Il romanzo dell’Altrove in Marina Bellezza


MARINA BELLEZZA di Silvia Avallone.

Il romanzo dell’altrove.

I libri possono essere classificati in tre grandi categorie: quelli di cui si ricorderà la trama, quelli di cui si ricorderanno i personaggi e quelli di cui si ricorderanno entrambi. Marina Bellezza appartiene alla seconda categoria.

Marina è una ragazza di 22 anni affascinata dai bagliori del mondo di successo. È animata da un forte desiderio di rivalsa: è convinta che nel mondo vi siano solo vincitori o vinti e lei, vinta per nascita, vuole diventare vincitrice per merito.

Il suo credo sta nel farsi notare, e lei si fa notare in tutti i modi possibili. È bella (il cognome non mente), arma che sbandiera contro tutti, uomini, donne o bambini che siano.

Cambia spesso umore – come le star – ma il suo non è un atteggiamento di emulazione bensì è il suo carattere – capricciosa e lunatica fino allo sfinimento. È inadeguata alle situazioni, ingrata, menefreghista, strafottente. Insomma: insopportabile per la gente comune.

Ma c’è un’altra Marina, ferita da una dolorosa situazione familiare, che non riesce ad accettare la sua vita e fa di tutto per cambiarla, per arrivare a quell’Altrove in cui sarà finalmente in pace con se stessa. Questa libertà tanto agognata, che nelle intenzioni dell’autrice dovrebbe coincidere con Andrea, in realtà non è stata ancora raggiunta: alla fine del libro Marina non è una ragazza equilibrata che ha finalmente trovato il suo baricentro. Sta ancora cercando il suo altrove. È ancora una ragazzina. E di strada da fare ne ha ancora molta.

La copertina di Marina BellezzaAndrea è un ragazzo di 27 anni. Studente fuori corso della triennale, ha un solo desiderio: spera di diventare un margaro come suo nonno e di allevare vacche e di produrre latte e formaggi da vendere a tutta Valle Cervo. È idealista, insicuro, concentrato su se stesso e sui suoi problemi, cieco riguardo a ciò che gli succede intorno. Non è rilassato, neanche quando il suo sogno inizia a prendere forma. Gli manca sempre qualcosa, quell’Altrove che non è la famiglia, non è il lavoro e forse non è neanche Marina. Cosa cerca? Non è chiaro. Ma forse non lo sa neanche lui.

Perché mi hanno colpito i personaggi di Marina Bellezza?

I due protagonisti sono tremendamente reali.

Eterni Peter Pan che all’età di 22 e 27 anni avrebbero ormai dovuto capire quale sia il loro posto nel mondo. Anziché accantonare il passato, si leccano le ferite ed immaginano un realtà diversa, fatta di semplicità, affetto e comprensione. Sono convinti di avere sempre ragione. Sanno che il mondo non sta dalla loro parte e pertanto non potranno mai essere compresi. Ma soprattutto, si sentono sopraffatti da una Storia – l’attualità di un’ Italia in crisi economica e culturale – senza averne avuto responsabilità alcuna e ciò li fa sentire estranei alla loro contemporaneità. Il mondo appartiene ai vincitori, non a loro, gli eterni sconfitti.

Un attimo di pausa.

La nostra generazione non è esemplificata in loro (ringraziando il cielo). Ma il loro atteggiamento di ottusa rivalsa contro un mondo disinteressato, la loro consapevolezza di un’innocenza perduta e di un futuro incerto, la certezza che ognuno si debba fare da sé e che nessuno regalerà mai niente sono sentimenti che empaticamente percepisco, direttamente o indirettamente, tutti i giorni.

E soprattutto, nella convinzione che la vera vita sia Altrove ci ritrovo molti di noi. Altrove in senso geografico, come l’estero. Altrove in senso culturale, come altre idee, altri amici, altra famiglia. Altrove, ma non qui. 

E contro questa mentalità corrente, l’autrice riporta l’attenzione alla vita di provincia: non fuggire ma restare per cambiare le cose.

Marina Bellezza non è una storia di formazione,

semplicemente perché i protagonisti non maturano. E’ la storia di due ragazzi schiacciati dagli eventi che faticano a trovare il loro posto nel mondo e che sperano che la loro vita cominci il prima possibile. Ma poi si accorgono che è già cominciata. 

Ed in questo panorama ecco che Elsa, l’unica vera voce razionale del romanzo, quella a cui tutti siamo affezionati, incredibilmente stona. Stona perché è l’emblema di una sicurezza che i protagonisti non hanno.  E anche se sappiamo benissimo che la sua è una ‘finta sicurezza’, che ha la testa piena di dubbi come tutti, diventa il capro espiatorio di Marina e di Andrea. Questo libro infatti non parla di lei: in lei il desiderio dell’Altrove è superato grazie all’accettazione di sé.

Unica vera pecca: i dialoghi. Vorrebbero essere pieni di significato e di sentimento ma risultano fiacchi, al contrario delle descrizioni, che sono molto più efficaci.

Ecco di seguito la cronistoria del romanzo, raccontato dall’autrice.

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