Dillo tu a Mammà – l’amore al tempo delle unioni civili


Ho riflettuto a lungo su libro con cui iniziare il cammino di questa rubrica, ed ho scelto “Dillo tu a mammà” di Pierpaolo Mandetta, che è un romanzo italiano appena uscito, dato che è edito da Rizzoli dal 11 Maggio scorso, di un autore giovane, che tratta di temi attuali e l’ho scelto, soprattutto, perché è un gran bel libro.

Pierpaolo Mandetta è un mio coetaneo, classe 1987, nato a Paestum ma vive a Milano, ha un blog di enorme successo, Vagamente Suscettibile, una pagina Facebook divertente e sfrontata, e nel tempo libero scrive romanzi che spaziano dal fantasy all’erotico, passando sempre per il personale. E personalissimo è “Dillo tu a mammà”: il ritorno a casa, in un paese del sud Italia, del giovane Samuele, per annunciare alla sua famiglia tipicamente meridionale il suo matrimonio. Con un uomo.

Chiunque segua il blog e i post di Pierpaolo  sente di conoscere in parte questa storia, perché ricalca la sua stessa vita familiare,  la dicotomia del ragazzo omosessuale della provincia del Sud che sceglie la grande città del Nord per essere libero di vivere la propria vita.

Il romanzo si apre sui due amici, Sam e Claudia, che scendono al paesino di Trentinara, piccolo comune montano della provincia di Salerno ai margini del Parco del Cilento, perché il giovane deve rivelare ancora ai suoi genitori, e al paese tutto ovviamente, la propria omosessualità e l’intenzione di sposare il compagno, Gilberto, col quale effettivamente vive già da due anni.

Le meccaniche di paese sono rappresentate in maniera magistrale, dall’arrivo dei due che vengono squadrati con sospetto perchè non familiari, al circo di amici e parenti che gravita intorno alla famiglia di Sam fino alle reazioni del paesello all’annuncio del giovane. Sam si lascia totalmente spaesare da questo ritorno alle origini che rimette in dubbio tutte quelle che sono le sue certezze della vita di Milano, dalla carriera di blogger di successo fino alla relazione stessa con l’uomo che intende sposare; anche l’amica che lo accompagna come sostegno morale si lascia trascinare dal modo di fare e dalla mentalità da paesino del Sud che ignora bellamente il suo essere donna cinica e di successo e tenta in tutti i modi di incastrarla nei ruoli e nelle mansioni che il suo essere femmina dovrebbe portarla a ricoprire tradizionalmente.

La mentalità del paese è rappresentata in primo luogo dalla figura paterna che incarna lo stereotipo del maschio meridionale, padrone del suo angolino di mondo e totalmente perso al di fuori di esso; le donne del sud sono la parte forte dell’equazione familiare, talmente abituate ad adattarsi in maniera plastica per mantenere l’armonia all’interno della casa che reagiscono sempre i maniera proattiva, per eliminare il problema, o al massimo per camuffarlo. Il protagonista stereotipizza sè stesso: negli anni di lontananza riveste la propria, sicuramente reale, sofferenza con una patina di martirio che lo spinge a giustificare tutte le proprie personali mancanze imputandole alla propria famiglia.

Gran parte della colpa effettiva è della mentalità stretta del paesino di provincia che incasella fin dalla nascita le persone, in un ambiente dove tutti conoscono tutti e tutti vedono tutto, la famiglia di Samuele finisce per dare più importanza all’apparenza che non all’effettivo benessere di un suo componente, senza rendersi conto che il figlio si era già allontanato emotivamente molto prima del distacco fisico: Sam tenta di  adattarsi, rispondendo all’atavico senso del dovere che le famiglie italiane riescono quasi sempre ad instillare nei propri figli, lavorando nella ferramenta di famiglia fino al dover scappare per essere in pace con sé stesso.

Eppure il giovane che torna a Trentinara non è un uomo sicuro di sé e certo nelle proprie convinzioni ma resta legato al passato, a questo paesello che lo ha formato  e che lui non ha mai realmente elaborato, che non ha mai lasciato nelle propria testa; lo vediamo quindi rimettere in discussione tutte le proprie decisioni, la vita che si è scelto e rischiare di cadere in un vortice autodistruttivo che lo attendeva da tempo, fino a che non riesce ad esorcizzare il rancore che si portava dentro da anni per ritrovare la leggerezza del ragazzo di un tempo, insieme alla maturità dell’uomo che sta diventando.

Questo romanzo è visivamente coinvolgente, meraviglioso nel descrivere con poche parole, dipingere con poche pennellate per  far visualizzare al lettore i dettagli di questo vibrante paesello: ho visto, con gli occhi della mente, i peperoncini appesi fuori a seccare, i boschi di ulivi e gli Appennini cotti dal sole di agosto. Che Pierpaolo sapesse scrivere per coinvolgere lo si sapeva, ma in questo romanzo la vena autobiografica è talmente evidente che non si può fare a meno di lasciarsi trascinare dalla sua emotività, senza giudicare gli errori sciocchi, umani, che compie il protagonista e riconoscendo, da ragazza del nord, tantissimi atteggiamenti così radicalmente italiani da far parte di ognuno di noi. La dicotomia non è solo tra Nord e Sud, ma anche e soprattutto tra vecchi e giovani, tra sessi e mentalità: questo paese sta lentamente uscendo dal medioevo culturale in cui ci siamo impantanati, ma la strada è ancora lunga.

In sostanza sono lieta di aver trovato un autore mio coetaneo che ce la sta facendo, nonostante tutto, e che sa farti venire voglia della pizza fritta di Paestum alle nove e mezza del mattino.

https://vagamentesuscettibileblog.wordpress.com/   il Blog di Pierpaolo Mandetta

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