Le parole segrete: gli dèi nascosti


Runemarks è il primo romanzo della trilogia omonima di Joanne Harris.

Joanne Harris è una scrittrice inglese nota soprattutto per aver scritto il romanzo Chocolat, da cui è poi stato tratto il film omonimo con Johnny Depp e Juliette Binoche; già da quest’opera si intuisce l’interesse che l’autrice nutre per il mistico, la magia ed il potere femminile: figlia di due accademici, francese da parte di madre, dicono avesse una bisnonna strega e guaritrice.

Chocolat è effettivamente la meno “magica” delle sue opere: Le parole segrete, Runemarks in lingua originale, è un romanzo che si tuffa a capofitto nella mitologia nordica, portandoci in un mondo parallelo dove, dopo la fine del mondo, un nuovo Ordine controlla il potere temporale e religioso, dove è vietato parlare dei vecchi dèi e ogni creatura che nasce col segno di una runa addosso viene uccisa senza pietà.

Maddy, la nostra protagonista, è una ragazzina nata con una runa sulla mano, che non viene eliminata dai suoi pari solo perchè umana: col tempo Maddy capirà che proprio quel simbolo le conferisce poteri particolari, che però aggiungeranno il timore al disgusto che i suoi simili nutrono per lei. L’unico che le parla, e le insegna a gestire i suoi poteri, è il Guercio, un vecchio viandante che si interessa sempre di più a lei, fino ad assegnarle piccoli compiti.

Solo andando avanti scopriremo che il Guercio non è altri che Odino sotto mentite spoglie, che sta addestrando Maddy perchè la runa incisa sulla sua mano indica un destino spaventoso e poteri incredibili, che Loki è sempre il solito burlone e che tutti i vecchi dei non sono spariti come si crede, ma vivono in mezzo alla gente comune, aspettando con pazienza che il piano di Odino per farli tornare agli antichi fasti inizi a dare i suoi frutti…il destino del mondo, come sempre, è in bilico.

Runemarks al di là del suo aspetto di romanzo fantasy affronta alcune tematiche davvero interessanti, come l’influenza che il governo esercita sulla mente delle persone, tramite il controllo della religione, degli scritti e quasi delle parole stesse della gente. La magia è ricordata e riconosciuta come strumento di perdizione, anche quando è utile per il benessere della comunità. La paura del diverso che istiga violenza e odio immotivati è stavolta ben delineata; la Harris normalmente apprezza un approccio più sottile, mentre in Runemarks vuole proprio sottolineare la grettezza del popolo che si nutre di ignoranza e superstizione.

Runemarks sicuramente non è un romanzo semplice: presuppone infatti una conoscenza non poi così tanto superficiale dei miti nordici per apprezzarlo appieno, e una certa pazienza nel superare passaggi lenti e non di immediata comprensione; però arrivare in fondo regala un forte senso di appagamento e la sensazione che qualcosa di magico aleggi ancora nell’aria.

+ Non ci sono commenti

Aggiungi