
Un ricordo di Kentaro Miura da chi l’ha conosciuto solo con Berserk – L’epoca d’oro
Lo scorso 6 maggio si è spento il mangaka Kentaro Miura, 54 anni, autore dell’acclamatissimo Berserk. Qui in Italia la notizia è arrivata intorno alle 5 del mattino del 20 maggio. Ho conosciuto il suo lavoro solo con Berserk – L’epoca d’oro, trilogia di film uscita tra il 2012 e il 2013 e che la maggior parte dei fan di Kentaro Miura disprezza fortemente – anche se mai quanto le terribili animazioni dell’anime del 2016.
Questo perché chi conosce bene il materiale di origine, con alcuni dei quali mi sono consultato, ritiene i film parecchio edulcorati e privi di parecchi elementi importanti per la caratterizzazione dei personaggi e per la poetica dell’opera cartacea.
Ho pensato dunque che questo ricordo di Kentaro Miura sarebbe stato veramente incompleto senza il pensiero di un fan molto più competente e appassionato di me. E infatti, in questo articolo, non sentirete solo la mia voce. Al tempo stesso, però, credo che persino un’opera lacunosa e tutto sommato superficiale come Berserk – L’epoca d’oro possa rendere la misura di quanto impattante sia stato il messaggio che questo leggendario artista ha lasciato al mondo.
Il finale di Berserk – Cosa succederà ora?
La morte di Kentaro Miura ha un’ovvia conseguenza: la sua opera più importante resterà incompiuta.
Come è noto, Berserk andava avanti dal 1989, seppure con una certa discontinuità negli ultimi anni. Dal 2006 in avanti le uscite si sono fatte sempre più difficili da prevedere, e tra il 2018 e il 2021 i capitoli usciti sono stati appena undici – l’ultimo lo scorso gennaio.

Un dettaglio della locandina di Berserk – L’epoca d’oro – La conquista di Doldrey (Credits: Yamato Video)
I fan erano in attesa del capitolo 364, che si pensava potesse uscire intorno ad aprile-maggio. Al momento in cui scrivo non si sa bene se il capitolo uscirà mai, né tantomeno cosa possa accadere al finale di Berserk. Qualcuno ha supposto che il manga possa giungere a una conclusione per mano dei collaboratori di Kentaro Miura, sulla base di possibili indicazioni lasciate dal maestro giapponese in caso di eventi come questo.
Personalmente, la ritengo un’ipotesi poco probabile. In primo luogo, perché chiedere a qualcuno di assumersi la responsabilità di far arriva Berserk al suo finale è pura follia. Non stiamo parlando di pochi capitoli da completare, su cui magari Kentaro Miura aveva già discusso informalmente con i propri allievi: si tratta di un intero arco narrativo mancante, di tanti spunti da concludere e piccoli elementi da rimettere a posto. Troppo, davvero troppo per qualcuno che non sia l’autore in persona.
È più probabile che Berserk rimanga così com’è, poeticamente incompiuto. Un’ultima lezione dal maestro Miura, insomma: il suo capolavoro, uscito tra mille difficoltà, resta a testimoniare come non sempre ci possa essere un finale soddisfacente, una conclusione vera e piena.
Ma che questo non significa che un’opera, o la vita di una persona, non sia stata in grado di lasciare un segno indelebile.
Il mio pensiero su Kentaro Miura, dopo Berserk – L’epoca d’oro
Quando mi sono deciso finalmente a recuperare qualcosa legato a Kentaro Miura ho optato, come detto, per Berserk – L’epoca d’oro.
Mi fa amaramente sorridere pensare che dopo la visione mi sono deciso sì a procurarmi anche il manga, ma non subito: “Lasciamo che Miura finisca Berserk, poi me lo leggerò con calma”.

Gatsu e Grifis (Credits: Planet Manga)
Quello che avevo visto nei film era veramente bello, potente, amarissimo, spesso disturbante ma pieno di significato, e volevo potermelo godere nella sua interezza, senza dover attendere spazientito un nuovo capitolo a cadenza del tutto imprevedibile.
Poi è andata come sappiamo.
Anche il solo Berserk – L’epoca d’oro rende la grandezza di Kentaro Miura
In tutto questo però non posso non notare una cosa: che anche se Berserk – L’epoca d’oro è a detta di tanti un modo troppo soft per entrare nelle vicende di Gatsu, Grifis e i Falchi, la grandezza dell’opera di Kentaro Miura si percepisce comunque.
Sono certo di essermi perso tanto, di aver compreso meno bene i personaggi e le loro motivazioni e di avere avuto meno indizi per farmi un’idea di quali fossero le intenzioni di Miura per il prosieguo dell’avventura. Ma Berserk, anche in questa forma, colpisce. Ti stimola a trovare sempre la forza di andare avanti, seppure portando con te cicatrici, ossa frantumate e arti mozzati.
E non perché alla fine trionferai, o perché tutto così tornerà come prima, e neppure perché tu possa realizzare un sogno che forse non è neanche così importante avere. Quella forza va trovata perché non c’è altro modo di vivere, in un mondo oscuro, perverso e in cui il più forte – fisicamente, politicamente, economicamente – si approfitta del più debole.
Il mondo in questione è quello di Gatsu, certo. Ma quanto è diverso dal nostro?
In ricordo di Kentaro Miura – Il pensiero di un fan storico
Ho letto le parole di un vero fan, dopo la morte di Kentaro Miura. E mi ci sono rivisto. Lì ho maturato l’idea che neanche una forma annacquata come quella di Berserk – L’epoca d’oro possa impedire alla visione del maestro giapponese di farsi strada.

Gatsu, protagonista di Berser di Kentaro Miura, ritratto controluce (Credits: Planet Manga)
Non volevo lasciarvi con solo il mio ricordo, però: molto meglio che a salutare Kentaro Miura, anche qui su Discorsivo, sia qualcuno che lo ha apprezzato e conosciuto più di quanto abbia fatto io.
Ecco cosa ne pensa Stefano, con le sue parole.
Oggi ho perso un amico.
La notizia della morte di Kentaro Miura mi ha profondamente scosso: i suoi lavori e la sua visione del mondo mi hanno pesantemente condizionato fin da quando comprai il primo volume di Berserk in fumetteria a 14 anni.
Un periodo difficile, in cui sei ancora bambino ma hai un primo assaggio del mondo degli adulti e di cosa può succedere – specie se hai vissuto in certe realtà come la mia e quella dei miei amici più stretti. Da bambino impacciato, Berserk è stata una di quelle opere che mi ha aiutato a vedere il mondo e a cercare di capire come affrontarlo e andare avanti.
Esiste solo una direzione, ed è di fronte a noi. Siamo tutti un insieme di cocci incollati insieme che sperano di non collassare da un momento all’altro, e forse è proprio questo il bello di noi esseri umani. Le nostre cicatrici – poco importa che siano frutto trauma emotivo o di uno scontro con un demone immortale – ci rendono belli. E dobbiamo imparare ad apprezzarle, sia in noi che negli altri.
Vai avanti, dunque, e quando qualcosa non ti sta bene impuntati, fai casino.
Anche quando chi ti blocca la strada è una persona intoccabile, a cui non dovresti andare contro, non importa: incazzati, fatti valere e combatti.
Kentaro Miura mi ha insegnato tutto questo. Nonostante vivessimo a decine di migliaia di km e lui non fosse nemmeno a conoscenza della mia esistenza, è stato importantissimo nella mia crescita con queste lezioni. Per questo dico che oggi ho perso un amico.
A tutti i ragazzi giovani che si sentono indecisi, spaventati o che non sanno come affrontare le cose, consiglio la lettura di questo fumetto magnifico. Anche se, purtroppo, non vedrà mai la parola fine stampata su una tavola.
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