Clorofilla dal cielo blu e il Natale dell’infanzia


Natale è alle porte e porta con sé un carico di nostalgia per noi adulti, ricordi di quando da bambini era il giorno più atteso dell’anno, più del compleanno e della fine della scuola, di quando la magia era tangibile intorno a noi. Quest’anno in particolare ho un libro in testa, che da bambina ho amato moltissimo e poi ho scordato sullo scaffale: Clorofilla dal cielo blu di Bianca Pitzorno.

Non è un libro natalizio di per sé ma incarna, secondo me, tutto ciò che di buono il Natale ci vuole ricordare: ambientato nel bel mezzo dell’estate, inizia durante la notte di San Lorenzo, narra l’intreccio casuale ma non troppo delle vite dei protagonisti; due bambini sbagliano indirizzo e capitano a casa di un botanico scapolo e iscritto alla “Lega dei nemici dei bambini, cani, gatti e animali affini” mentre un papà pianta/alieno porta la sua piccolina dall’unico uomo sul pianeta che possa aiutarla a respirare dove imperversa lo smog. Ambientato in una Milano che potrebbe essere una qualsiasi altra metropoli del pianeta Clorofilla dal cielo blu è la storia di un mondo grigio che si riempie di colore quando un uomo burbero e dedito solo ai propri interessi accoglie 3 bambini sconosciuti, di cui una dotata di foglie, e lotta contro tutti per il loro benessere e una scoperta che cambierà la vita di tutti. Decisamente uno dei libri della Pitzorno dedicato ai più piccoli, tocca con la delicatezza che la contraddistingue temi attualissimi benché il romanzo abbia ormai più di quarant’anni: accoglienza, ecologia, tolleranza sono le parole che meglio descrivono questa tenera storia.

Credo che spesso faccia bene ai noi stessi adulti riprendere in mano i libri che hanno segnato la nostra infanzia, non solo quelli famosi ma soprattutto quelli che dopo anni ci sono rimasti impressi, per capire che cosa ci abbia segnato così tanto da bambini da ricordarlo dopo più di vent’anni. Clorofilla dal cielo blu è per me uno di quei libri, e rileggendolo con gli occhi di un “grande” è facile capirne il motivo: due bambini si perdono e non succede loro niente di male, anzi vivono un’avventura bellissima, imparano tante cose nuove e alla fin fine cambiano il mondo. Un vecchio scontroso (38 anni erano troppi per non considerarlo vecchio!) si ritrova mosso dalla sua stessa passione per la botanica ad inventare una sostanza incredibile col potere di cancellare lo smog e far crescere le piante a dismisura per salvare la vita di una delicata pianta/bambina e non realizza, con la cecità tipica dell’adulto, ciò che quella sostanza potrebbe davvero realizzare; ma i bambini lo capiscono e, in un gesto di sfida alla città grigia e puzzolente, danno alla Natura la spinta necessaria perchè si riprenda ciò che è suo di diritto: il pianeta. Così parte da una Milano trasformata in una foresta lussureggiante dove nessuno deve più lavorare una rivoluzione verde senza fine. Come non amare un libro che finisce con le tigri a spasso per piazza del Duomo?!

Certamente da bambini tutte le chiavi di lettura di questo libro, seppure semplice, le percepiamo soprattutto a livello istintivo: il fatto che i bambini, di qualsiasi provenienza, vadano accolti, curati e nutriti è reso in maniera estremamente ovvia nel libro, quando nella realtà, a quanto pare, tanto ovvio non è. E’ una storia rassicurante, in cui gli adulti agiscono per amore e bontà d’animo, finendo per prendersi cura degli altri, e invece di distruggere il verde che ha ripreso forza lo accolgono, imparando a vivere in esso. Un sogno utopico se vogliamo, di un mondo ancora possibile.

+ Non ci sono commenti

Aggiungi