#3 …dalla porta accanto: Alberto Bevilacqua


Chi può attribuirsi orgogliosamente la vincita del Premio Campiello, di ben due edizioni del Premio Bancarella, una del Premio Strega, una dello Stresa, del Premio Internazionale della Città di Penne, il David di Donatello (e anche tanti altri) e, per ultimo il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana?

Decisamente l’impareggiabile Alberto Bevilacqua.

Diventato noto grazie ai suoi scritti in prosa e al giornalismo, egli vede la sua ascesa al successo anche per mezzo della poesia e la stesura di sceneggiature cinematografiche dense di talento e competenza.

Sarebbe troppo facile ricordarlo per i suoi capolavori più noti: La polvere sull’erba, La califfa, Questa specie di amore (per quanto riguarda i libri) e, oltre agli omonimi testi, Tango blu, Attenti al buffone, Anastasia mio fratello, Tutto suo padre (per citare alcuni dei film diretti o sceneggiati da lui).

Voglio scendere più nel dettaglio, presentando ciò che io ho apprezzato di più in un personaggio così versatile e preparato come il Bevilacqua.

L’autore parmigiano già in età matura (siamo nel 2001) pubblica Viaggio al principio del mondo: notevole è la capacità di staccarsi dalla “zona di sicurezza” rappresentata da una semplice biografia per immergersi nell’intensità espressiva dei personaggi che colonizzano il suo romanzo; stiamo parlando di uno zio Toni concentrato nella lotta contro la dittatura fascista e un padre aviatore che permettono di ricreare un ambiente familiare per il lettore, il quale potrà vivere veramente con le proprie sinapsi un’epoca storica e una vita intrise di verità, di difficoltà e di tragica poesia.

Ne Le rose di Danzica Alberto Bevilacqua tenta di dare forma ad una metafisica moderna, spesso fraintesa o non colta a dovere dagli spettatori: il Nord Europa  è teatro di continue violenze e omicidi ai danni delle freikorps (che, come suggerisce il nome, sono ronde, bande di civili corredati di armi segretamente dalla Reichswehr) e delle loro stesse vittime: sono infatti impiegati per la lotta antibaltica, antipolacca e anti repubblica di Weimar. Una pellicola senza dubbio ricca di violenza, di trame e sotterfugi, di crudeltà, coronata da un clima aspro e freddo. Personalmente, sono contro a  coloro che lo hanno additato e messo al bando come un film non adatto al grande pubblico o troppo ambizioso: non sarà il genere di proiezioni adatta alle famiglie per il sabato sera ed essendo uscito nel ’79 non godrà dei migliori effetti cinematografici, ma la ritengo un’opera valida soprattutto se la visione è da parte di studenti o appassionati del genere politico e drammatico. 

E se di neo metafisica si vuole parlare, bisogna assolutamente riportare almeno un brano poetico dello scrittore di Parma: lo stile inconfondibile, legato alla carne all’essere terreni, a volte dalla sfumatura metallica e fredda. Le poesie, nella loro diversità, mantengono un taglio libero, svincolato dai canoni della lirica classica. 

Vi lascio con, a parer mio, uno delle poesie più significative, intitolata Saprò raggiungerti.

 Saprò raggiungerti
per la scala nucleare
dove l’universo ha inventato un mondo
per conoscere se stesso,
ed è la Gigante Rossa da colpire,
da esaltare ‘Or rosa della luce
e cellula sonora madre d’ogni cellula
– appoggerò l’orecchio
ai tuoi polmoni da fumatore accanito
e sarà qualche aritmia
o i tuoi piccoli colpi di un alfabeto animale
parte manifesta della tua idea,
del tuo pensiero,
a farmi capire che ero degno
della tua altezza
– sono stato una tua periferia
che si è andata riversando nel tuo centro,
tu mia sola
storia di me, cannibale e madre.

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