tutta la letteratura sia figlio di un autore amico intimo dello psichiatra più famoso al mondo? Destabilizzata da questo dubbio, ne parlerò con il mio life-coach.

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