Apokolokyntosis, o Deificazione di una Zucca.


Non spaventatevi, il termine greco Apokolokyntosis (Ἀποκολοκύντωσις) è semplicemente un testo di Seneca, autore, filosofo (e non solo) romano.

[L’opera è stata scritta in occasione della morte dell’imperatore Claudio, il quale lo aveva esiliato prima di essere avvelenato dalla seconda moglie Agrippina. Sono intrecci abbastanza complessi e l’unico vero modo per capirli a fondo è riprendere in mano i vecchi sussidiari o libri scolastici e rinfrescare la memoria riguardo la storia di Roma. n.d.a.]

Il significato della parola può essere tradotto con l’espressione “Deificazione di una Zucca/Zuccone” e fa riferimento agli ipocriti onori e ossequi a cui è stato sottoposto Claudio da parte del senato: quest’ultimo, infatti, è diventato un burattino nelle mani del governante, a suo volta soggiogato dalla seconda consorte.

La mia sfiducia nei confronti dei piccoli e grandi sistemi  italiani mi spinge a paragonare l’odierna situazione al periodo storico menzionato prima: non stiamo forse anche noi mitizzando e deificando ogni zucca ci viene proposta dalle riviste, dai TG, dai quotidiani, dalle compagnie che frequentiamo?

Rispondo io: sì, è assolutamente vero.

E quindi ecco che spuntano come funghi commenti Satirici.

Lo stesso Seneca utilizza la satira per la stesura del suo prosimetro: così facendo sottolinea con ironia grottesca l’assurdità e la finzione delle condotte dei funzionari di stato, nonché l’affievolimento del concetto di democrazia.

Quintiliano affermava “Satura quidem tota nostra est”, “La satira è tutta nostra”: infatti i primi ad incentrare intere opere su questo stile sono stati proprio proprio i Latini, in particolare Lucilio.

Ma da dove deriva il termine “satira”?

Sono state formulate diverse ipotesi da Diomede, fra le quali spiccano:

-“Satyros”, i Satiri. Personaggi mitologici dalla forma per metà umana e per metà equina/caprina, dal comportamento molto lascivo e libertino, grottesco. (In realtà nel corso del tempo questa possibilità è stata esclusa a causa della vicinanza alla figura di Bacco/Dioniso, ignorata dai letterati satirici romani)

-“Satura lanx”, ovvero un piatto colmo di primizie che veniva offerto agli dèi nelle funzioni religiose. Ciò fa riferimento alla varietà di argomenti e di metri utilizzati per la stesura di una satira.

-“Lex satura”, ossia “legge-polpettone”: capitava sovente che una sola legge fosse composta da una miriade di decreti di secondaria importanza, spesso scollegati concettualmente l’uno dall’altro. Anche qui ci si rifà alla grande quantità di temi ispiratori di questo stile.

-“Farcimen”: il ripieno della salsiccia. Le motivazione sono le stesse dei due punti precedenti.

-Vocabolo di derivazione rurale, utilizzato dai contadini durante le orge e i riti propiziatori per la fertilità della terra. Non esistono, ovviamente, fonti scritte riportanti un termine etimologicamente ricollegabile alla satira.

 

Aristofane afferma “Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile: a ben vedere, significa onorare gli onesti.”: rimetto ai posteri l’ardua sentenza.

+ Non ci sono commenti

Aggiungi