Il tesoro del Cigno nero – Un thriller diplomatico di Paco Roca


La copertina de Il tesoro del Cigno Nero

(Credits: Tunuè)

Il tesoro del Cigno nero, in uscita per Tunué, porta i lettori all’interno di un thriller diplomatico dai ritmi prima blandi e poi vertiginosi, sulle tracce di un vero e proprio tesoro recuperato dal fondo dell’oceano. La cosa più strabiliante è che la storia è tratta da un fatto realmente accaduto nel passato recente.

Paco Roca è tornato

Paco Roca torna al graphic novel dopo la conclusione della trilogia autobiografica “dell’uomo in pigiama”, nel 2018. Un ritorno che ci mostra un netto cambio di direzione riguardo alla tematica.

Discorsivo ha un debole per il pluripremiato autore valenciano, tanto che ne ha parlato in più occasioni. Paco Roca ci ha abituato a racconti intimi e toccanti, focalizzati su personaggi fragili o emotivi, immersi in storie di quotidiana esistenza coi suoi più famosi capolavori come Rughe o La casa. Ha esplorato il mondo fantastico e onirico con Le strade di sabbia e Il gioco lugubre. Non è nuovo nemmeno a graphic novel di carattere storico: L’inverno del disegnatore e I solchi del destino sono due splendidi quadri del passato recente della sua amata Spagna.

Con Il tesoro del Cigno nero Paco Roca si addentra nel thriller politico e diplomatico. E lo fa senza lesinare scene d’azione, spionaggio e intrighi nascosti. L’opera si avvale della sceneggiatura del diplomatico Guillermo Corral, che ha vissuto in prima persona gran parte della vicenda narrata, essendo stato direttore generale del Ministero della Cultura in Spagna all’epoca dei fatti. La storia ha un andamento talmente avvincente e cinematografico che è in lavorazione una serie tv ispirata al libro, per la regia del premio oscar Alejandro Amenábar.

Di cosa parla Il tesoro del Cigno nero

(Credits: Tunuè)

Veniamo alla trama, in cui nomi e alcuni episodi narrati sono stati variati per tutelare la privacy.

Nel maggio del 2007 una nave della società Ithaca, la principale compagnia di recupero tesori al mondo, fa un importante annuncio: ha trovato un carico ancora non saccheggiato nelle acque dell’Oceano Atlantico. La nave, rinvenuta al largo dello stretto di Gibilterra, viene chiamata in maniera enigmatica “Cigno nero”. Un nome che serve per depistare le informazioni reali e indicare che si tratta di un ritrovamento storico: un cigno nero in gergo è infatti un evento straordinario, proprio come la scoperta di un carico di bastimento integro.

Grazie alle indagini del Ministero della Cultura, le autorità apprendono che la nave è una fregata spagnola, la Merced. Si tratta di una delle quattro navi del bastimento spagnolo di rientro dall’America Latina nel 1804. A bordo, un tesoro di 2234 monete d’oro e 567mila monete d’argento.

La vera storia della Merced

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La battaglia di Cabo de Santa Maria nel dipinto di Francis Sartorius (Royal Museums Greenwich)

La Merced fu affondata dalla flotta inglese nella tristemente famosa battaglia di Cabo de Santa Maria – un vile atto di pirateria in tempo di pace al largo delle coste portoghesi. L‘evento è descritto anche dal pittore Francis Sortorius Jr. nel quadro Four frigates capturing Spanish treasure ships, esposto al National Maritime Museum di Greenwich.

Dalla comunicazione del ritrovamento alla stampa, comincia una battaglia legale e diplomatica per far rientrare in patria il rinvenimento, che è stato nel frattempo trasportato in Florida. Una controversia che andrà avanti fino al 2012, anno in cui finalmente la Spagna riuscirà a recuperare il tesoro.

Una tavola de Il tesoro del Cigno nero

(Credits: Tunuè)

Roca e Corral descrivono la vicenda seguendo i passi del protagonista, Alex Ventura, alter ego dello stesso Corral. Il giovane diplomatico incontrerà personaggi di vario genere: politici corrotti, funzionari ultimi depositari di un senso etico, agenti senza scrupoli e perfino una liaison romantica.

Insomma, tutti gli ingredienti necessari per un thriller in piena regola. Se inizialmente la storia procede con ritmo lento per introdurre tutti gli elementi sul tavolo, verso metà del racconto si impongono parti action. Questa struttura velocizza l’andamento e attacca il lettore alla pagina.

Il tesoro del Cigno nero mescola Clancy, Hitchcock e Jacques Cousteau

Come di consueto Paco Roca utilizza i disegni con precisione e meticolosità, con un tratto apparentemente epurato di dettagli che potrebbero appesantire la scena. Si punta sull’immagine dei personaggi, sulle loro espressioni e reazioni e sui dialoghi, come sempre molto umani. Il tesoro del Cigno nero ha vignette quasi sempre regolari, squadrate, con una griglia spesso ripetuta di otto riquadri. Solo raramente si passa a vignette di forma orizzontale, mai in verticale. In poche e definite occasioni si usa il disegno a pagina intera, per descrivere flashback o riportare il racconto di un evento.

Il tesoro del Cigno Nero

(Credits: Tunuè)

Gli accostamenti ai romanzi di Tom Clancy o alle pellicole di Alfred Hitchcock sorgono spontanei e sono più che plausibili. Il tesoro del Cigno nero evoca alla mente un esempio di thriller che contiene un mix di avventura che ricordano le spedizioni di Jacques Cousteau, colpi di scena degni di Intrigo internazionale, battaglie legali e sotterfugi politici. I personaggi sono tutti caratterizzati con ampia dovizia di particolari. Le varie sfumature delle loro personalità sono ben evidenziate: Paco Roca è un maestro nel dare emotività al racconto e anche qui non si smentisce.

Il tesoro del Cigno nero è insomma un fumetto avvincente e con uno svolgimento decisamente movimentato, che si distacca dai lavori più introspettivi o comici di Paco Roca. È un’avventura moderna che contiene la giusta dose di suspense e appassiona il lettore con le graduali difficoltà che i protagonisti incontrano.

Il tratto leggero del fumettista spagnolo si intravede in diversi punti dell’opera – stemperando la tensione della narrazione – ma tutta l’atmosfera è pervasa di un senso di frenesia tipica dei migliori thriller moderni. Il graphic novel è l’occasione per conoscere una straordinaria vicenda accaduta realmente.

Sometimes truth is stranger than fiction.

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