Antartide – Un animo congelato nel giallo di Laura Pugno


Matteo è un ricercatore che lavora in Antartide. Dopo undici mesi di assenza, torna a Roma per un ‘periodo di riposo’: nell’ultimo mese ha tentato il suicidio, quando ha perso (volutamente?) l’orientamento durante un’immersione. Sarebbe morto, se non fosse stato portato in salvo da un collega.

Una volta rientrato, la notizia: il padre è morto. Un infarto, su un treno.

La prima persona che avvisa è Sonia, la sua ex-moglie, con la quale ha avuto una bambina che non ha mai visto. Mentre inizia a sistemare le ultime questioni lasciate in sospeso dall’improvvisa morte del padre, scopre che tutti i suoi averi sono stati ereditati dalla Casa di Miriam, un residence per anziani. Il padre si stava recando là in treno quando è stato colto da un malore.

Qualche tempo dopo, Sonia gli telefona per chiedere aiuto: suo padre è scomparso proprio mentre si trovava in villeggiatura alla Casa di Miriam.

Coincidenze? Un po’ troppe per essere pura casualità.

Matteo e Sonia si recano alla Casa di Miriam. Qui partecipano alle battute di ricerca del padre di Sonia insieme alla proprietaria del residence, Miriam.

Dopo due giorni lo ritrovano, morto, ai piedi di una rocca. Il suo corpo verrà posto su una pira e bruciato la sera stessa.

Qual è il mistero che avvolge la Casa di Miriam? E chi è veramente questa donna? 

Giallo intrigante quanto surreale, firmato dall’autrice di La ragazza selvaggia, avvince il lettore con il suo stile secco e tagliente. I fatti narrati sono crudi, e l’autrice non fa trasparire nessun giudizio: sarà il lettore a scegliere da che parte stare.

E il titolo, Antartide, è l’emblema della vicenda di Matteo: il suo animo è congelato, incapace di  comprendere il senso della vita. L’Antartide non è il luogo che ha lasciato ma è la sua quotidianità. Sonia e la bambina non hanno scalfito il ghiaccio del suo cuore: riuscirà questa vicenda a donare nuovamente vitalità al suo animo? Riuscirà a ricominciare a vivere?

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