I dodici abati di Challant e altre storie sul Medioevo di Laura Mancinelli


Laura Mancinelli racconta il Medioevo con tre romanzi, raccolti da Einaudi in un unico volume: I dodici abati di ChallantIl miracolo di Santa Odilia e Gli occhi dell’imperatore. Storie sospese tra realtà e finzione, hanno come protagonista il Medioevo nel quale i vari personaggi si muovono grazie a fili invisibili, tenuti ben saldi tra le mani sapienti della scrittrice.

Il primo romanzo: I dodici abati di Challant

Sei nel Medioevo. Immaginati sposato con una donna bellissima, erede di un maniero lontano; vi siete scambiati le promesse a Mantova, la tua città natale, e lì abitate felicemente. Poi, la scoperta della malattia di lei – malaria – e la morte improvvisa. Tutto velocemente, troppo velocemente.

La copertina della trilogia di romanzi di Laura Mancinelli

(Credits: Einaudi)

Ancora giovane, sei già un vedovo inconsolabile. Immagina di non avere un ottimo rapporto con tuo suocero – gli hai portato via la figlia! In cuor suo, lui pensa sia solo colpa tua. Visualizza quest’uomo, distrutto come te, che in altri tempi e altri luoghi ti avrebbe lanciato contro una Maledizione Senza Perdono, costretto in punto di morte a nominarti come unico erede del castello di Challant – tu tra l’altro odi Challant. Però firmi l’atto di proprietà.

Ma i contratti vanno letti per intero. Infatti, una clausola minuscola recita che tu sarai costretto a rimanere casto per il resto dei tuoi giorni. E a salvaguardare la tua castità, saranno preposti dodici abati. Aggiungi due ingredienti: nel castello abita ancora tua cognata, la donna più sensuale che tu abbia mai incontrato. E da quando hai accolto un misterioso straniero nel castello, avvengono morti sospette tra gli abati.

Nonostante la cornice paradossale che a tratti richiama Il nome della rosa di Umberto Eco, il punto di forza del romanzo sono proprio i personaggi, che si muovono sulla scena con estrema naturalezza: è bastato davvero poco alla scrittrice per renderli vivi. Alternando episodi comici e macabri a momenti riflessivi e sentimentali, l’autrice ci propone un Medioevo a tratti vero, a tratti romanzato, ma apparentemente sempre verosimile.

Il secondo romanzo – Il miracolo di Santa Odilia

Immagine di Santa Odilia (o Ottilia) per rappresentare il romanzo del Medioevo Il miracolo di Santa Odilia di Laura Mancinelli

(Foto di pubblico dominio)

Anche il secondo romanzo, Il miracolo di Santa Odilia, fonde realtà e finzione. Odilia è la badessa di un piccolo convento. Ha una famiglia importante alle spalle, che preme affinché lei non solo diventi un’ottima badessa – la migliore! – ma diventi anche santa. I motivi sono fortemente religiosi: come sarebbe stato maestoso il campanile della chiesa di Santa Odilia, svettante tra le dolci colline del Monferrato! Odilia assume su di sé le aspettative familiari e svolge ogni singola mansione con cura, in maniera impeccabile. Le manca solo un piccolo, insignificante dettaglio per portare a compimento quanto richiestole: compiere un miracolo. Che ci vuole? Eppure, nonostante la pazienza di cui ha fatto un habitus, neanche il giorno della sua morte accade qualcosa di miracoloso.

Qualche tempo dopo, ecco un’altra Odilia. Non aspira alla santità (anzi, a dirla tutta, non vuole neppure diventare suora) ma il volere paterno è sacro: prende i voti e in men che non si dica diventa badessa, un’ottima badessa in verità. Eppure, le manca qualcosa. Un giorno, giunge al monastero un pellegrino inatteso: cosa accadrà? Riuscirà la seconda Odilia a far compiere il miracolo alla prima o lo compirà lei stessa?

Ritengo che Il miracolo di Santa Odilia sia il romanzo più bello dei tre. Ambientato in un Medioevo un po’ vero un po’ immaginato, con echi di altre vicende (impossibile non associare Odilia alla monaca di Monza), Odilia e il pellegrino hanno quella complicità che solo una coppia che stia insieme da sempre possiede. Complicità non tanto fisica (o forse anche) bensì d’intenti, come se ognuno sapesse già cosa stia per dire o fare l’altro, pur non smettendo mai di sorprendersi a vicenda.

Anche gli altri personaggi sono interessanti: descritti nei tratti essenziali, se ne intuiscono il passato, le convinzioni, il carattere. E gli spazi – il giardino, il bosco, l’orto – non fungono da sfondo ma sono specchio dei sentimenti dei personaggi: ora rappresentano la paura e l’ignoto, ora la sicurezza e l’attesa, ora il futuro e il desiderio.

Gli occhi dell’imperatore – il terzo romanzo sul Medioevo di Laura Mancinelli

Sempre tra realtà e finzione, questa è la storia di un viaggio: quello compiuto da Bianca, l’ultima moglie dell’imperatore Federico II di Svevia dal Monferrato alla Puglia per raggiungere il suo futuro sposo, insieme al loro figlio, Manfredi. Ma dei viaggi, si sa, il momento più bello non è tanto l’arrivo, bensì il viaggio stesso, il momento in cui tutto viene visto sotto una luce nuova, in cui tutto viene messo in discussione.

Tra viaggi in carrozza, pirati, traversate in mare, tempeste, sbarchi di fortuna, agguati, litigi e chiarimenti, Bianca ripenserà a quegli occhi – gli occhi di Federico visti molti anni prima – dei quali si era innamorata e spera che il tempo non li abbia cambiati. E con uguale intensità si augura che non siano cambiati nenche i suoi.

Dei tre, ritengo l’ultimo il più debole per trama: il finale è intuibile e vi sono forti analogie con leggende medievali, come Tristano e Isotta. Nonostante ciò, reputo siano due i punti di forza del romanzo. Il primo sono le descrizioni dei paesaggi: leggendolo, sembra di vedere le colline del Monferrato e quasi di sentire il profumo intenso dell’uva matura. Più avanti, il lettore si imbatte nella spiaggia ligure di Lavagna e da lì salpa coi protagonisti sul mar Tirreno, tanto maestoso quanto impervio. Poi vede Napoli, bella come il sole. E valica gli Appennini per giungere a Vieste. E infine, si trova davanti il Tavoliere delle Puglie, con tutti i suoi ulivi ridenti alla luce calda del giorno.

Il secondo è la maestosità dei personaggi principali: pur travolti dalle emozioni, non sono mai dimentichi dei propri doveri né delle proprie responsabilità. E ciò rende delicate le loro interazioni, mai invadenti, sempre rispettose.

Perché leggere i tre romanzi sul Medioevo di Laura Mancinelli

I tre romanzi sono liberamente ispirati a fatti reali o letterari. L’autrice non cerca la verità storica: si prende molte libertà proprio in virtù della sua competenza storica e letteraria. Da una parte infatti crea una sorta di compendio di ciò che è (o che immaginiamo che sia) il Medioevo. I suoi personaggi sono quelli che ci verrebbero in mente pensando a quel periodo storico: menestrelli, trovatori, filosofi, dame, eretici, mercanti, imperatori, pellegrini, crociati – l’elenco potrebbe essere infinito. Compendio anche di luoghi (dal convento al castello, dai monti al mare). Il tutto condito con riferimenti letterari più o meno noti: nell’articolo ho indicato i più evidenti ma a una più attenta lettura si possono cogliere molti altri riferimenti.

Dall’altra – e questo è l’elemento notevole – Laura Mancinelli affida ai suoi personaggi la nostra mentalità. Infatti, se estrapolassimo un personaggio e lo inserissimo in una storia ambientata ai nostri giorni, non risulterebbe estraniato ma manterrebbe la propria identità. I personaggi, infatti, sono vivi. In altre parole, Laura Mancinelli, come un abile amanuense del Medioevo, ha creato delle miniature di umanità. Soprattutto per questo, vale la pena addentrarsi nel “suo” Medioevo.  

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