Poesia su una padella antiaderente
Mò l’urtima invenzione è ‘na padella,
che quello che se còce poi se stacca,
mastice, colla, pece e ceralacca,
se rivorteno come ‘na frittella.
‘Sta novità sarà ‘na cosa bella,
ma dato che la Pasta nun attacca
in pratica sarebbe ‘na patacca
perché dev’esse mezz’abbruscatella.
Vedete, er gusto nun dipenne mica
dar fatto che diventa più odorosa,
ma dar sapore de padella antica.
E detto questo, porca la miseria,
fò a meno de la chiusa spiritosa,
perché ‘sto piatto qui è ‘na cosa seria!
La poetica di Aldo Fabrizi è qualcosa di sublime: al di là del suo micidiale (in senso buono) dialetto romanesco, l’aspetto che più apprezzo nell’opera di questo attore-regista-poeta è la tipologia di temi affrontati: ammetto che il mio è l’ennesimo tentativo di boicottaggio della “prova costume”, ma come potrei non presentarvi il testo de La Dieta?
Doppo che ho rinnegato pasta e pane,
so’ dieci giorni che nun calo, eppure
resisto, soffro e seguito le cure…
me pare ‘n anno e so’ du’ settimane.
Nemmanco dormo più, le notti sane,
pe’ damme er conciabbocca a le torture,
le passo a immagina’ le svojature
co’ la lingua de fòra come un cane.
Ma vale poi la pena de soffrì
lontano da ‘na tavola e ‘na sedia
pensanno che se deve da morì?
Nun è pe’ fa’ er fanatico romano;
però de fronte a ‘sto campa’ d’inedia,
mejo morì co’ la forchetta in mano!
Inni ai piaceri della tavola, che però racchiudono all’interno tante immagini familiari, di convivio, di festa, di allegria… Elementi che troppo spesso mancano all’appello nella nostra vita quotidiana.
A pancia piena i problemi sembrano più piccoli, come dopo una bella dormita (questo concetto viene ricordato dallo stesso Fabrizi nel componimento Magnà e dormì):
è ora di volersi bene, senza forzare il proprio fisico ad entrare in una taglia extra small, poiché di sottile non esiste solo la pancia, ma anche il formato di spaghetti…
Buona estate e buon appetito: dopotutto è quasi ora di cena!
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