Una morale cinese…gastronomica!


In questo periodo di stress, a cavallo tra la scuola e il lavoro estivo, sono vittima di tremende voglie e ossessioni, rasentando la schizofrenia. Durante le verifiche e le ore di matematica, per esempio, la mia testa è invasa dalle canzoni di Battiato, con una particolare propensione per “Cuccuruccucù” e “L’era del cinghiale bianco”. Sapere che a luglio ci sarà un suo concerto (ho già i biglietti in tasca) è stato provvidenziale, stampandomi per ventiquattro ore un sorriso ebete in faccia. Per quanto riguarda il latino, invece, mi capita spesso di pensare al cibo orientale, in particolare quello cinese e giapponese. A tal proposito voglio proporvi una carinissima leggenda cinese, che spiega la nascita delle bacchette.

Buona lettura e, vista l’ora, buon appetito!

Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell’aldilà e fu destinato al paradiso.
Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un’occhiata anche all’inferno.
Un angelo lo accontentò.
Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt’intorno, erano smunti, pallidi, lividi e scheletriti da far pietà. 
“Com’è possibile?” chiese il samurai alla sua guida.
“Con tutto quel ben di Dio davanti!”
Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate all’estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca
Il coraggioso samurai rabbrividì.
Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto ai denti.
Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso.
Qui lo attendeva una sorpresa.
Il paradiso era un salone assolutamente identico all’inferno!
Dentro l’immenso salone c’era un’infinita tavolata di gente seduta davanti ad un’identica sfilata di piatti deliziosi.
Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca.
C’era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia.
“Ma com’è possibile?”, chiese stupito il coraggioso samurai.
L’angelo sorrise:
All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati nella loro vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino”.
Paradiso e inferno sono nelle tue mani.
Oggi.

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