Dopo la tristezza


Silenziosamente, ascoltare fino allo sfinimento la stessa canzone, martoriandosi l’anima.

In mano una tazza di the. La solita.

Torturarsi le mani, togliersi le pellicine coi denti… e pensare che tutto sia finito.

La disperazione si prende gioco della lucidità.

Poi… la radio si spegne.

Un sorriso, una parola giusta, al momento giusto.

Tutto passa…

Passerà.

 

Dopo la tristezza

(da Trieste e una donna, 1910-12)

Questo pane ha il sapore d’un ricordo,

mangiato in questa povera osteria,

dov’è più abbandonato e ingombro il porto.

E della birra mi godo l’amaro,

seduto del ritorno a mezza via,

in faccia ai monti annuvolati e al faro.

L’anima mia che una sua pena ha vinta,

con occhi nuovi nell’antica sera

guarda una pilota con la moglie incinta;

e un bastimento, di che il vecchio legno

luccica al sole, e con la ciminiera

lunga quanto i due alberi,

è un disegno fanciullesco,

che ho fatto or son vent’anni.

E chi mi avrebbe detto la mia vita

così bella,con tanti dolci affanni,

e tanta beatitudine romita!

[Umberto Saba]

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