
Piccioni, lumache e tartarughe – Il senso degli stravaganti racconti di Ayako Ozaki
Piccioni, lumache e tartarughe è una raccolta di racconti della fumettista giapponese Ayako Ozaki. In Giappone sono usciti singolarmente, ma Shockdom li ha pubblicati in un unico volume per l’edizione italiana.
I contrasti che dividono e uniscono piccioni, lumache e tartarughe
Fin dall’antica Grecia, l’argomento degli opposti è stato uno spunto per rigogliose riflessioni.
Secondo Eraclito, tutto scorre (“panta rhei”, per usare le sue parole). C’è un continuo divenire di ogni cosa nel suo contrario. E ogni cosa esiste ed è riconoscibile proprio grazie al suo contrario – ad esempio, riconosco il caldo perché so cosa si prova ad avere freddo.

(Credits: Shockdom)
Piccioni, lumache e tartarughe è un fumetto pieno di opposti e contrasti. Infatti sono racconti molto diversi tra loro per lunghezza, profondità dei temi ed emozioni suscitate.
Alcune storie sono molto semplici e lineari, altre complesse. Alcune sono comiche, mentre altre molto più drammatiche, se non tragiche. I disegni sono un po’ infantili, come anche alcune parti della narrazione, ma altre volte si toccano temi adulti e profondi. Alcune storie, o alcune scene sono chiare e solari, mentre altre sembrano lacunose, oscure e incomprensibili.
Il lato positivo di aver raccolto insieme tutti questi racconti di Ayako Ozaki è proprio questo: vengono resi molto più evidenti i contrasti della poetica di questa autrice. Perché, a quelli che già esistevano nelle singole storie, si aggiungono quelli (forse anche più evidenti) tra una storia e l’altra.
Gli esercizi di fantasia di Ayako Ozaki

(Credits: Shockdom)
Avere a disposizione tutti questi racconti in un unico volume ha anche un lato negativo, se non si fa attenzione. Infatti si può essere portati a leggere le storie una dietro l’altra, in modo un po’ automatico.
Ma, così come per Gli incubi di Kafka, anche se per motivi diversi, abbandonare un racconto alla parola “fine”, senza aver riflettuto su di esso, in questo caso non si può proprio fare. Perché spesso le storie di Ayako Ozaki non sono complete, senza il contributo del lettore.
Scrive Davide Castellazzi nell’introduzione: “I manga di Ayako Ozaki […] aprono più porte di quante ne chiudano, lasciando che i personaggi continuino a vivere nella fantasia di chi legge. Perché in realtà una storia non è mai finita, ma è solo il preludio per altre storie che dobbiamo immaginarci da soli”.
Questo vuol dire che se il lettore non fa la sua parte, molti finali sembreranno buttati lì a caso, e leggere una storia di questo tipo dietro l’altra senza capire può essere anche frustrante – e un po’ noioso.
Ma cosa vuol dire “capire”, in questo caso?
Non si tratta di arrivare a comprendere delle verità preconfezionate dall’autrice, ma dare un significato personale alle vicende dei personaggi.

(Credits: Shockdom)
Bisogna quindi leggere Piccioni, lumache e tartarughe con la mente e il cuore aperti a restare affascinati dalle atmosfere e dagli spunti, più che dalle storie, o spesso si rimarrà delusi.
Ayako Ozaki dà delle suggestioni, degli spunti di riflessione, e chi legge ha il compito di coglierli… a modo suo. Cercando di sintonizzarsi con la narrazione dell’autrice attraverso i propri vissuti, le proprie emozioni, la propria ricerca personale.
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