La (mia) Vita Nuova
“Anno nuovo, vita nuova” è un detto molto popolare, recitato distrattamente da milioni e milioni di persone che, nelle prime mattine di gennaio, si guardano allo specchio e decidono di cambiare radicalmente il modo di trascorrere le giornate. Io ho finalmente pubblicato un libro di novelle, intitolato “Non esistono i leoni neri” dopo un anno di travagli editoriali, ma c’è anche chi se la cava con un nuovo taglio di capelli, chi preferisce licenziarsi dall’ufficio soffocante in cui lavora per darsi alla pastorizia in un minuscolo villaggio alpino (anche se al giorno d’oggi su questa ipotesi c’è molto da discutere), chi lascia un partner diventato troppo geloso o chi addirittura dichiara un amore impossibile alla ragazza che vende i giornali. Tutti coraggiosi, tutti probi, tutti sulla buona strada per “raggiungere la propria leggenda personale” (per citare Coelho e il suo Alchimista). Ma noi che magari non abbiamo i capelli o che non abbiamo un quattrino per andar dal parrucchiere, che non lavoriamo in un ufficio o che siamo allergici ai fiori di campo, che siamo single e tutto quello che vorremmo è un po’ di amore e di attenzioni o che non abbiamo un’edicola vicino a casa o che il nostro giornalaio è un vecchio burbero sposato e bigotto, che non siamo coraggiosi e probi cosa possiamo fare? Cosa dobbiamo fare?
Per carità! Non lasciamoci compatire, non viviamo rimuginando e rimpiangendo il passato o mendicando un po’ di fortuna. Si prenda esempio da Dante e la sua opera “Vita Nuova”: questa si sviluppa in tre fasi. La prima è riassumibile nel Saluto che Beatrice concede al poeta. Tale gesto diventa il fulcro dell’esistenza dell’Alighieri, non vi è cosa più importante e degna di menzione. Il problema sorge quand’ella, indignata a causa di una fraintesa dimostrazione amorosa di Dante, glielo nega e lo scrittore cade nello sconforto più totale, sconvolto dai sogni.
Ah! I sogni! Sono certa che tutti, almeno una volta nella vita, si sono svegliati di soprassalto nel pieno della fase REM. Il mio modesto intuito, però, mi dice che non esistono sogni interrotti. I sogni hanno sempre un inizio e una fine. Se si avverte un senso di incompletezza, ecco che è giunto il momento di agire. Se la nostra percezione è quella di un passaggio mancato si ha il compito di realizzare ciò che il proprio Io desidera dal più profondo dell’anima.
Ritornando a Dante: egli termina la sua opera, in seguito alla morte di Beatrice, con la lode e la contemplazione dell’anima dell’amata, per poi decidere di non parlarne più. Capitolo chiuso.
L’errore più grande di coloro che perdono il sale della propria esistenza è quello di lasciarsi tormentare dai turbamenti e assopirsi. È difficile ricominciare a sperare, a muoversi, ad uscire. Difficile è rinascere, tornare al mondo. Difficile, però, non vuol dire impossibile.
A questo propositoho voluto lasicare un mio pensiero,un mio inutile post nella speranza che, nonostante tutti i traumi, i vuoti, il dolore alle nostre spalle, riusciremo sempre a superare la paura e i rischi e torneremo a vivere a pieno le nostre piccole e straordinarie vite.
Bella, proprio bella. Grazie.
Credo che i miei commenti siano cosi ignoranti da divenire estremistici. L’ultima volta ho scritto un commento alle 13 di di pomeriggio, mi sono riconnessa a mezza notte ed era ancora in “attesa di moderazione” ;).
Non è questione di ignoranza o meno, è solo questione di tempo. E credimi, c’è talmente tanto lavoro dietro che se ogni tanto tardiamo un po’ a rispondere è per motivi giustificabilissimi!! 🙂