La luce del domani, di Roxanne Veletzos


La luce del domani: e se la speranza di una vita migliore coincidesse con l’abbandono di ciò che si ama?

Pogrom di Bucarest, 1941. Una coppia di giovani ebrei sta fuggendo per avere salva la vita. Hanno anche una bambina, Natalia, che piange e si dispera, e rallenta loro la fuga. Il padre abbandona la figlia nell’androne di un palazzo, afferra con più forza la mano della moglie e scappa.

Natalia viene trovata poco dopo e affidata alle cure dell’orfanotrofio. Una coppia borghese decide di adottarla: Anton e Despina. Le offrono quell’amore che a lei era mancato, l’amore di una famiglia. La trattano da pari, la vestono con gli abiti più eleganti, le permettono di frequentare le scuole migliori. Le comprano un pianoforte, che Natalia ama e suonerà per il resto dei suoi giorni.

Ma c’è una guerra in corso, là fuori.

Finché la Romania rimane schierata con Hitler, a Bucarest la guerra è solo una radio in soggiorno che trasmette le notizie dal fronte. Ma quando firmerà l’armistizio e passerà dalla parte degli Alleati, inizieranno i problemi. La città viene bombardata dai tedeschi, i generi alimentari diminuiscono, la gente muore per le strade. Il tutto per un anno intero.

Poi, finalmente, il 1945: la guerra è finita. Tutti festeggiano, tranne il padre di Natalia.

Il neogoverno rumeno è filosovietico, e alla radio parlano di una Cortina di Ferro impenetrabile. I rumeni sono in trappola nel loro stesso Paese. Si parla di persone che scompaiono nella notte, si vocifera di gulag, si sussurra di treni diretti chissà dove. E i borghesi sono la classe maggiormente in pericolo, colpiti dalla furia del nuovo governo.

La famiglia di Natalia perde tutto quello che aveva: i negozi del padre, i vestiti della madre, le porcellane, il pianoforte. E’ costretta ad abbandonare la casa. Ma soprattutto, abbandona quell’allegria e leggerezza che l’avevano contraddistinta anche sotto i bombardamenti. Il padre sembra invecchiato d’un tratto e la madre cerca disperatamente di conservare la dignità della propria famiglia. Ma con quale sforzo, in quegli appartamenti comuni con solo due stanze e i vicini che si picchiano tutti i giorni!

Natalia nel frattempo cresce, diventa adulta, e rinuncia al suo unico sogno: suonare il jazz.

Un giorno, rivede Victor, un ragazzo – ormai uomo – che suo padre aveva aiutato in tempo di guerra, ora diventato un pezzo grosso del nuovo governo. Tra i due sboccerà una storia d’amore, che finirà tragicamente quando lui, a sorpresa, la accompagnerà in aeroporto. Vuole che parta per New York: è la sua unica possibilità di vivere una vita migliore.

Natalia è spiazzata, non capisce, fraintende. Inizialmente pensa che lui non la voglia più, poi intuisce che la loro relazione non abbia nulla a che vedere con quella iniziativa e si innervosisce ancora di più.

E cosa mi dici dei miei genitori? Come puoi pensare che potrei abbandonarli? Come posso lasciare solo mio padre, proprio ora che è così debole e confuso, o mia madre, che ha bisogno di me più che mai? Come puoi pensare che potrei andarmene?

Sanno tutto, Talia. I tuoi lo sanno. Tua madre mi ha fatto giurare che ti avrei fatto salire su quell’aereo.

Natalia prenderà quell’aereo, e a New York troverà qualcosa di veramente inaspettato. Finalmente la luce del domani: una nuova vita.

La luce del domani è un libro molto interessante da punto di vista storico. La storia della Romania dalla Seconda Guerra Mondiale agli anni ’60 è talmente tanto importante da poter essere ritenuta un personaggio al pari degli altri, quello dal quale la vicenda stessa dipende.

Per quanto riguarda la narrazione, La luce del domani non mi ha particolarmente affascinato per le scelte narrative: i frequenti salti temporali con il conseguente uso continuo di flashback non incrementa la curiosità ma diminuisce l’empatia con i protagonisti, di cui si sa poco o niente e che, al contrario, sarebbero stati interessanti da approfondire. I personaggi meno riusciti sono proprio i due giovani, Natalia e Victor, dei quali non si riesce a comprendere il carattere, soprattutto di Victor, che di sé non racconta praticamente niente.

Al contrario, Anton e Despina sono una coppia reale. A mio parere, sono i veri protagonisti del libro, il motore dell’intera vicenda, coloro che permettono a Natalia di diventare ciò che sarà ma che agiscono sempre in sordina, senza grandi complimenti o gesti eclatanti. Ci sono, punto e basta. Il loro amore tangibile si percepisce in ogni pagina del libro, in ogni scelta che fanno, in ogni nuova situazione imprevedibile che devono affrontare. E tutto questo amore è riversato su Natalia, che li ama profondamente a sua volta.

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