La terra, il cielo, i corvi – Radice e Turconi alle prese con guerra e rinascita


La copertina di La terra, il cielo, i corvi

(Credits: Bao Publishing)

Quando si parla di Teresa Radice e Stefano Turconi è assodato che stiamo per trovarci di fronte una storia piena di avventure, viaggi, paesaggi sconfinati e personaggi ricchi di sfumature. I due autori di Viola Giramondo, Il Porto Proibito, Le ragazze del Pillar, Non stancarti di andare, Tosca dei Boschi e dei due fumetti su Orlando Curioso sono fra le coppie più riuscite del panorama artistico. La loro ultima fatica indaga il pesante tema della guerra e di come affrontare nuovo inizio e s’intitola La terra, il cielo, i corvi.

I due autori, che fanno coppia anche nella vita, scelgono un tema spinoso e avvincente: la fuga di un soldato italiano da un campo di prigionia in Russia nel 1943. La storia si basa su racconti e fatti in parte accaduti e segue la crescita emotiva, la ricerca di libertà e infine la rinascita spirituale del protagonista Attilio Limonta. Come nel caso degli ultimi lavori dei fumettisti, la casa editrice che pubblica il graphic novel è Bao Publishing.

 

Attilio, uno zingaro dell’esistenza

Il giovane alpino Attilio, originario di un paese sulle prealpi vicino al lago di Como, è prigioniero nel gulag delle isole Solovetsky e ha in mente di tentare la fuga. Deve agire in fretta prima che il disgelo sciolga lo strato di ghiaccio che ha unito le isole alla terraferma, ma la notte in cui sceglie di scappare succede qualcosa di inaspettato: un soldato tedesco, anche’egli prigioniero, fugge a sua volta, aprendogli la strada. Durante l’evasione i due prendono in ostaggio una giovane guardia russa e così inizia il viaggio di tre diffidenti e quanto mai diversi personaggi.

L'incontro di Attilio e Fuchs in La terra, il cielo, i corvi

(Credits: Bao Publishing)

Il caporale tedesco, chiamato Fuchs (“volpe”) dai suoi commilitoni, è ostile, violento e privo di scrupoli. Abituato a dare ordini e a seguire i dogmi imposti dalla Patria, ha una scorza di ferro difficile da scalfire. Il giovane Vanja pare una ingenua recluta con lo sguardo smarrito e l’unico pensiero di sopravvivere e fuggire dai suoi aguzzini. Malgrado la breve esperienza di vita, dimostra di avere più fegato di quanto sembri e il suo volto è scavato dalla furia della guerra.

Attilio è invece “…un tipo selvatico, uno da piste defilate che sfidano finanza e slavine. Uno da tracce che si perdono in quota, tra rocce e burroni”. A un certo punto de La terra, il cielo, i corvi il protagonista viene etichettato dal compagno tedesco come “zingaro”. Attilio trova che il paragone sia calzante, perché a lui piace essere sempre in movimento e scoprire il sapore della libertà, senza vincoli. “Se non c’erano confini in aria, perché dovevano essercene in terra? Se l’aria era libera doveva esserlo anche la terra. E dovevo esserlo anche io”.  Attilio è un’anima che non si può ridurre in catene, in nessuna circostanza.

La Babele che rende verosimile La terra, il cielo, i corvi

Una caratteristica evidente nel libro a fumetti di Radice e Turconi è la commistione di diverse lingue e lo spaesamento che ne deriva sul lettore. I personaggi accanto ad Attilio parlano la loro lingua madre, tedesco e russo, infarcita di rari vocaboli italiani e questi idiomi non sono tradotti dagli autori. Una scelta incisiva ma attentamente ponderata, che porta il lettore ad immedesimarsi pienamente nei panni di un protagonista che deve condividere una situazione di estremo pericolo con soggetti con cui non riesce a comunicare chiaramente. Mentre Fuchs e Vanya parlano tedesco e russo siamo accanto ad Attilio, impotenti e incapaci di comprendere le loro parole. Siamo attenti ai loro gesti e alle loro espressioni, per capire le loro intenzioni.

Il viaggio dei tre improbabili compagni in La terra, il cielo, i corvi

(Credits: Bao Publishing)

È una comunicazione complessa ma essenziale quella dei tre soldati: dimostra che siamo tutti umani e accomunati da ben più del linguaggio. Per aumentare la Babele linguistica gli autori aggiungono nei pensieri di Attilio diversi vocaboli in dialetto lombardo, come è logico trovare nei pensieri di un ragazzo cresciuto a stretto contatto con la campagna dell’epoca. Il giovane alpino comunque è certo che “chi sa davvero ascoltare ti sente anche se non dici nulla”.

La vastità dei paesaggi, la vastità della vita

La prima splendida tavola di La terra, il cielo, i corvi

(Credits: Bao Publishing)

La terra, il cielo, i corvi colpisce immediatamente per gli spazi che sono raffigurati durante la vicenda. La vasta tundra russa, le impervie foreste, i laghi ghiacciati si imprimono nella mente del lettore. Turconi descrive gli spazi con un tratto tenue e a volte indefinito, che lascia immaginare l’atmosfera ovattata dalla neve che, immancabilmente, ricopre ogni luogo. “La neve è un foglio bianco sul quale i tuoi passi scrivono storie”, pensa Attilio.

Il nostro protagonista rispetta la natura e sente una assonanza con l’ambiente che lo circonda e la vita stessa. Tutto ciò che si muove, che attraversiamo e di cui si fa esperienza è vita. Attilio è in comunione con la realtà attorno a lui ed è attaccato all’esistenza anche quando le circostanze logorano il corpo e l’anima. Il giovane sente quasi il soffio vitale della natura: “Il bosco vive, anche quando tutto pare addormentato. Il bosco respira: al suo respiro impara ad accordare il tuo”.

E come sono immensi i paesaggi de La terra, il cielo, i corvi, così è potenzialmente infinito il percorso di chi vive ogni momento, cercando di scoprire ogni giorno nuove cose, senza mai fermarsi, senza mai mettersi vincoli o limiti.

La terra, il cielo, i corvi: perdersi e ritrovarsi, aggiustando i cocci

Nonostante la drammatica situazione affrontata dai tre fuggiaschi, la loro umanità resta sempre presente sotto la spessa corazza di diffidenza e egoismo che devono necessariamente indossare. Del resto in tempo di guerra le persone diventano nemiche le une delle altre, scelgono come unica via la violenza. “Quando gli uomini al posto di falci e trattori, scelgono le armi… alla fine – sempre – chi raccoglie è sempre la morte”. Il sangue purtroppo scorre in quantità nella storia di La terra, il cielo, i corvi. Ma i tre compagni di disavventure a un certo punto riescono ancora a trovare la forza di rallegrarsi per una semplice giacca ghiacciata, che resta in piedi da sola. “Ridere è riequilibrare le disgrazie, è impedire alle circostanze avverse di mandarti fuori di testa”.

Una delle prime immagini di La terra, il cielo, i corvi

(Credits: Bao Publishing)

Dalle pagine di La terra, il cielo, i corvi capiamo che spesso, quando sembra di aver perduto ogni cosa e ogni persona, quando ci si trova a pezzi, smarriti, senza alcuna possibilità di tornare al punto d’inizio, allora comincia una nuova vita. Perdere la propria identità per costruirne una nuova e forse migliore. Con le ferite, nel corpo e nell’animo, come cardini su cui ricostruire.

“Disperso significa che si può ritrovare… Le crepe, più dei pezzi sani, sono ciò che ci definisce davvero”. 

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