DJ Fabo e la sua vita più bella del mondo


DJ Fabo è morto un anno fa, in Svizzera, ed il suo suicidio assistito ha scatenato una valanga mediatica e politica che ha portato il mese scorso alla firma della legge sul biotestamento. Un passo avanti enorme, dovuto al coraggio granitico di Fabo, alla forza di Valeria Imbrogno e alla dedizione di Marco Cappato. Così quando Valeria è apparsa domenica sera su Raiuno, insieme  a Roberto Saviano, per presentare un libro sulla sua vita con Fabo, scaricarlo sul mio Kindle è stato quasi un atto dovuto, tanto sono rimasta colpita dalla serenità che leggevo sul volto di questa donna.

Prometto di Perderti – Io, DJ Fabo e la vita più bella del mondo” è il titolo di questo racconto scritto a quattro mani con Simona Voglino Levy, moglie di Marco Cappato; Vale ci racconta dall’inizio la sua vita, intrecciata sin dalle superiori con quella di Fabiano: un ragazzino alto e magro, dai denti sporgenti, con cui condivide il senso dell’umorismo e poco altro. E poi, piace alla sua migliore amica. Però si baciano, una volta e quasi per caso, Vale e Fabo, e si perdono: lei determinata nel diventare una criminologa, lui che lavora per un’azienda di moto da cross, relazioni con altri che servono a crescere, capirsi. Grazie ad un ex Vale entra nel mondo della kickboxing, di cui diventerà campionessa mondiale, e della boxe, di cui guadagnerà il titolo europeo.

Le loro vite si reintrecciano con facilità, al momento giusto, per non volersi lasciare più, ed inizia la loro vita più bella del mondo: una vita piena di cose vissute. Ci sono persone che non rompono mai gli schemi, che veleggiano attraverso la propria esistenza senza correre mai rischi: Vale e Fabo sono l’opposto. Vivono sempre intensamente, che sia la gara di motocross durante la quale Fabo si spacca i polsi o i mesi trascorsi a Goa, in India, cercando di costruirsi una vita su misura, diventando davvero un DJ lui e insegnando in una palestra lei. Il DJ Fabo che ci racconta Valeria non è certo l’uomo perfetto, si perdono spesso per poi ritrovarsi sempre, forti di un amore che non vuole lasciare la presa. Vale è una sportiva vera, determinata e concentrata, forse a volte troppo inflessibile, mentre Fabo ha una mente da artista, uno spirito libero mai del tutto soddisfatto, facile preda degli entusiasmi del momento e della dipendenza.

La forza delle parole di Valeria sta proprio nella normalità dei loro errori, nella complicità che traspira nel loro rapporto, che spiegano l’evolversi della loro esistenza dopo l’incidente. Una cosa così banale, quell’incidente: a Fabo cade il telefono sotto il sedile, si china per raccoglierlo, lo schianto. Poi una diagnosi che suona come una sentenza: cieco e tetraplegico, contusione midollare alle vertebre c3 e c4, nessuna speranza di recupero.

Vale non si arrende, cerca, legge, studia, trova: terapia a base di cellule staminali, il Paese dove costa meno è, guardacaso, l’India; così partono per attraversare il mondo, con un uomo paralizzato che non può nemmeno stare seduto, costantemente in preda a dolori fortissimi. La terapia, un barlume di speranza, ma i soldi, tantissimi, bastano solo per un ciclo di cure, forse con più cicli Fabo avrebbe almeno ripreso un poco la vista, la mobilità delle dita. Forse. Fabiano saluta l’India per sempre, ed una volta tornati in Italia le chiede una cosa: informati.

Valeria tentenna, non vuole arrendersi, non vuole lasciarlo andare, ma Fabo si arrabbia, non ce la fa più, vuole solo abbandonare una vita che era bellissima e adesso è solo oscurità e dolore. Così lei prende contatto con la Dignitas svizzera, affronta la valanga di documenti che le vengono richiesti e nel frattempo chiede aiuto all’Associazione Luca Coscioni, porta a casa da Fabo Marco Cappato. Marco spiega ad entrambi, chiaramente, che in Italia quello che vogliono fare è un reato, assistenza al suicidio, e che se lo faranno senza tanto clamore probabilmente nessuno dirà nulla, mentre se decideranno di lanciarsi nel circo mediatico qualcuno finirà in tribunale: a questo serve la presenza di Marco, a prendersi la responsabilità. Però forse il circo mediatico servirà per cambiare qualcosa, per smuovere l’approvazione su di una legge che l’Associazione ha presentato tre anni fa e si è impantanata da qualche parte in Parlamento.

Fabo, che anche nel dolore non perde determinazione e voglia di combattere, accetta di diventare il viso pubblico di una lotta che combattono migliaia di malati terminali: da qui nasce il messaggio al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le interviste con le Iene, i riflettori. E noi lo vediamo tutti, le foto del ragazzo che era, abbronzato e vitale, e dell’uomo che è, costretto in un letto alla mercè delle persone che si prendono cura di lui ventiquattr’ore su ventiquattro.

Partono per la Svizzera il 25 Febbraio 2017, Fabiano morde senza rimpianti quel pulsante il 27. La sua sofferenza è finita, Vale lo sa ed al dolore e alla rabbia si mescola il sollievo di saperlo finalmente libero. Certo la sua vita è più buia adesso, più noiosa, il suo sogno meno brillante, ma si va avanti con la certezza di aver fatto la cosa giusta per Fabo, di aver rispettato la sua volontà fino alla fine. Il biotestamento è il gigantesco regalo che ci ha lasciato DJ Fabo, frutto di una lotta senza fine, di un amore immenso e di una vita, la più bella del mondo.

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