La locanda del Gatto Nero, di Yokomizo Seishi – La detective story sbarca in Giappone


La storia di un incontro, una lettera e un plico di documenti che raccontano un delitto: questo è il prologo del romanzo La locanda del Gatto Nero di Yokomizo Seishi, pioniere della detective story di ispirazione occidentale in terra nipponica, pubblicato in Giappone nel 1973 e arrivato in Italia solo quest’anno.

Nella Tokyo del dopoguerra di Yokomizo Seishi

Masashi "Seishi" Yokomizo in uno scatto di un fotografo ignoto, nel 1952

Yokomizo Seishi, 1952 (Credits: Autore ignoto, foto di dominio pubblico)

L’autore Yokomizo Seishi ambienta questa storia carica di mistero fra le vie caotiche di Tokyo, iniziando a narrare nel momento in cui un bonzo viene scoperto a scavare nel giardino di una locanda come tante: La locanda del Gatto Nero.

Ciò che espone alla visione di tutti è raccapricciante: il corpo nudo di una giovane donna, il volto talmente sfigurato da non permettere un riconoscimento certo della sua identità.

Come nella migliore delle tradizioni, e con davvero poca fantasia nella scelta dei cliché, la polizia concentra le sue indagini sui proprietari della locanda, i coniugi Itojima. Gli agenti sospettano che la vittima sia la signora Itojima, uccisa dal marito in combutta con l’amante; ma la ricostruzione non collima con le prove presenti rendendo difficile la chiusura del caso.

È in questo momento che entra in scena il detective Kindaichi Kōsuke, che, dalla matassa inestricabile dei fatti ne trae il bandolo, fino alla soluzione del mistero di questa detective story. L’investigatore privato dalla personalità eccentrica e dall’aspetto trasandato viene assoldato dell’ex amante della matrona del Gatto Nero. Questo perchè finalmente si capisca se è lei la vittima del “delitto senza volto” oppure è Kuwano Ayuko, giovane amante del marito di lei. Quattro persone: fra di loro c’è la vittima, ma anche il colpevole?

La prima parte del romanzo è dedicata alla raccolta degli elementi che porteranno alla risoluzione dell’enigma. Ogni descrizione ha la funzione specifica di fornire – oppure omettere – elementi, in un gioco costante che mira a superare l’astuzia del lettore. Una volta intessuta la trama intorno al detective, la storia viene lasciata alle sue parole e alla spiegazione dell’intricato stratagemma ordito dall’omicida che costituisce il colpo di scena finale.

Scoprire Yokomizo Seishi

Andare alla scoperta di Yokomizo Seishi è un’avventura nel giallo giapponese del primo Novecento. Da sempre appassionato di storie d’indagine, su suggerimento dell’amico Edogawa Ranpo (esponente di spicco del genere giallo e horror giapponese) si trasferisce a Tokyo trovando lavoro presso la casa editrice Hakubunkan. Suo è il plauso per aver promosso diversi autori del genere thriller, avvicinando un genere così particolare ai gusti della gente.

Deciso a dedicarsi completamente alla scrittura, riesce a creare un brillante connubio fra la detective story di stampo occidentale e la fascinazione delle atmosfere horror e soprannaturali tipiche della tradizione nipponica.

La locanda del gatto nero, di Seishi Yokomizo. Composizione originale di Ambra Oberti

(Credits: Ambra Oberti)

Perché leggere La locanda del Gatto Nero

Kindaichi Kōsuke è il personaggio più noto di Yokomizo Seishi – una sorta di Maigret giapponese – e la sua figura trasandata, insieme alla personalità irritante oltre misura, creano un personaggio indimenticabile, che lo si ami o meno.

Ho trovato deliziosa l’immaginaria trascrizione del caso ad opera dello scrittore: una cornice semplice ma effettiva per introdurre la vicenda al lettore e che al contempo permette a chi scrive di scambiare due parole direttamente con chi legge.

Lo stile di scrittura è asciutto e scorrevole, ogni parola soppesata per non essere mai di troppo e tutta tesa alla costruzione e risoluzione del delitto. Le atmosfere e l’ambientazione sono affascinanti ed esotiche mentre, sfortunatamente, ho trovato la descrizione dei personaggi un po’ scarna, forse ignorata, forse lasciata alla fantasia del lettore nipponico – più abituato a immaginarsi l’aspetto di persone e abiti.

È un romanzo tutto sommato gradevole, pieno delle reazioni improvvise ed esagerate dei personaggi – un po’ teatrali ma che strappano un sorriso indulgente – ma anche di una investigazione precisa e metodica che ha il sapore di Occidente anche fra le strade di Tokyo.

Ora scusatemi però torno ai miei autori cinesi.

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