L’Istituto, ovvero la forza dei bambini di Stephen King


L’Istituto, il nuovo romanzo di Stephen King, è uscito in tutto il mondo lo scorso dieci settembre: fortunatamente per noi poveri lettori adoranti , ormai il Re è tale di nome e di fatto, garantendoci l’uscita contemporanea in tutte le lingue senza quindi sottoporci a mesi di tediosa attesa. Benchè King sia un autore molto prolifico, dato che, come dichiara lui stesso in un’intervista alla tv americana, L’Istituto è il suo sessantunesimo romanzo (sì, avete capito bene), riesce sempre a regalare ai suoi fedeli fan piccole gemme da leggere tutto d’un fiato e poi posizionare, reverenti, il libreria accanto al volume precedente. Questo romanzo, premetto, non fa parte del filone horror, ma più che altro di quello fantascientifico, nonostante come al solito King riesca a trascendere la categorizzazione in generi ben definiti: è uno che racconta storie, e lo sa fare come nessun altro.

Luke Ellis non è un adolescente come gli altri: ha solo dodici anni, eppure è già stato ammesso in due delle più prestigiose università del Paese, grazie al suo quoziente intellettivo praticamente incalcolabile, e ha piccoli poteri telecinetici, che però non sono abbastanza forti nemmeno per spostare una teglia di pizza piena. Quando una notte un commando di professionisti si insinua a casa di Luke e ne uccide i genitori, lo scopo non è sfruttare il pazzesco potenziale del suo cervello, bensì quel poco di telecinesi che possiede, destinazione l’Istituto. Una volta ripresosi dal sonno innaturale in cui lo hanno calato i suoi rapitori, Luke scoprirà di essere in una situazione senza vie d’uscita, prigioniero insieme ad altri ragazzi come lui, dotati di poteri telepatici e telecinetici, sottoposti a terribili esperimenti prima di essere spostati in un’altra struttura da cui nessuno è mai uscito.

La situazione parrebbe disperata, eppure un ragazzino come Luke non è tipo da perdersi d’animo e di certo è ricco di risorse che altri suoi coetanei non hanno: quando il prigioniero è più intelligente di tutti i suoi carcerieri messi insieme e ha a disposizione l’immenso potere dei suoi amici, non c’è nulla che possa davvero fermarlo.

Con questo romanzo Stephen King torna a parlarci d’infanzia, quel periodo della nostra vita dove tutto è possibile, dove possiamo davvero essere invincibili contro un mondo di adulti alieni solo unendo le forze con altri come noi: L’Istituto, come It e L’Incendiaria, è un inno alla forza e alla resilienza dei giovanissimi, all’amore disinteressato che solo i bambini riescono ad avere e al quel coraggio senza ripensamenti che manifestano soltanto i puri di cuore. Come sempre l’autore trasmette magistralmente le emozioni dei suoi personaggi, portando il lettore di volta in volta sia nelle menti dei bambini che dei loro aguzzini, dipingendo un quadro sempre più sinistro sul vero scopo dell’esistenza dell’Istituto: e se fosse davvero un male necessario? E se sacrificarne mille per salvarne milioni fosse davvero l’unica cosa da fare? Al lettore l’ardua sentenza, ma non possono non venire in mente le immagini, e le storie, dei piccoli messicani separati dai propri genitori da un’istituzione superiore, per la tutela di un fantomatico benessere nazionale. Il dilemma, come sempre con Stephen King, è alla fine soprattutto etico e filosofico, e se c’è un autore in grado di scrivere thriller fantascientifici per far riflettere il mondo su cosa vuol dire essere umani, e sui beceri compromessi che siamo pronti a compiere per salvaguardare il nostro piccolo angolo di mondo, questo è proprio il Re.

PS: lo sapevate che Trump ha bloccato Stephen King su Twitter?! Così, tanto per dire.

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