Blue Period – Una riflessione sul talento firmata Tsubasa Yamaguchi


Cosa definisce un artista?

Questa è la domanda che affronta Tsubasa Yamaguchi nel suo manga Blue Period, recentemente adattato da Netflix in una serie animata.

Copertina del primo volume di Blue Period, scritto e illustrato da Tsubasa Yamaguchu. Vediamo Yatora mentre dipinge con un'espressione determinata.

Copertina del primo volume di Blue Period (Credits: J-Pop)

L’artista contro il talento – Blue Period e l’ossessione con l’impegno

Il protagonista di Blue Period è Yatora, uno studente modello del secondo anno, che scopre una passione per l’arte. Nel disegno ritrova inaspettatamente un modo per staccarsi dalla sua vita monotona – per quanto apparentemente invidiabile – e comunicare finalmente con chi lo circonda. Inizia così a frequentare il corso d’arte della sua scuola, rendendosip resto conto che ogni persona in quella stanza è più brava di lui.

Questo è proprio dove Blue Period si differenzia da molti suoi simili. Tsubasa Yamaguchi non ha problemi nel mostrare i suoi personaggi frustrati con le proprie abilità – partendo innanzitutto da come affronta l’argomento del “talento”.

Nel primo capitolo vediamo Yatora imbattersi in uno dei membri del club d’arte, Mori, mentre sta lavorando a un suo dipinto. Subito lui le confessa di invidiare il suo talento, solo per essere immediatamente smentito dalla ragazza: non è talento, ma impegno.

Yatora, il protagonista di Blue Period - manga di Tsubasa Yamaguchi.

Yatora, preso dalla sua immaginazione, immagina di fluttuare tra le strade di Shibuya.

Questo concetto verrà rafforzato capitolo dopo capitolo, volendo mostrare come definire semplicemente una certa abilità artistica come un qualcosa di innato sminuisce la tecnica e l’impegno che si celano dietro il risultato finale.

Il punto di vista scelto dall’autrice, ovvero quello di Yatora, non fa altro che mostrarci da zero come funziona questo processo, tanto brutale quanto affascinante. 

Come Blue Period trova il suo nome

Nella prima pagina in assoluto di Blue Period è stata inclusa una riflessione di Yatora, confuso dal valore dall’arte di Pablo Picasso:

“Non capisco… saprei disegnarli anche io”

Questo ci introduce alla mentalità iniziale del protagonista, ancora prima di conoscerlo.

Quello che credo sia interessante è che forse dietro a questa frase troviamo già una curiosità, una voglia di creare e comprendere l’arte celata dietro a una frase. Una frase che viene spesso detta a proposito dell’arte meno convenzionale, come quella di Picasso. A un primo impatto un lettore potrebbe concordare con Yatora, magari dimenticarsi di questa frase iniziale mentre prosegue con il volume.

Solo ritornandoci dopo una prima lettura il significato che si dà a questa tavola cambia drasticamente.

Blue Period Copertina Articolo Tsubasa Yamaguchi

Copertina del sedicesimo capitolo di Blue Period, manga creato da Tsubasa Yamaguchi (Credits: J-pop; rielaborazione: Sofia Smiderle)

Inoltre è inutile ignorare l’altra allusione che troviamo a Picasso, ovvero quella nel titolo: Blue Period.  Il “periodo blu” di Picasso non è altro che la sua produzione artistica dal 1901 al 1904, in cui l’artista usava principalmente una palette monocromatica di varie sfumature di blu.

Non è infatti un caso che il primo quadro prodotto da Yatora sia una monocromia in blu, forse per comunicare inconsciamente una certa infelicità nei confronti la sua vita fino a quel momento.

Blue Period e l’insoddisfazione secondo Tsubasa Yamaguchi

Tsubasa Yamaguchi rappresenta deliberatamente le parti difficili da romanticizzare della vita di un artista, come la frustrazione e vulnerabilità che sono necessarie per migliorare e creare ciò che si desidera. Un artista può facilmente riconoscere se stesso in questi personaggi e nelle loro difficoltà, sia artistiche che personali. 

Blue Period approccia l’identità di un artista nel suo stato più puro, non volendo mettere i conflitti interiori di questi personaggi in secondo piano e dandogli nel processo un estrema umanità. Vuole mostrare la difficoltà di molti artisti non solo nel sentirsi accettati dalla società che li circonda, ma anche nell’accettare se stessi.

Yatora viene spinto dai suoi genitori a scegliere un’università che gli assicuri una buona carriera e viene ripetutamente scoraggiato dal seguire gli studi nell’arte da insegnanti e amici.

Bisogna certamente contestualizzare la storia in Giappone, una società in cui l’individualità negli anni formativi non è particolarmente incoraggiata. In più, Yatora viene chiamato un delinquente semplicemente per qualche piercing e capelli decolorati.

Estratto da una tavola di Blue Period, creato da Tsubasa Yamaguchi. In primo piano vediamo Yuka, una comagna di corso del protagonista, in secondo piano Yatora chiede alla sua insegnante d'arte "sarei in grado di entrare in una scuola d'arte?"

In primo piano Yuka, una dei tanti artisti che incontriamo in Blue Period. (Credits: J-Pop)

I primi capitoli si concentrano sulla battaglia interiore di Yatora, specialmente quando scopre di potersi permettere solo una scuola tra le varie accademie d’arte in Giappone.

Questo dà al personaggio non solo un obiettivo per motivarlo ancor di più nel suo percorso artistico, ma mostra quanto il mondo dell’arte sia estremamente selettivo e competitivo. Tsubasa Yamaguchi stessa ha frequentato la Tokyo University of Arts, della quale nel manga evidenzia il processo di selezione estremamente brutale.

Come Tsubasa Yamaguchi rappresenta l’artista

Non posso ignorare il fatto che la maggior parte dei lettori di questo manga non saranno artisti o ancor meno studenti di un istituto d’arte. Per questo vorrei sottolineare quanto questa sia una storia per tutti.

Tsubasa Yamaguchi rende gli argomenti trattati estremamente accessibili a un pubblico molto ampio, spiegando in modo semplice ma chiaro i concetti di cui discutono i personaggi. Leggere Blue Period è come imparare queste tecniche assieme al protagonista – oltre che acquisire una visione diversa dal solito sul mondo dell’arte accademica.

Devo ammettere che Blue Period è stato per molto tempo uno di quei manga che tutti mi consigliavano, ma che avevo difficoltà a prendere in mano. Come artista trovo a volte difficile relazionarmi a storie che parlano dell’argomento, spesso eccessivamnete romanticizzato.

Eppure Tsubasa Yamaguchi ha completamente smontato questo cliché. La sua è una storia avvincente, ricca di personaggi spinti da conflitti estremamente coinvolgenti. E che, come già accade a molti dei suoi lettori abituali, mi affascineranno fino alla fine.

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