
Gli incubi di Kafka – Peter Kuper trasforma in fumetto un mondo surreale
Sarebbe un errore approcciarsi a Gli incubi di Kafka – scritto e disegnato da Peter Kuper e uscito per Tunué il 27 gennaio scorso – ignorando del tutto lo stile e le tematiche kafkiane, o anche solo saltando l’introduzione scritta dallo stesso Kuper.
Sì, perché prima di leggere l’opera del fumettista statunitense è meglio aver ben chiaro cosa aspettarsi.
Vediamo perché, e se è possibile apprezzarla senza conoscere minimamente Franz Kafka e il suo surreale e angosciante mondo.
Gli incubi di Kafka – Peter Kuper può bastare? Sì, ma…

La copertina di Gli incubi di Kafka, di Peter Kuper (Credits: Tunué)
Partiamo da un caso limite: in qualche modo, abbiamo messo le mani su Gli incubi di Kafka senza sapere nulla sugli scritti dell’autore vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento. Possiamo godercelo lo stesso?
Vi rassicuro: la risposta è sì. Anzi, “Sì, ma”.
- Sì, ma leggete con attenzione l’introduzione in cui Peter Kuper racconta il suo rapporto con Kafka, le sue fonti di ispirazione e la sua visione sulle opere dello scrittore di La metamorfosi e altri racconti intrisi di bizzarro umorismo e pura paranoia.
- Sì, ma prendetevi il tempo durante la lettura per soffermarvi sullo stile grafico, osservando gli splendidi disegni e la tecnica particolare con cui sono stati realizzati. Come spiega Kuper nell’introduzione, sono il frutto di un lavoro di scratch board, un particolare tipo di carta ricoperta di gesso che, tra incisione e inchiostratura, restituisce un effetto xilografia dal sapore di impressionismo tedesco.
- Sì, ma non correte subito a leggere la storia successiva. Fermatevi un secondo a interpretare quello che avete appena letto. Pensate se ci rivedete qualcosa o qualcuno, magari persino voi stessi. E ripensate al fatto che quelle situazioni, così attuali, sono frutto della mente di un uomo vissuto più di un secolo fa.
Grazie, Max Brod
Alla morte di Franz Kafka – avvenuta nel 1924 ad appena quarant’anni, a causa della tubercolosi – l’amico ed esecutore testamentario Max Brod avrebbe dovuto distruggerne gli inediti.
In mezzo a questi c’era anche la maggior parte delle storie riadattate da Peter Kuper nella sua carriera, qualcuna delle quali anche in questo Gli incubi di Kafka. “Grazie per non avergli dato retta, Max”, scrive un sollevato Kuper nella sua introduzione.

Il protagonista di La trottola, uno dei racconti di Gli incubi di Kafka (Credits: Tunué)
Tra queste c’è La tana, forse la mia preferita di tutto il volume. Graficamente è uno spettacolo, con i cunicoli scavati dalla talpa protagonista che si snodano anche a cavallo tra due pagine, restituendo l’idea della loro estensione ma senza rinunciare a mescolare un senso di protezione con una marcata claustrofobia.
Non potrete evitare di pensare a quanti paletti mentali ci mettiamo da soli, a quanti “devo fare le cose alla perfezione o andrà tutto male” ci limitano nel nostro agire (senza che ci sia una valida ragione) e alla differenza tra paura e paranoia.
Franz Kafka, Peter Kuper e il mondo che non cambia mai
Con Gli incubi di Kafka, Peter Kuper ci mostra qualcosa di inquietante. Abbiamo già detto come le idee alla base dei racconti di Franz Kafka siano rimaste attuali, ma un conto è saperlo… ben altro è leggerlo.

Il protagonista di Lascia stare, uno dei racconti dell’opera di Peter Kuper ispirata ai racconti di Franz Kafka (Credits: Tunué)
La lettura di Il timoniere, per esempio, sulle prime potrebbe persino dare l’impressione di una storia inconcludente, che con quelle premesse avrebbe potuto toccare vette di orrore o angoscia molto più alte. E invece finisce e basta, di colpo, con l’accettazione e lo stupore. Ma non è forse questo il rapporto che la maggior parte delle persone ha con i propri leader, specie autoproclamatisi? Non solo oggi, ma in ogni epoca: il racconto fu pubblicato nel 1920, eppure sembra descrivere una pluralità impressionante di prese di potere, compresa quella che vedrà protagonista l’Italia solo due anni dopo, e per i venti successivi.
Oppure L’artista del digiuno, e la sua caccia autolesionistica a un record senza senso, nel disinteresse generale – e forse anche nel proprio. Un monito per farci riflettere sul significato degli obiettivi che perseguiamo, e per chi davvero li stiamo inseguendo disperatamente.
Gli incubi di Kafka – Peter Kuper è una garanzia per gli amanti del fumetto
Gli incubi di Kafka (in originale, Kafkaesque) ha già raccolto il plauso degli appassionati di fumetti, oltre al premio della National cartoonist society negli Stati Uniti.

Una scena tratta da Favoletta (Credits: Tunué)
Merito di un autore straordinario quale è Peter Kuper. Il 63enne fumettista del New Jersey è una garanzia: vincitore dell’ambitissimo premio Eisner per il suo Rovine (premiato come miglior graphic novel nel 2016) Kuper è noto anche per essere l’attuale firma del mitico Spy vs. Spy, che ha preso in mano nel 1997.
E questo volume non è la sua prima escursione nel mondo di Franz Kafka: aveva già riadattato La metamorfosi nel 2003.
Ragion per cui, se cercate un modo alternativo per rileggere un genio del secolo scorso, o se intendete approcciarvi per la prima volta a Franz Kafka – fatte salve le premesse elencate sopra – questo è decisamente il volume che fa per voi.
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