Il Decameron – Come sopravvivere a un’epidemia secondo Boccaccio


Decameron - Boccaccio - Edizione in due volumi Oscar Mondadori

(Credits: Erika Biggio)

Il Decameron di Boccaccio è una di quelle opere che sanno rendere piacevole l’ora di letteratura a scuola. Colonna portante del volgare trecentesco, è sempre stato esempio perfetto di come l’umanità resti uguale a se stessa nonostante il trascorrere del tempo.

Il parallelismo con la situazione attuale è evidente: dieci giovani di buona famiglia fuggono dalla loro città tormentata dall’epidemia. Dieci giovani ricchi scappano nella seconda casa di uno di loro. In villeggiatura in pratica. Ecco, sorvoliamo un attimo il commentario riguardo i cali di buonsenso endemici alla popolazione italiana sin da prima che esistesse l’Italia. Sorvoliamo anche sulla totale noncuranza nei confronti di chiunque altro, dato che ovviamente non partono senza i propri servitori. È evidente che il Decameron, oggi più che mai, abbia mantenuto una salda connessione col presente.

Cosa fa un gruppo giovani (le età riferite vanno dai 18 ai 28 anni) costretto alla reclusione, seppur in una gabbia dorata? Si annoia. E per combattere la noia decidono, vista la grave mancanza di Playstation dell’epoca, di raccontare delle storie. Non sono storie banali, badate bene, bensì racconti volgari, blasfemi, ridicoli e sdrammatizzanti. Esattamente come faremmo noi.

Lo schema è molto semplice: il re o la regina della giornata decide il tema delle novelle. Ognuno racconta la propria e il regnante deciderà alla fine chi ritiene più meritevole di indossare la corona il giorno successivo. Dieci giorni per dieci novelle ci regalano cento piccoli affreschi di ironia e arguzia. Politica, sesso, denaro e superstizione sono i temi principali che toccano i narratori, con l’amore e la verità posti come valori assoluti ai quali tutto si piega.

Boccaccio non è Dante, e il Decameron non è La Divina Commedia

L’affresco che Boccaccio ci disegna della società fiorentina a lui contemporanea è sì ricco di punzecchiature e riferimenti, ma sempre percorsi da un senso di pietà. I racconti non risparmiano nessuno, dai grandi signori ai piccoli prelati, regalando al lettore una prospettiva addolcita dalla consapevolezza dei difetti umani. I protagonisti sono infatti esseri umani, e come tali fallibili: se a un grande peccato corrisponde una altrettanto grande punizione, a inezia corrisponde spesso e volentieri solo il ridicolo. Resta quindi distante dalla rigida regola del contrappasso tipica della Divina Commedia di Dante.

(Credits: Sara Ivaldi)

Il Decameron è affresco di una società moderna, pragmatica e flessibile: chi pensa al medioevo italiano come a un’epoca buia sbaglia di grosso. Le trasformazioni che percorsero la nostra penisola sono le fondamenta su cui si basa la società contemporanea. Boccaccio è interprete scanzonato di un essere italiani che non si è mai affievolito: inventiva, amore per il bello e una sana faccia tosta rendono i dieci giovani narratori familiari come amici di lunga data.

Certamente non parliamo di un’opera di facile lettura; eppure il Decameron è approcciabile praticamente da chiunque. Serve solo un po’ di tempo per abituarsi alla prosa e alla grammatica, aiutati dalle note.

Le edizioni esistenti sono molteplici. Accertatevi che la vostra abbia esaurienti note a margine perché rendono molto più semplice la fruizione dell’opera. Inoltre ogni racconto è  lungo solo poche pagine ed è dotato di un piccolo riassunto che rende ben chiare le tematiche trattate. Il lettore può quindi decidere di non seguire l’ordine cronologico e decidere di leggere ciò che più gli aggrada: sono rari infatti i personaggi ricorrenti, come per esempio Calandrino, rendendo ogni racconto fine a se stesso.

Questo momento storico sembra fatto apposta per riscoprire ed apprezzare una delle maggiori opere letterarie italiane. Non costretti su di un banco di scuola, ma serenamente, come faremmo con un libro qualsiasi.

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