Avrò cura di te – in una lettera un battito d’ali
Chi crede agli Angeli Custodi alzi la mano.
Gioconda “Giò”, è una donna smarrita nella propria esistenza, sommersa fino ai gomiti nelle ceneri di un matrimonio franato sotto il peso di una quotidianità scontata, ma nel quale lei vedeva le uniche solidità della vita. Cacciata dalla casa del “Noi” con il suo Lorenzo, Giò torna in quella che era stata dei nonni, per lei esempio perfetto dell’amore ideale, che dura nel tempo nonostante tutto.
Da lì “Avrò cura di te”(Tea, 2017) prende il via, grazie a un biglietto scritto dalla nonna al suo Angelo Custode.
Anche Gioconda ci prova. In quella notte di San Valentino scrive al suo Custode: una disperata richiesta di aiuto all’etere sopra la sua testa. E ottiene una risposta.
Il suo Angelo Custode esiste, le risponde, ha un nome –Filèmone– e un bel caratterino.
Le promette si prenderà cura di lei. E così fa, pagina dopo pagina, o meglio, lettera dopo lettera, perché è tramite il brillante carteggio che si compone questo romanzo appassionato e meditativo, pieno di risposte che magari non saranno quelle delle grandi domande dell’animo umano, ma danno indicazioni alla giovane protagonista per ricominciare a vivere. Partendo soprattutto da se stessa.
Chiara Gamberale immagina Giò come una “moltiplicatrice di dubbi” e delle cose semplici; attanagliata dalla paura e da una autocommiserazione seriale, metterà a dura prova il suo Filèmone, alla affamata ricerca di un sollievo dal dolore e di una rinascita interiore fatta di perdono e forza in se stessi.
Massimo Gramellini invece impersona Filèmone, Angelo Custode – o più spesso voce della coscienza – che ha scelto il compito più arduo ever: seguire e supportare la sua protetta, nonostante tutti gli errori e la testa dura che lei si ritrova. Non sarà un percorso semplice ma l’arma vincente nei suoi dialoghi è forse proprio la semplicità con la quale cerca di spiegare qualcosa di così sfuggente come l’amore.
Perché solo amando ciò che siamo, muovendoci verso i nostri obiettivi, perdonando le nostre cadute, possiamo aspirare un giorno a vivere l’amore vero e puro, quello fatto di compromessi, di accettazione dell’altro e di un fine comune, raggiunto passo a passo ogni giorno.
Comprare questo libro per me è stato un po’ come giocare facile, apprezzo molto entrambi gli autori, ma mai avrei immaginato di trovarmi così coinvolta nella vicenda, curiosa di leggere le vicissitudini della protagonista e ancor più di scoprire le risposte di Filèmone- non certo un putto con le guanciotte paffute e le alucce in colori pastello -.
Certo, è un romanzo lieve e dai temi “caserecci” ma per questo forse più vicini ai lettori di tante discussioni filosofeggianti. È un libro che, se letto con attenzione, sa rendersi una guida pratica di sopravvivenza alle proprie emozioni – per non farsi sopraffare -: così mi sono trovata in alcuni frammenti di Giò e ho ritrovato nelle parole di Filèmone gli spunti della mia stessa crescita personale, e perché no, sulla vita di coppia.
+ Non ci sono commenti
Aggiungi