Dracula di Bram Stoker e la nascita di un genere letterario


Dracula di Bram Stoker è, innegabilmente, un classico della letteratura. Ce lo dicono le case editrici, che continuano a pubblicarlo a 123 anni dalla sua prima uscita, e ce lo dice il pubblico. Telefilm, film, giochi da tavolo, giochi per console e pc, giochi di ruolo, libri e fumetti. Non esiste media che non abbia usato, e abusato, della figura del vampiro. E non si salvano neppure i cocktail, come abbiamo scoperto oggi.

Perché proprio quest’opera? Allo sguardo di un lettore moderno non fa molta paura, assuefatti come siamo a ben altri livelli di orrore.

La copertina di Dracula di Bram Stoker nell’edizione dei Classici Mondadori (Credits: Erika Biggio)

E anche per il lettore dell’epoca vittoriana, Dracula di Bram Stoker ha una ben strana conformazione. Innanzitutto dobbiamo pensare che la letteratura gotica nasce quasi un secolo prima. Frankenstein di Mary Shelley ne è colonna portante, pur affrontando argomenti diversi rispetto a Dracula. Il mostro di Frankenstein ci fa riflettere sull’etica scientifica, sull’abuso degli strumenti a nostra disposizione e sull’hybris dell’uomo.

Dracula di Bram Stoker ha cambiato le carte in tavola

Dracula invece è decisamente più viscerale. Sangue e sesso sono protagonisti indiscussi di questo libro. L’abilità di Bram Stoker è stata quella di saper usare una vasta libreria di materiale già esistente e renderlo “letteratura”. Ma partiamo dall’inizio.

La figura del vampiro è presente, sotto diverse accezioni, praticamente in ogni cultura del mondo. A partire da quelle società che il pipistrello vampiro ce l’hanno davvero, come le popolazioni del centro e sud America, fino alla civilissima Europa, la figura del mostro succhiasangue è ovunque. La cosa divertente è il percorso che questa creatura ha effettuato in letteratura. Mentre abbiamo pochi resoconti scritti sull’esistenza di queste figure, una delle sue incarnazioni più interessanti, e di cui abbiamo più fonti, è Empusa, figlia della dea greca Ecate. Ella era una bellissima fanciulla che di notte banchettava col sangue dei viventi. Suona familiare?

Il vampiro è l’incarnazione di diverse malattie

È singolare come in molte culture essi appaiano come mostri senza alcuna origine umana.  Solo dal XVIII secolo in avanti prende il sopravvento la figura del vampiro tradizionale dell’est Europa, e le cause sono molteplici. La diffusione della tubercolosi ha probabilmente aiutato questo mito, per cui i pazienti morivano lentamente, come consumandosi nel proprio letto e, spesso, contagiando tutta la famiglia.

Un’altro fattore inquietante è la possibile esistenza all’epoca di persone seppellite vive. Uomini o donne molto malati, deboli al punto di essere creduti morti, che si svegliavano all’interno della propria tomba. Probabilmente si trattò di avvenimenti molto rari, ma non impossibili a causa delle scarse conoscenze mediche dell’epoca. Pensate a un pover’uomo che, dopo aver seppellito la moglie, sente strani rumori provenienti dalla sua tomba. Si fa coraggio, magari dopo alcuni giorni, e fa riaprire la bara. Al suo interno un cadavere ancora in perfetto stato e segni di unghiate contro il coperchio.

Christopher Lee nei panni di Dracula

Christopher Lee nei panni di Dracula (Credits: Hammer film)

Il boom della figura del vampiro coincide anche con la diffusione tra i nobili d’Europa dell’emofilia, che i figli della regina Vittoria d’Inghilterra hanno sparso per tutto il continente. Unita alla talassemia già presente nel sud dell’Europa, ha creato terreno fertile per la diffusione del mito del mostro bevitore di sangue. Entrambe sono malattie genetiche del sangue. La prima comporta una cattiva (se non quasi inesistente) coagulazione del sangue. Quindi ai malati bastano piccoli traumi per morire dissanguati. La talassemia invece comporta una forma grave di anemia per la poca presenza di emoglobina nel sangue. I malati, soprattutto nelle forme più gravi, hanno un colorito malsano e possono anche avere problemi durante la crescita con deformità all’apparato scheletrico. Riassumendo: sangue che scorre a fiumi, pallore malsano e aspetto deforme. Et voilà, un vampiro.

Il panico crebbe a tal punto che Maria Teresa d’Austria mandò il proprio medico personale a indagare tra la popolazione, che Voltaire ne parlò nel suo Dizionario filosofico e che grandi teologi e padri della Chiesa ne dissertarono abbondantemente. Mentre la scienza ne negava l’esistenza, la pancia del popolo dissotterrava cadaveri per riempirne la bocca d’aglio.

La letteratura è sempre specchio della sua epoca

Tutto questo ribollire di emozioni, e di speculazioni, portò alla nascita di una letteratura considerata di seconda lega. Il vampiro del Dottor John William Polidori è un racconto figlio della stessa serata tempestosa che diede i natali a Frankenstein. Il buon dottore era infatti medico personale e segretario di Lord Byron. Inizialmente Il vampiro venne proprio attribuito al tenebroso poeta da un editore frettoloso, ma lord Byron ne smentì immediatamente la paternità. Carmilla di Sheridan Le Fanu racconta di una fanciulla affascinante la cui morte prematura la trasforma in un sensuale vampiro. Varney il vampiro, di paternità incerta (è stato attribuito sia a James Malcolm Rymer che a Thomas Peckett Prest), ha definito alcuni degli aspetti caratterizzanti del vampiro. I famosi canini aguzzi, la capacità di ipnotizzare le vittime e la forza sovrumana risalgono proprio a questo libro.

Queste opere hanno esercitato un’ovvia influenza su Bram Stoker. Tantissimo sia dell’aspetto che delle caratteristiche mistiche del conte Dracula si devono proprio a questi penny dreadful, pubblicazioni periodiche dal costo di un solo penny che hanno aiutato a diffondere l’horror gotico in Inghilterra. Eppure Stoker ha saputo far fare un salto di qualità al suo Dracula.

Innanzitutto, Bram Stoker fece un immenso lavoro di ricerca folcloristica. Partendo dalla figura del sanguinoso Vlad III, signore guerriero dei Valacchi e dal simpatico soprannome de “l’impalatore” per poi immergersi nella storia dell’Ordine cavalleresco del Drago (dracul). I riferimenti alla storia tormentata della Romania sono molti, soprattutto all’inizio del romanzo, in cui è lo stesso conte a descrivere la propria genealogia al povero Jonathan Harker. 

Bram Stoker si ispirò anche a fatti realmente accaduti

La seconda parte dell’opera, quella incentrata sulla figura di Lucy, è tragicamente tratta da un fatto di cronaca. Nel 1892 un padre disperato di Exeter si convinse che la figlia morta da poco fosse un vampiro. La fanciulla soffriva molto probabilmente di tubercolosi, malattia che ne aveva già ucciso la madre e la sorella.

Dracula di Bram Stoker circondato da alcuni dei suoi “eredi”. In senso orario: Le notti di Salem di Stephen King, Intervista col vampiro di Anne Rice, Nodo di sangue di Laurell K. Hamilton e Black friars di Virginia de Winter. (Credits: Erika Biggio)

Abbiamo già visto che all’epoca la consunzione, altro nome della tubercolosi, veniva spesso accostata al vampirismo. Scoperchiata la tomba il padre trovò il cadavere ancora in buono stato, con unghie e capelli più lunghi. Inoltre il corpo emise uno strano rumore non appena aperto il coperchio. Oggi noi sappiamo come funziona la decomposizione, ma l’uomo disperato le conficcò un paletto nel petto e bruciò i resti della fanciulla.

Dracula è un’icona intramontabile

Dracula di Bram Stoker non rese ricco il suo autore. Mentre fu molto apprezzato dalla critica, il pubblico lo considerò solo uno dei tanti romanzi gotici dell’epoca. Fu solo dopo la morte dell’autore, all’uscita del film Nosferatu nel 1922, che il romanzo tornò prepotentemente in auge. La vedova di Stoker, Florence Balcombe, combatté in tribunale i creatori del film ispirato al lavoro del marito, che non le avevano mai pagato alcun diritto. Non solo vinse la causa, ma il clamore che ne conseguì riportò Dracula di Bram Stoker in stampa nel 1931. Non è mai più stato tolto da alcun catalogo.

Molto probabilmente la versione del romanzo che è giunta fino a noi è molto edulcorata. Ne è prova la versione islandese del libro: la traduzione che circolava sull’isola, creduta per anni direttamente tradotta dal’originale, si è rivelata molto diversa. Più corta, meno prolissa nel raggiungere il cuore dell’azione e decisamente più sensuale ed esplicita. Probabilmente si è trattato di un mix di cause, tra cui una prima versione originale che Stoker pensò fosse troppo audace per il mercato inglese. Sicuramente l’editore/autore islandese, Valdimar Àsmundosson, modificò pesantemente l’opera, facendone risaltare la componente erotica.

Gli eredi di Dracula di Bram Stoker

La forma epistolare del romanzo è stato un escamotage molto in voga all’epoca, utile per narrare la storia sotto diverse angolazione senza dover ricorrere al narratore onnisciente. Anche i vari seguiti ideati da Bram Stoker ricalcano questa forma, benché non abbiano mai avuto nemmeno l’ombra del successo dell’opera originale. Sono stati altri autori a dare ulteriore fascino e fama alla figura del vampiro nel secolo successivo.

Dracula di Bram Stoker ha aperto la porta ad una infinità di opere, dall’urban fantasy all’horror erotico, che proliferano ancora oggi sugli scaffali delle librerie e negli ebook reader. Alcuni, come Intervista col vampiro, sono diventati dei classici a loro volta. Altri, come Twilight, hanno avuto enorme successo mediatico.

Certo, la figura del vampiro si è modificata parecchio da autore ad autore, ed esistono tantissimi sottofiloni, popolati da vampiri buoni, vampiri cattivi e vampiri umani. Ci sono saghe intere per gli appassionati che non resistono al richiamo sensuale del vampiro.

Tutto a dimostrazione che il fascino atavico dell’inquietante conte Dracula non avrà mai fine.

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