
Due monete, Il giovane Darwin e non solo – L’incontro con l’Altro attraverso quattro fumetti da non perdere
I fumetti di cui parliamo oggi raccontano l’incontro con l’Altro attraverso barconi e piatti piccanti, ma anche sguardi, incomprensioni ed empatia inaspettata. L’Altro è molto diverso da noi, ma c’è qualcosa in lui che ci somiglia… ed è proprio questo che ci spiazza. Sarebbe facile considerarlo di tutt’altra natura, e invece è proprio come noi, ma vive con tutt’altro spirito!
Di solito si incontra l’Altro durante un viaggio, e i viaggi di cui parleremo oggi sono a volte costretti, a volte inaspettati, a volte diversi da quanto si sperava. In ogni caso lasciano qualcosa di nuovo da portare a casa.
Due monete: quando l’incontro con l’Altro avviene controvoglia

(Credits: Bao publishing)
Le vicende di questo fumetto raccontano una storia che l’autrice, Núria Tamarit, ha vissuto in prima persona.
Mar, un’adolescente spagnola, accompagna la madre in Senegal per un progetto umanitario. All’improvviso (e controvoglia) si ritrova in un mondo totalmente diverso, in cui non c’è wifi, la gente balla sempre, il bagno è un buco nel pavimento e si mangia tutti i giorni la stessa cosa. Mar impara così a conoscere un mondo totalmente diverso, in cui la gente non vive per fare, ma semplicemente per vivere.
Se sembra banale, fermiamoci un attimo a riflettere: per cosa viviamo noi? Un aspetto tipico della società occidentale è che sembra che quello per cui veniamo al mondo sia fare, fare e fare.
Si dice “Devo dare un senso alla giornata” quando non si è ancora concluso niente, si è solo “perso tempo” senza fare nulla di produttivo, nulla di utile. Con la pandemia e la diffusione esponenziale dello smart working, si sono visti i rischi di questo atteggiamento.
Sembrava bello lavorare da casa con piena autonomia, piena flessibilità, e magari restando pure in pigiama. Ma poi si è visto che questa libertà può diventare rischiosa: non si hanno orari, di conseguenza l’orario di lavoro si diffonde in tutto lo spazio disponibile (come i gas!), e il tempo in cui non si lavora sembra tempo sprecato.
Diventa emblematica allora una frase che Mar pronuncia nel fumetto, dopo che ormai si sta abituando alla vita in Senegal: “All’inizio mi stressava non aver nulla per cui stressarmi”. In effetti è una cosa che la fa soffrire parecchio sin dall’inizio. L’inattività la svilisce e gli abitanti del luogo proprio non capiscono perché.
Assaggi di diversità
E qui si vedono tutta le difficoltà e le ricchezze che porta l’incontro con l’Altro. L’autrice continua a farci assaggiare interessantissime divergenze di opinioni. Ma spesso restano, per l’appunto, assaggi che mettono fame ma lasciano lo stomaco vuoto. Infatti molti argomenti non vengono davvero approfonditi, le scene si interrompono e le conversazioni vengono troncate.
È vero che, così facendo, Núria Tamarit riesce a toccare moltissimi punti interessanti, ma deve farlo restando su un piano più superficiale, facendo solo intuire quello che potrebbe nascondersi dietro. E alcuni aspetti, non essendo ben contestualizzati, rischiano di sembrare contraddittori.

(Credits: Bao publishing)
In una scena del fumetto, ad esempio, si vede un ragazzo che non si cura minimamente di stare indossando ciabatte da donna (fucsia con tanto di fiorellini), e anzi rimprovera alla protagonista di fare queste distinzioni. Ma in un’altra scena una ragazza ammette che l’omosessualità è un argomento proibito.
Sarebbe stato interessante approfondire la questione per capire come si conciliano queste visioni del mondo all’apparenza opposte.
Il giovane Darwin e il primo, problematico incontro con l’Altro

(Credits: Tunué)
Sui prossimi titoli non mi dilungo, perché abbiamo già parlato nel dettaglio di ognuno di essi. Ma è interessante guardarli per un momento alla luce del tema dell’incontro con l’Altro.
Il giovane Darwin, di Fabien Grolleau e Jérémie Royer, oltre a raccontare l’avventuroso viaggio di Charles Darwin attorno al mondo, mostra il primo impatto del famoso (e ancora giovane) scienziato con le violenze fisiche e psicologiche che i suoi connazionali infliggevano ai popoli colonizzati. Anche il lettore, così, si sente incluso in una riflessione sulla schiavitù e sulla dignità umana.
Ma proviamo a capire come queste vicende ci influenzano tutt’oggi.
Grazie a un’agghiacciante collaborazione tra politica, medicina e psichiatria, i popoli sottomessi venivano dipinti come pazzi, primitivi, irrazionali. Veniva tolta la dignità di qualsiasi loro azione politica.
Gli atti di ribellione venivano considerati episodi di furia collettiva, e i tentativi di fuga degli schiavi africani vennero addirittura classificati come un disturbo psichiatrico: la drapetomania, ovvero l’inspiegabile mania di fuggire dalle piantagioni.
Ma c’è sempre stato qualche colono più magnanimo che riusciva a provare pietà per queste povere persone. Anche qui, però, si era ben lontani dal riconoscergli una pari dignità. Erano più che altro sentimenti paternalistici, non lontani dal desiderio di educare un bimbo o proteggere un gattino.

(Credits: Bao publishing, Shockdom, Tunuè; rielaborazione: Rita Cappelli)
Anche in Due monete si vede che questa mentalità è ancora diffusa. Parlando con un abitante del luogo di problemi vari e tentativi di emigrare, Mar, con tutte le buone intenzioni, gli suggerisce di chiedere aiuto. “Qualcuno può darvi voce”.
Le parole del ragazzo troncano di netto la questione. “Non abbiamo bisogno che ci diano voce”, dice. “L’Africa ha già una voce. La nostra. Ora abbiamo solo bisogno di essere ascoltati… e di essere lasciati in pace”.
Altri due fumetti sulla migrazione
Per finire, accenniamo ad altri due interessanti fumetti sul tema della migrazione.
Il primo è Auf wiedersehen, Pulcinella!, di Luigi Formola e Antonio Caputo, che racconta di una famiglia italiana costretta a trasferirsi in Germania. Interessante, dunque, ricordarsi che spesso siamo stati (e siamo tutt’ora) noi italiani a essere gli stranieri. Più che dell’incontro con l’Altro, questo fumetto parla dell’amore che unisce una famiglia e che le premette di sentirsi a casa anche in un’ostile terra straniera.
E infine ricordiamo A casa, di Sandrine Martin, in cui si intrecciano le storie di due donne: una migrante siriana e una ragazza greca, che instaurano un rapporto profondo, ognuna ritrovando nell’altra ciò che manca a se stessa.
Il che è esattamente il cuore dell’incontro con l’Altro: quello scontro che prima destabilizza, e poi fa crescere.
+ Non ci sono commenti
Aggiungi