#1…dalla porta accanto: Piero Pasolini


 «Dall’uomo in su ce l’ha detto il cristianesimo, dall’uomo in giù l’abbiamo scoperto scientificamente»

[Piero Pasolini]

 

Ho visto uno spot alla TV recentemente, che recita “Si è mai parlato di  un premio nobel essere anche una rock star?”

No, ma ho saputo di un fisico che è stato in grado di  andare Oltre la Scienza, e che ha saputo soddisfare contemporaneamente cuore e mente.

Piero Pasolini, fisico, filosofo, astrofisico, simbolo per la vera cristianità, uomo piccolo e semplice, ma al contempo una chiave per la scoperta di verità trascendentali, strappate all’anima, a Dio, della quale esistenza era fervidamente convinto.

Coloro che lo hanno conosciuto, o i loro figli, i loro nipoti, mi biasimerebbero poiché sto usando i tempi verbali al passato:

“Piero è qui, Piero non ci ha mai lasciati!”

Forse è così.

1967 Piero Pasolini va in Camerun e, tramite una turbina dismessa, attiva da solo una centrale idroelettrica, nel bel mezzo della foresta equatoriale.

Come un Socrate moderno, forse meno pretenzioso, Piero parte da Borghi (FC), un paesino minuscolo della Romagna, per concretizzare le idee utopistiche: attuare il Vangelo e l’agape per mezzo della scienza, della fisica e i loro strumenti, la loro tecnica. Egli è sempre circondato da giovani: non importa l’età, l’estrazione sociale, l’etnia, il sesso. Tutti sono i fratelli di Piero, i figli di Piero, i nipoti di Piero.
Fondamentale è stato per lui l’incontro con Chiara Lubich:  durante il loro primo incontro, una folgorazione colpisce entrambi al seguito di una domanda posta da lei riguardante l’essenza di Dio.

La fortissima devozione cristiana della donna e l’innata spiritualità di lui saranno alla base di tutti i viaggi pasoliniani:  il loro non è un intento di cristianizzazione, non vogliono apparire come benefattori, né tanto meno  essere considerati come  santi.

Vengono costruite numerose cittadelle nei paesi più impossibilitati dal territorio, dall’arretratezza degli strumenti agricoli, dalla povertà. Passo dopo passo, la figura di Piero veniva riconosciuta in tutta l’Africa, ma non solo.

“Cosa ti piace di Pasolini?” viene chiesto ad un giovane camerunese. “Lui”, risponde.

Sarà la stessa amatissima Africa a vedere il fisico esalare il suo ultimo respiro: la malaria lo attanaglia e non riesce a superare la malattia.

A nove anni dalla sua scomparsa, ovvero nel 1990, Alfredo Zirondoli raccoglie tutta la storia dell’incredibile “viaggio” di Piero Pasolini per non far dimenticare a coloro che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo di persona un personaggio così poliedrico e umano, davvero vicino al cuore di tutti. Lo stesso Pasolini ha scritto nel corso della sua vita tanti trattati, a volte anche semplici messaggi, frasi dense di un profondo significato filosofico, spirituale, d’amore, ma questi, purtroppo, non hanno avuto un enorme diffusione tra  un pubblico più ampio, i lettori sono perlopiù studiosi e appassionati delle sue teorie sul senso della vita, giornalisti a caccia di materiale non pubblicato.

Zirondoli, invece, è riuscito forse ad allargare il campo dei lettori e dei conoscitori della “filosofia pasoliniana”  , riuscendo a far breccia anche nelle menti dei più giovani.

Ecco un estratto dalla prefazione del libro “Oltre la scienza”, edito dalla casa editrice “Città Nuova“:

Che ogni persona sia unica, lo si sa e lo si dice spesso. Che Piero Pasolini fosse unico lo si vedeva spesso. Bastava incontrare quel suo sguardo intelligente e vivace, o cogliere una delle sue affermazioni così spontanee e vere, o ancora intuire al di là di un sorriso appena abbozzato quale ricchezza di vita autentica si nascondesse nella sua persona, per capire che di Piero Pasolini… ce n’era una solo”.

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