Poeti e poesia: ecco una divertente fenomenologia


Dopo aver schiaffeggiato alcuni poeti per una virata verso le glorie e logiche pubblicitarie (e viceversa), mi sono fermato, ho alzato la testa e le mani da un nuovo articolo di fuoco. E mi sono calmato. Ho lasciato raffreddare il fondamentalismo poetico. E ho sonnecchiato.

“Toh!”, sognai, “già un paio di lettori mi hanno fatto notare un immotivato senso di sconforto in quell’articolo: <<Non te la prendere. Sono esistiti, esistono poeti così, e hanno scelto la loro strada. Sono così e basta>>, dicono.”. Esistono poeti così.

Certo, e non tutti sono uguali. Ce ne sono molti altri. Diversi. Ciascuno con il suo habitat, valori, informazioni, obiettivi…

Mi ha punto quindi in desiderio di indagare più a fondo. Ma quanti sono?

(AVVISO IMPORTANTE: prima di proseguire, si avvisa che la seguente classificazione di poeti e poesia ha CHIARAMENTE carattere oggettivante e universale, sorretto da una POTENTISSIMA ricerca e una struttura argomentativa rigorosamente SCIENTIFICA, affidabile almeno quanto la fisiognomica).

Sebbene siano molti, moltissimi i poeti esclusivamente scrittori e non lettori, mi è parso superfluo affossarsi in grandi e sensibili categorie. Tre mi sono parse sufficienti.

Ho tenuto per comodità (e divertimento) la tripartizione del buon A. Schütz circa una “fenomenologia dell’attor sociale”(esperto, cittadino bene informato e uomo della strada); tale suddivisione venne fatta sulla base di numerosi fattori (modalità e principi di selezione di informazioni utili, tipi di valori, conoscenze e loro interpretazione…) che in parte terrò in considerazione. Poeti e poesia, ecco una divertente fenomenologia:

  • Poeta della strada: Eccolo. E’ lui. E’ tutti.Si può definire tra il “mai nato” e “il sempre vissuto”, denso e strabordante di saggezza percepibile da poesie in perfetto stile fabiovolante. Sconvolti tra uno studio di poesia sempre rimandato e una ricerca stilistica mai avvenuta, è la specie più insidiosa tra tutte. E’ il poeta della parola lorda (non netta), mai affinata nel profondo di un ragionamento o di dedizione, e l’alba del web è stato il fenomeno scatenante, poiché vaga ed abita ogni anfratto web-poetico (pagine Facebook, Google+, blog, siti personali), parlando di sé, sé, sé, sé. Se…
    Più che dire ciò che non è, più chiaro dire chi è: quello della rima “cuore-amore”, del “mare infinito”, delle “stelle luminose”, di “anime ferite”.
    L’infinita saggezza dell’apparente lo conduce, lì si ferma, batte qualche parola, una metafora particolare, i segni più appariscenti. E’ il poeta dell’irreprensibile leggerezza della soggettività della poesia: NON è giudicabile, semplicemente piace o non piace.
    Sì, paradossalmente è quello più lacunoso in materia (formazione scolastica e poco altro), ed è quello che meno vuole essere aiutato.
  • Poeta ben impegnato: Dalla straordinaria scuola di Parini, qui son tutti quegli “eroi incompresi” e inascoltati (G. Grass, B. Brecht, V. Majakovskij, C. Porta, G. G. Belli) che hanno pensato la poesia avesse un urgente e alto valore sociale, e per questo vicina a temi politici, ecologici, economici. Ciò che li distingue dagli altri è l’assoluta attenzione al messaggio, al tema, e all’inconfessata voglia che il un ragionamento passi, passi per forza!
    E la forza li contraddistingue, e il grande obiettivo per non divagare, perché la felicità non sia “teso ghiaccio che s’ incrina”, ma necessità, voto d’onestà.Insomma, di chi fa o ha fatto della sua arte e voce un tramite per qualcos’altro, facendosi da parte, un transponder che mette in contatto cittadino – guerra, cittadino – senzatetto, cittadino – inquinamento.
  • Poeta laureato: è senz’altro il poeta più complesso ed imprevedibile, che è mutato e si è rinnovato nel corso dei secoli. Stiamo parlando dei “magnifici” come Petrarca, Dante, Perfetti, Chaucer, A. Motion e molti altri, condotti da raggianti meriti compositivi ad una solenne celebrazione ed autentica incoronazione da parte del sovrano (per i paesi che ancora ne hanno uno) o del governo.
    Come fare a diventare “poeti laureati”? Se sei italiano ho una brutta notizia per te. Tale pratica risulta infatti avere ancora radici nobili nella cara Inghilterra e altri paesi, ma non in Italia. Ai poeti laureati la possibilità di ergersi sugli altri non solo per i meriti, una straordinaria abilità ed innovazione stilistica raggiunti, ma anche per il lustro dato dalla propria arte al proprio paese. La cultura e la padronanza della poesia è avanzata, esperta, matura, forgiata in anni di pratica e studio.
    Ma la gloria ha anche i suoi oneri: questo esemplare di poeta, una volta incoronato, dovrà intervenire ad eventi culturali e di rilevanza nazionale, nonché comporre poesie ad hoc per l’occasione.Tuttavia, chiamarli “poeti della tradizione/classici” è del tutto inappropriato: certo, le fondamenta sono solidissime, ma alcuni di loro sono riusciti ad uscire dall’ombra di quei “mostri sacri”, generazione dopo generazione, della poesia.
    Ma come dicevo è andato evolvendosi questo idealtipo poetico, passando da quanto appena descritto al già citato A. Motion, poeta laureato inglese, il primo a sbandare dalla tradizione.
    Se infatti la carica di poeta laureato era perpetua (fino alla morte, si intende!), con lui si decurta a soli 10 anni. Inoltre, a quanto sembra, il replicante ribelle Motion si è mostrato più interessato a comporre poesie spese nella vita quotidiana e sporche del passo dei cittadini strattonati: “Poems about things in the news […]”.

Possiamo concludere, alla luce di ciò, che le categorie son fatte per far sorridere, o far ordine in un universo divertente e atroce, e queste il nostro “lanternino”.

Io mi sono divertito. E voi?

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