Un mare di terra, un mare di stelle e un magico arcobaleno per un diario sudafricano


I turbamenti della nazione arcobaleno. Diario sudafricano di Franco Arato.

Rainbow Nation ovvero Nazione Arcobaleno. Così Desmond Tutu ha definito il Sudafrica dopo la fine dell’apartheid. Come sulla tavolozza di un pittore. I colori si fondono e creano nuove sfumature. Non più nettamente e rigidamente definiti. Non più distinzioni, ma una nuova armonia.

Una definizione romantica e lirica. Purtroppo ad oggi ancora una utopia. Ancora un sogno, un auspicio. Ad oggi non è una realtà.

Perché – questo il pensiero del nostro autore – spesso ogni colore di quell’arcobaleno tende a far parte per se stesso e a guardare un po’ in cagnesco la tinta vicina.

Un arcobaleno…

Il Sudafrica è simile ad un arcobaleno. I suoi colori? Le lingue: undici sono le lingue ufficiali. Culture, etnie. Queste ultime definite di preferenza razze. Tale è l’espressione che si utilizza nei documenti ufficiali. Ma anche la democrazia, la tolleranza e le differenze.

…e i suoi turbamenti

Colori che a fatica convivono. Una fatica che ha radici salde e profonde nel passato. E nel presente questa pesante eredità continua a creare mille difficoltà. O meglio turbamenti. Sono diseguaglianze e differenze che alimentano la persistenza di mondi non comunicanti.

Una realtà complessa che lasciamo descrivere da Nelson Mandela.

La politica dell’apartheid ha lasciato una profonda e durevole ferita nel mio paese e nel mio popolo. Noi tutti dovremo attendere anni, se non generazioni, prima che si rimargini. Tuttavia, quei decenni di brutalità e di oppressione hanno avuto un altro effetto, seppure involontario: quello di produrre uomini […] di tale coraggio, lungimiranza e generosità che forse non ne conosceremo l’uguale. Forse è stato proprio l’abisso dell’oppressione a creare quelle vette di umanità. Il mio paese è ricco di minerali e di gemme preziose nel sottosuolo, ma ho sempre saputo che la sua maggiore ricchezza è il suo popolo, più bello e prezioso del più puro dei diamanti.

Il Sudafrica visto da un turista

Quando pensiamo al Sudafrica quali immagini popolano la nostra mente?

Quelle di un paese straordinario e pieno di vita. Un mosaico geografico composto da una incredibile varietà di paesaggi. Savane sconfinate. Deserti a perdita d’occhio. Maestose montagne. Scogliere rocciose e interminabili spiagge solitarie.

La natura selvaggia. Gli animali liberi nel loro habitat naturale. L’eccitante possibilità di incontrare da vicino i big fives. Ovvero elefante, leone, rinoceronte, leopardo e bufalo.

Ma anche città modernissime. Con i loro suoni e  colori. Ognuna di esse caratterizzata dalla propria atmosfera, storia e architettura.

Ancora i colori che vivono nell’aria come una magia. Inoltre i profumi, i  gusti e i sapori.

Immagini turistiche di un paese senza dubbio alcuno affascinante e magnetico. Ma questo e molto altro è il Sudafrica,

…e visto da Franco Arato

Che ha vissuto per tre anni – dal 2009 al 2012 – a Johannesburg dove ha insegnato letteratura italiana all’università di Wits. Il cui nome ufficiale è University of the Witwatersrand. In lingua afrikaans significa ‘altipiano delle acque bianche’. 

Da questa forte esperienza è nato il suo libro. Definito nel sottotitolo diario sudafricano.

Ho girato per quel bellissimo paese in inverno e in estate, nei posti canonici e meno canonici: da Pretoria a Città del Capo, da Soweto ad Alexandra, da Durban al parco Kruger, alle montagne del Drakensberg, dalle coste occidentali a quelle orientali. Il mio racconto è personale, non obiettivo: non una guida per il turista (anche se al turista potrà magari tornar utile) e nemmeno un resoconto storico-politico. È un diario, nel senso che parla di quanto mi ha impressionato, nel bene e nel male, non un’annotazione giorno per giorno, al modo dei viaggiatori romantici: sarebbe ridicolo pretendere di girare da pionieri in un paese per tanti aspetti modernissimo. Ho provato a descrivere le contraddizioni della vita sudafricana, a costo di violare le regole strettissime, ma spesso stolte, del “politicamente corretto”; raccontando qualche storia vera, ho anche cercato di immaginare le prospettive future del paese, tra motivi di speranza o di sconforto.

Il diario e il racconto 

Scopriamo il Sudafrica attraverso il racconto del nostro autore. Le sue descrizioni sono vivide. Talvolta anche ironiche, pungenti e comiche. E’ riuscito a trasmettere il suo stato d’animo e le sue emozioni. Anche i suoi timori e pregiudizi. Oltre la diffidenza e l’impaccio di trovarsi in un paese così lontano. Nonché così diverso dalla nostra cultura occidentale.

Insieme a Franco conosciamo la mentalità dei sudafricani. Le loro città. Tra le righe del diario scopriamo la loro storia e la loro cultura. Anche le loro tradizioni e credenze riguardo all’arte magica.

Ma esistono nella cultura africana altri e più antichi mezzi per interrogare il mistero, per curare il passato e preparare un futuro migliore. È convinzione atavica che occorra chiedere consulto sia alla Natura, in tutte le sue forme viventi, sia alla Voce degli Antenati, che tutto sanno e a tutto provvedono.

Ogni pagina del diario narra una storia. Un linguaggio diretto e coinvolgente. Trasmette la sensazione di essere lì in Sudafrica con l’autore e vivere la sua stessa esperienza.

Il filo rosso

Il colore è il filo rosso che percorre tutto il diario. Palese o nascosto tra le parole. Cupo delle difficoltà  dei turbamenti. Variegato delle città, delle strade e dei quartieri. Il colore della gente del Sudafrica.

Il colore magico della savana, delle estese pianure e delle montagne.

Arcobaleni nel sole

Le ultime pagine del diario sono dedicate al luogo più tipicamente, cocciutamente sudafricano. Dove prende vita un arcobaleno magico.

Pagine suggestive dalle quali emerge la sensibilità e forse anche il lato romantico dell’autore.

…e nella notte

Quando il cielo australe gremito di stelle sembra piegarsi sopra il viaggiatore, circondandolo in un abbraccio a perdita d’occhio in mezzo alla campagna nuda dov’è buio pesto e non passa anima viva: a nord a sud, a est a ovest, un mare di terra e un mare di stelle. […] un posto che la storia certo non ha risparmiato, ma dove si può nutrire l’illusione di liberarsi dall’abbraccio soffocante della storia, […]

Quella libertà che ricorda le parole di Nelson Mandela.

Non sono nato con la sete di libertà. Sono nato libero, libero in ogni senso che potessi conoscere. Libero di correre nei campi vicino alla capanna di mia madre, di nuotare nel limpido torrente che scorreva attraverso il mio villaggio, di arrostire pannocchie sotto le stelle, di montare sulla groppa capace dei lenti buoi. Finché ubbidivo a mio padre e rispettavo le tradizioni della mia tribù, non ero ostacolato da leggi divine né umane.

Franco Arato

Ha studiato all’Università di Genova, dove si è laureato in lettere nel 1983. Presso l’Università di Torino ha conseguito il dottorato di ricerca in italianistica nel 1989. Ha insegnato nelle scuole superiori e nei licei. Docente all’Università di Bergamo (2002-2004) e alla University of the Witwatersrand di Johannesburg (Sudafrica, 2009-2012). È professore associato di letteratura italiana all’Università di Torino dall’ottobre 2012. Dall’ottobre 2017 è presidente del Corso di laurea magistrale in letteratura, filologia e linguistica italiana.

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