#9 …dalla porta accanto: Giovannino Guareschi


Compagno: Delegato: Ma chi è?
Peppone: È Don Camillo.
Compagno Delegato: E fatelo tacere.
Peppone: È una parola, bisognerebbe prendere a cannonate il campanile.
Brusco: Se continua io direi di sparargli attraverso le finestre della torre.
Peppone: Già, ma bisognerebbe essere sicuri di farlo fuori al primo colpo se no si mette a sparare anche lui.

[da Don Camillo]

Fino a cinquant’anni fa l’avremmo potuto definire il giornalista satirico più galeotto di tutti: Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi scontò, dopo una condanna per vilipendio nei confronti dell’allora presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, alla quale venne aggiunta la denuncia per diffamazione di Alcide De Gasperi.

Anticomunista convinto, profondamente cristiano, cercò in tutti i modi di ostacolare il PCS-PCI tramite la rivista Il Candido, ideando vignette e slogan che spingessero i votanti ad eleggere la DC (criticata, in seguito, poiché secondo Guareschi non aveva rispettato le promesse fatte in campagna elettorale). Egli fu introdotto nel campo dell’editoria da Cesare Zavattini, creatore dei più conosciuti soggetti del cinema italiano.

Accantonando la realtà politica italiana post-fascista, si giunge all’opera più fortunata di Guareschi, il Mondo Piccolo, i cui protagonisti sono i celeberrimi Don Camillo e l’onorevole Peppone. Nata come collana di romanzi a puntate, diventata poi soggetti di film popolarissimi, essa racconta dei continui scontri dei due antagonisti di Ponteratto (cittadina identificata geograficamente con il comune di Brescello): il sindaco comunista, interpretato da Gino Cervi, nella narrazione è padre di cinque figli e la sua istruzione si ferma alla quinta elementare; il suo avversario, invece, è il parroco dello stesso paese, suo coetaneo (sono nati entrambi nel 1899), la cui interpretazione più famosa è sicuramente di Fernandel (sono stati fatti dei remake a metà degli anni settanta e ottanta con altri attori). Egli viene descritto come un marcantonio alto, imponente e, soprattutto nei peculiari dialoghi con il crocifisso dell’altare, ha come chiodo fisso l’adesione di Giuseppe Bottazzi al partito comunista: la ritiene una scelta sbagliata, contrapposta alla profonda fede che, nonostante le ideologie politiche, pervade l’animo di Peppone.

Naturalmente anche in questa saga il Guereschi non nasconde il suo pensiero e il suo scetticismo nella sinistra del dopoguerra, favorendo invece la sua visione cristiana: addirittura il papa Giovanni XXIII gli avrebbe chiesto di riscrivere il catechismo cristiano cattolico in versione “compatta”.

Un onore al quale si sottrasse, ma il suo credo è stato lo stesso raccolto nel libro di Alessandro GnocchiIl catechismo secondo Guareschi.

Nonostante la valenza dei suoi scritti, nonostante fosse (e sia tutt’ora) l’italiano più venduto e più conosciuto nel mondo e nonostante il suo impegno a favore della Chiesa, essa non fu in grado di proteggerlo e di affiancarlo nelle sue battaglie legali, anzi, lo rinnegarono tramite il giornale di Azione Cattolica, definendolo uno scarafaggio da cui provare ribrezzo.

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